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Preghiera della Santa Croce
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Memoria di san Carlo Lwanga (+1886) che assieme a dodici compagni subì il martirio in Uganda. Leggi di più

Libretto DEL GIORNO
Preghiera della Santa Croce
venerdì 3 giugno

Memoria di san Carlo Lwanga (+1886) che assieme a dodici compagni subì il martirio in Uganda.


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro degli Atti 25,13-21

Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenice e vennero a salutare Festo. E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo: "C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa. Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo. Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare".

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Luca pone qui, quasi come intermezzo, l'incontro di Paolo con il re Agrippa II e sua sorella Berenice, venuti a Cesarea per salutare Festo, procuratore di Roma, che appare come un magistrato integro. E, in effetti, Festo riassume ad Agrippa il processo che Paolo sta subendo. Con acutezza il procuratore va subito al nocciolo del problema: l'accusato, Paolo, afferma che un certo Gesù che gli ebrei credono morto sia invece vivo. Il magistrato romano ritiene questa affermazione una specie di favola. In realtà ha visto giusto, senza saperlo. In effetti, il contenuto contestato a Paolo costituiva il centro della sua predicazione, come appare anche dal complesso delle sue Lettere: la morte e la risurrezione di Gesù sono il cuore del Vangelo che Paolo comunica ai suoi ascoltatori. È il cuore dell'annuncio della Pasqua di Risurrezione, il più grande dono che Dio ha potuto fare all'umanità. Tanto che nella notte del Sabato Santo la Chiesa canta la colpa di Adamo come la "felice colpa" perché ha permesso la venuta del Salvatore. Paolo, per comunicare questa speranza, cuore del Vangelo di Gesù Cristo, ha affrontato difficoltà e pericoli di ogni genere e ora anche un lungo processo. Si pone così nella lunga schiera dei discepoli che hanno dato la loro vita per testimoniare la risurrezione del Signore. Sono innumerevoli, nel corso dei secoli, discepoli e discepole di Gesù che hanno seguito questa stessa strada. Questi nostri fratelli e sorelle sono tutti davanti a noi per indicarci la preziosità e la forza dell'amore di Cristo che spinge fino a dare la propria vita per il Signore e per i fratelli.