Parlare di pace in un mondo globale? Un impegno necessario

Caro/a utente,

è da parecchio tempo che non hai ricevuto la nostra newsletter. Non perchè non ci fossero notizie da dare. Anzi. Sono state settimane di impegno intenso. Qui, brevemente, alcune tappe di questo ultimo mese, che vogliamo condividere.

Vogliamo parlare di pace in modo globale” ha detto Andrea Riccardi a Madrid “Siamo troppo abituati all’assenza di pace e ci basta che la guerra sia lontana da noi. Eppure, nel mondo globalizzato – come mostra il terrorismo – nessuno è garantito, se non da una pace più grande”. (Leggi tutto)
Per questo bbiamo convocato tanti nello Spirito di Assisi, che dall’Incontro “Pace senza confini” a Madrid, ha soffiato in Asia, Africa e America. Le parole del dialogo, dei mondi della cultura e delle religioni rappresentano una semina di pace (rileggi i testi qui).

 I corridoi umanitari hanno ricevuto il premio Nansen, il “Nobel per chi aiuta i rifugiati”. Un riconoscimento importante, dedicato da Marco Impagliazzo a tutti i rifugiati giunti in Europa e a quelli che sono ancora in attesa di un corridoio umanitario. (guarda il video)

Una bella scultura dell’artista Timothy Schmaltz è stata posta da papa Francesco a San Pietro (le foto qui): è una barca di migranti di ogni epoca. Spuntano delle ali, ma non si sa di chi sono: è l’angelo inconsapevole che dà titolo all’opera. Tra i migranti, gli ebrei perseguitati. Fratelli, amici veri, con cui cresce un legame: con le marce della memoria, a Roma, a Genova, a Firenze, abbiamo loro che "non vi lasceremo soli”, di fronte all’antisemitismo.

Il premio Moshe Rosen conferito dai rabbini europei ad Andrea Riccardi è stato un riconoscimento di questa amicizia e di questo impegno di cui siamo felici e grati. (leggi la laudatio di Rabbi David Rosen).

Nel libro La Parola di Dio ogni giorno 2020 di Vincenzo Paglia, che accompagna la nostra preghiera quotidiana, c'è l'invito ad alzare gli occhi verso il Signore per cambiare il cuore e i giorni (vai alla scheda del libro). Come il salmista che alza gli occhi verso i monti e chiede da dove verrà l’aiuto. Pensiamo allora a quanti rivolgono questa domanda che accomuna sofferenze diverse. Ascoltarla è il primo passo di un impegno comune per una pace senza confini.

Le prossime settimane ci vedranno insieme, per accogliere ancora chi fugge dalla guerra grazie ai corridoi umanitari, per un mondo dove la pena di morte sia cancellata. Grazie per essere con noi. A presto!