Vita e morte nei racconti dì Mattone

L'evento. Ad Anacapri si è tenuta la presentazione del nuovo volume "E adesso la palla passa a me"

«Nel carcere che Antonio Mattone racconta, la vita odora di vita e allo stesso tempo puzza di morte». «Possiamo e dobbiamo voltarne le pagine, certo non possiamo voltarci da un'altra parte». In queste poche e succinte parole citate, la prima di Alessandro Barbano, direttore de "Il Mattino" e la seconda del ministro Andrea Orlando, sono racchiuse la chiave di lettura di una evidente evoluzione, ma anche riflessioni sul complesso del mondo penitenziario.
Si è concluso, nel giardino del centro multimediale del Comune di Anacapri, l'incontro con Antonio Mattone, volontario della comunità di 
Sant'Egidio, che dal 2006 visita ogni settimana i detenuti del carcere di Poggioreale, ed altri penitenziari italiani, autore del libro dal titolo "E adesso la palla passa a me", con la prefazione del ministro Orlando e la presentazione del direttore de "Il Mattino" Alessandro Barbano. Allo stesso tavolo erano seduti Vincenzo de' Gregorio, direttore emerito del Conservatorio di Napoli, e l'assessore al Turismo di Anacapri Massimo Coppola che hanno dato inizio all'incontro cominciando ad analizzare, oltre all'ultima fatica letteraria di Mattone, i meriti dell'umiltà e dell'altruismo.
La giornalista Anna Maria Boniello ha brevemente introdotto l'autore per poi giungere al cuore del libro con l'intervento di Ernesto Mazzetti, giornalista e saggista, e Claudio Salvia, figlio di Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale, caprese, ucciso in un agguato nel 1981. La città di Capri ha intitolato al vicedirettore una scuola dell'infanzia, in via Tiberio, e nel 2013 lo stesso è stato insignito della medaglia d'oro al valore civile.
«Ho scritto questo libro - ha precisato Mattone - per raccontare un viaggio in un mondo molto complesso e difficile, dove ho incontrato solitudine, violenza, tanta voglia di riscatto, e voglia di mettersi in gioco. Il titolo del libro nasce da una frase che mi ha scritto un ragazzo detenuto: "quando uscirò dal carcere la palla passa a me". Saper raccontare storie è un dono, ed è un dono anche saperle ascoltare e leggere».
Mattone sottolinea poi il ricordo di Adriana Tocco, garante dei detenuti in Campania, scomparsa nei giorni scorsi: «Donna di eccezionale umanità e sensibilità, aveva consacrato la sua esistenza alla difesa dei diritti dei più deboli, era stimata e apprezzata da tutti per la grande discrezione con cui svolgeva il suo ruolo. Evidenzio la presenza di Claudio Salvia, figlio di Giuseppe: siamo qui in suo onore e continuare a ricordare la sua figura per svolgere con un supporto maggiore il vivere civile e la cultura alla legalità».


[ Emanuele Arciprete ]