Natale: in 60 mila ai pranzi con i poveri in Italia, in 240 mila nel mondo

Marco Impagliazzo: "Un messaggio di speranza che supera ogni chiusura e restituisce a tanti il futuro"

Oltre 240 mila persone in 77 Paesi del mondo, 60 mila in Italia, hanno partecipato oggi ai Pranzi di Natale con i poveri di Sant’Egidio. A partire dalla basilica di Santa Maria in Trastevere, dove questa tradizione è stata avviata nel 1982 con un piccolo gruppo di anziani che altrimenti, il giorno più bello dell’anno, sarebbero rimasti soli, la Comunità è riuscita a far sedere tanti, diversi tra loro, alla stessa tavola: dai senza dimora ai rifugiati venuti con i corridoi umanitari in Europa, ai bambini di strada e ai minori in difficoltà delle grandi bidonvilles dell’Africa e dell’America Latina. Nel Natale del cinquantesimo anniversario di Sant’Egidio, sono state coinvolte un centinaio di grandi e piccole città italiane tra cui Roma, Napoli, Genova, Messina, Milano, Bari, Firenze, Torino, Novara, Padova, Catania, Palermo, Trieste, Reggio Calabria.

“E’ un popolo in cui chi aiuta si confonde con chi è aiutato – ha commentato il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo –, una grande famiglia in cui c’è posto per tutti. La larga partecipazione di quest’anno dimostra che è possibile rispondere alla cultura della rassegnazione e della chiusura, che a volte sembra dominante, restituendo a tanti la speranza di un futuro da costruire insieme”.

Significativa la crescita della solidarietà: sono in aumento i volontari che si sono offerti per aiutare, non solo preparando i pranzi e servendo a tavola, ma anche conoscendo i poveri che sono amici della Comunità durante tutto l’anno. A Santa Maria in Trastevere, al saluto finale che si accompagna ai regali (tutti “personalizzati” data la conoscenza degli invitati), oltre al parroco don Marco Gnavi, è intervenuto anche il nunzio della Santa Sede in Italia, monsignor Emil Paul Tscherrig: “Vi porto la benedizione di Papa Francesco che è spiritualmente qui insieme a voi. In questo Natale ci ha ricordato che abbiamo lo stesso padre: siamo quindi tutti  fratelli perché si apra un anno di pace”.

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