Stop alla «clandestinità» per legge si governino «flussi» e si creino opportunità

Secondo noi

Oltre la cortina fumogena della polemica politica quotidiana, quando il tema di discussione è delicato e urgente come quello delle migrazioni è più che mai necessario intendersi bene sui termini. Oggi Matteo Renzi, segretario del Partito democratico, che fino a 6 mesi fa era anche premier, dice che sarebbe il caso di introdurre un «numero chiuso» per le persone da accogliere, perché non possiamo accogliere tutti ma dobbiamo comunque aiutare tutti. E aiutarli anche «a casa loro», però «davvero».
In tanti, di altre fazioni politiche, hanno pronunciato parole analoghe (da qui la polemica), ma ciò che importa è come le parole si traducono in fatti. Ben venga il «numero chiuso» se vuol dire reintrodurre dopo sette anni di "irregolarità per legge" una politica dei flussi migratori che permetta di tagliare gli artigli ai trafficanti di esseri umani e di gestire il fenomeno, facendola finita con la "clandestinizzazione" delle persone voluta e prodotta dalla Bossi-Fini. Il buon esempio dei «corridoi umanitari» promossi da Cei, Comunità di 
Sant`Egidio, Evangelici e Valdesi in accordo con i ministeri degli Esteri e dell'Interno è eloquente.
Se l'aiuto «a casa loro» non rimane sulla carta e non si accompagna a tagli lineari alla cooperazione allo sviluppo, come purtroppo è accaduto in passato, ma al contrario coincide con un incremento dei fondi (europei e italiani) e con altre iniziative capaci di arginare l'ondata di migranti per ragioni economiche, allora sarebbe l'uovo di Colombo. A nessuno infatti, piace abbandonare la propria terra e la propria casa, per disperazione. Costruire opportunità per chi vorrebbe restare, per chi deve partire e per chi accoglie non è impossibile. Basta volerlo, però «davvero».