OMELIE

Omelia del card. Matteo Zuppi all'ordinazione episcopale di don Giorgio Ferretti

 

 

Seconda Domenica di Avvento
Isaia 40,1-5.9-11
2 Pietro 3,8-14
Marco 1,1-8
 

“Il Signore verrà a salvare i popoli e farà sentire la sua voce potente per la gioia del vostro cuore”, recita l’antifona di questa seconda domenica di Avvento. L’Avvento ci aiuta, in tutte le condizioni e in tutte le stagioni della nostra veloce vita, a vedere nel giardino che fiorisce oggi nel deserto la pienezza che vedremo nella pienezza del Regno. E ci invita a iniziare sempre di nuovo ad appianare strade e colmare valli.

Ecco l’Avvento: qualcuno viene e verrà, è venuto e ci aiuta ad aspettare che torni. In un mondo minaccioso, sovrastante e pieno di insidie, si accende la speranza, non la sopravvivenza o un’ipotesi sempre da confermare, ma un futuro da costruire perché verrà. L’Avvento travolge il pessimismo, libera dalle discussioni inutili e dal continuo studiarsi perché apriamo il cuore all’altro che viene. Avvento inizia sempre dal piccolo che diventa grande. Dio stesso, il più grande, viene nel piccolo, nella vita umile di Betlemme, come a Greccio, ottocento anni fa, tra i minores che erano privi di significato per i grandi. Eppure loro videro Gesù! Il Signore ci dona tanti segni della sua presenza nella nostra umanità in questa consacrazione episcopale di Giorgio Ferretti. Tu sii sempre l’uomo dell’avvento, capace di mostrare la bellezza di Dio e di non stancarsi di attenderlo con un cuore sveglio non per sacrificio ma perché innamorato, pieno di amore.

Giorgio è un figlio della Comunità di Sant’Egidio, missionario in Mozambico, che il Papa ha scelto come arcivescovo della Diocesi di Foggia Bovino. Saluto Mons. Vincenzo Pelvi e credo di interpretare il sentimento di tutti nel ringraziarlo per il suo servizio di questi anni, certamente non facili per la vostra bella città, attraversata da tanti profondi problemi. La Chiesa continuerà ad essere seme di futuro, di vita vera, arca di protezione per tutti nel diluvio dell’ingiustizia, particolarmente dei più poveri, perché famiglia dove nessuno è straniero. Giorgio, sii sempre contento di raccogliere dove altri hanno seminato, tanti, a cominciare dai santi della porta accanto che hanno regalato tanto alla Chiesa e al mondo. Ricordo e ringrazio anche Salvatore de Giorgi, un pezzo da novanta, Cardinale! Domenico Umberto D'Ambrosio, Francesco Pio Tamburino che ci seguono nella preghiera. E tu semina sempre con serena fiducia, perché il seme di Cristo e del suo amore è fertile nel cuore degli uomini, darà sempre frutto. Sono certo che Giorgio porterà il suo entusiasmo che conosco da quando era ragazzo, ora diventato maturo ma non tiepido, nutrito di fraternità, preghiera e servizio, in una dimensione profondamente spirituale e serenamente materiale.

La scuola della Pace di Begato ti insegnò ad amare i piccoli ovunque, a cercare un amore unico e universale, particolare e generale. Christian che accompagnavi la mattina presto a scuola perché altrimenti non ci sarebbe andato lo hai trovato in tanti piccoli, in tanti luoghi, nei meninos da rua di Maputo e lo troverai in quelli che incontrerai e vedrai a Foggia, che cercano fede e vita. Siamo qui in questa cattedrale di Roma che compie i suoi 1700 anni di vita, e che è davvero mater omnium ecclesiarum, attorno alla cattedra di Pietro che presiede nella comunione. Fisicamente siamo come raccolti intorno all’altare e siamo circondati dai dodici apostoli, tutti con la colomba della pace, che sono altrettante porte per entrare nella comunione che ha al centro Gesù ma da dove esce per andare incontro a tutti, fino agli estremi confini della terra, in tutte le direzioni.

Siamo in tanti oggi e che gioia potere accogliere attraverso questa consacrazione una nuova forza, una nuova profezia, un nuovo slancio per comunicare il Vangelo al mondo. La Chiesa è sempre nuova, meretrix com’è, con i nostri limiti e peccati, ma sposa di Cristo, senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza, avvocata di grazia e modello di santità. In un mondo ridotto a deserto c’è bisogno di profeti che gridino la venuta di Gesù, il suo Natale che cambia la storia.

Il Papa ti ha scelto dal Mozambico, per certi versi anche tu dalla fine del mondo, una terra a noi molto molto cara, che amiamo da tanti anni, dove abbiamo visto la pandemia della guerra, ma anche la danza della pace, la gioia della vita che rinasce, dove è diventato  possibile quello che sembrava impossibile, come la vittoria sulla guerra e la guarigione dall’AIDS, dove impariamo a lottare contro l’incredibile seme della violenza che riappare, serpente che morde per armare i cuori, le menti e le mani degli uomini. La semplice e vera profezia del Signore che viene ha reso forte la debole comunità tanto da renderla capace di spianare la strada alla pace e alla guarigione.

Oggi sei inviato ancora nel Sud, ma dell’Italia, una terra con antica tradizione, dove il Vangelo ha radici profonde ma anche dove vivere la sempre sorprendente gioia di una casa da costruire, di un tesoro da trovare nel campo e per il quale vendere tutto, di una missione che apre sempre nuovi confini. C’è bisogno oggi di profeti in un mondo ridotto a deserto, che si abitua ad un mare diventato un cimitero, in un mondo che accetta che le diseguaglianze crescano, dove ci si esercita ancora nell’arte della guerra e si disprezza quello della pace, che non sa e non vuole trasformare gli archi in falci, che non crede che il lupo dimorerà insieme con l'agnello e finisce così per chiudersi o diventare pieno di paura e di violenza.

Questo inizio per te e per la Diocesi di Foggia Bovino è segnato dalla figura del Battista, il più grande dei profeti, come dice Gesù. Tutti i profeti preparavano l’avvento di Gesù, l’atteso, il cielo che viene sulla terra, l’eterno che entra nel tempo, la pace che sconfigge il drago del male. In un tempo difficile come il nostro, ovunque nel mondo, ed anche nel nostro Paese, c’è bisogno di una profezia più chiara, più forte, più attrattiva, semplice e astuta, umana per ridare cuore perché si è troppo indurito, per aprire gli occhi e vedere invece di essere sonnambuli. Il vescovo come il Battista è un profeta che prepara la strada al Signore. La tua passa per Foggia. Abbiamo ascoltato l’inizio del Vangelo, che metteremo tra poco sopra di te e tu lasciati guidare e ispirare solo da questo, con tutta la libertà e la mente, il cuore, l’anima che questo ispira e ispirerà. Per te è anche l’inizio di una nuova vita, di una nuova responsabilità.  “Ecco, dinnanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua vita”, quella del Signore.

C’è una bella lettera che un prelato francese scrisse a Mons. Pie, neo eletto vescovo di Poitiers, e che Giovanni XXIII aveva ricopiato nel suo diario. In un passaggio l’autore scrive: “Fate rivivere Nostro Signore! Che si dica dietro di voi: Oh! È Gesù tornato sulla terra a conversare con gli uomini. Sorridete a tutti, ai ricchi e ai poveri, ai poveri e ai ricchi egualmente: o se voi ammettete qualche disuguaglianza essa sia a favore dei piccoli, i quali hanno maggiore bisogno di questa elemosina…Conservate il vostro stile elegante, nobile, delicato, limpido come il vostro pensiero. Spiegate soprattutto il testo divino a la maniera dei secoli (!): è fecondo e variato all’infinito. Non vi restringete alle forme greche e romane: sono una buona parte del bello; ma il bello completo non è che nei libri santi. Siate di Atene, siate di Roma: ma soprattutto siate di Gerusalemme. Predicate voi stessi ai fedeli finché la vostra salute ve lo permette. Ma predicate anche ai preti: io amerei di vedervi predicar loro i ritiri. Perché, o mio Dio, quante insipide mediocrità sono incaricate qualche volta di questo ministero. Bisogna d’altra parte essere pastori loro stessi e padri per ben insegnare ai padri e ai pastori. Fate come il sole: mostratevi al vostro popolo, ma senza prodigarvi. Di tratto in tratto, mettete qualche velo di misterioso, senza cessare di essere trasparente, sopra l’astro del vostro augusto carattere. Io ritorno su quella parola che è il fondo della santità per un vescovo: imitare la bontà (io adoro questa parola) la bontà e la mansuetudine del Figlio di Dio. Passate facendo del bene: guarendo ogni languore ed ogni infermità; evangelizzando il regno di Dio per le borgate e le città; imponendo le mani ai piccoli fanciulli, e sorridendo santamente alle madri. Visitate gli ospedali senza compromettere la vostra fragile salute”.
(Giornale dell’anima, p.83).

Ricordati anche l’indicazione così concreta di Papa Francesco: il vescovo cammina avanti il suo popolo, anzitutto nella preghiera, altre resta in mezzo per gustare e animare la circolarità e la ricchezza della comunione, altre ancora dietro, per accompagnare il cammino del popolo, per cercare chi resta indietro e per il fiuto che ha il popolo di Dio di trovare nuove strade. E godi sempre della fraternità dei Vescovi che sono venuti così numerosi dalla Puglia, con cui confrontarti e rafforzarti.

Giovanni Battista con la sua essenzialità ti accompagni sempre e ti aiuti ad indicare Gesù che viene, colui al quale non siamo degni di slegare i lacci dei suoi sandali e che ci serve lavandoci lui i piedi perché impariamo a farlo gli uni con gli altri e sempre con gioia. Il tuo motto è proprio questo: c’è più gioia nel dare che ne ricevere. Non la malinconia e il sottile pessimismo, perché solo dando, perdendo, troviamo il cento volte tanto, regalato solo per amore e non merito.

Ti protegga Maria Assunta e dell’Icona Vetere. Ti proteggano i Santi Guglielmo e Pellegrino. Preghi per te Fortunato Maria Farina che speriamo presto beato e anche tutti i tanti santi della porta accanto di questa bellissima Chiesa di Foggia Bovino. Ti conforti don Tonino Bello, che insisteva, da vescovo forte che “Abbiamo bisogno di grandi cose oggi, non di piccoli lenimenti; non bastano le pastiglie che ci tolgono la febbre per un minuto, non basta pulire i vetri perché entri la luce: è necessario che il giorno irrompa in casa nostra”. Ecco, sia così per te e per la Chiesa con cui camminerai e vedrai l’avvento di Gesù tra gli uomini e quello che ci farà restare svegli e alzare il nostro sguardo. 
Così è e così sia!

Card. Matteo Maria Zuppi