La memoria dell'eccidio di Monte Sole e di Padre Capelli, che diede la vita per le vittime dell'occupazione nazista, nel santuario dei Nuovi Martiri

Mercoledì 13 novembre una lettera del sacerdote martire a San Bartolomeo. La storia della strage di Marzabotto

Una lettera di Padre Martino Capelli viene consegnata il 13 novembre al Santuario dei Nuovi Martiri, in memoria del dono della vita che il sacerdote fece nella strage di Marzabotto, durante l'occupazione nazista. Ripercorriamo la storia dei giorni dell'eccidio:

Le pendici di Monte Sole furono il teatro di una guerra spietata contro i civili durante la seconda guerra mondiale. Nota come "strage di Marzabotto”, l’eccidio di Monte Sole fu una serie di episodi di violenza in 115 luoghi diversi in cui furono uccise quasi 800 persone, colpevoli solo di trovarsi sulla linea gotica, sul fronte della ritirata delle truppe tedesche. In sei giorni, tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, i paesi furono messi a ferro e fuoco, ripetendo l’orrore che ad agosto aveva colpito Sant’Anna di Stazzema.

Vennero sterminati interi paesi, con uccisioni nelle piazze, nelle chiese, nei cimiteri. Furono colpiti donne, bambini - più di 100 nella strage di Marzabotto -, anziani, religiosi: una popolazione inerme travolta da una guerra ancora non finita. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, infatti, le popolazioni vissero venti mesi di occupazione tedesca.

L’eccidio di Monte Sole e la “guerra ai civili”

La “guerra ai civili” era ordinata dagli alti comandi e consisteva in una politica del massacro e della "terra bruciata" che, devastando il territorio, distruggeva le condizioni fisiche e umane della resistenza organizzata o spontanea. Non si trattò di rappresaglie, che furono solo il 28% dei massacri, ma di rastrellamenti, incendi, rapine e stupri.

Il Parco Regionale storico di Monte Sole, luogo della memoria

Nell’area verdeggiante del Parco di Monte Sole, la memoria vive nelle lapidi commemorative, nelle croci e nei ruderi delle chiese distrutte, come quella di Casaglia. È un’immagine che suscita dolore, nelle testimonianze e nei pellegrinaggi.

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I sacerdoti uccisi nell’eccidio di Monte Sole

Cinque sacerdoti e religiosi persero la vita stando accanto alla popolazione. Don Giovanni Fornasini, medaglia d’oro al valore militare, fu ucciso mentre seppelliva i corpi delle vittime degli eccidi dei giorni precedenti. Con lui uniti nel martirio, don Ubaldo Marchioni, ucciso insieme a tre anziani nell’irruzione delle truppe tedesche nella chiesa di Santa Maria Assunta. Don Ferdinando Casagrande, molto probabilmente ucciso dopo essere uscito dal rifugio per seppellire i morti e cercare cibo. Don Elia Comini e Padre Martino Capelli, che hanno vissuto il martirio insieme. Dopo essersi confessati a vicenda, furono gettati nella “botte”, nella vasca che alimenta le turbine delle canapiere.

Padre Martino Capelli

Padre Martino Capelli, sacerdote dehoniano di 32 anni, nasce a Nembro (Bergamo) il 20 settembre 1912. Risiede a Bologna nel 1943 e nell’estate del 1944 fa il predicatore itinerante nelle piccole comunità dell’Appennino, luogo in autunno dell’eccidio di Monte Sole.
Minacciato di morte perché, con il suo accento nordico, è scambiato per cappellano militare repubblicano, riesce a ottenere una dichiarazione scritta come salvacondotto. Uomo disponibile al dialogo fraterno e sacerdotale, è condannato a morte dai nazifascisti come filopartigiano.

Stabilito a Salvaro, nella canonica di mons. Fidenzio Mellini, nel luglio 1944, incontra don Elia Comini. Rinuncia a rientrare a Burzanella, nonostante gli inviti pressanti dei superiori.
Il fronte della guerra raggiunge le pendici di Monte Sole. Insieme a don Cimini forza il blocco delle SS il 28 settembre 1944 per recuperare le salme di tre uomini uccisi. Il giorno seguente è arrestato in compagnia di don Cimini mentre va a soccorrere le persone uccise e bruciate, alla notizia dell’eccidio che si stava consumando alla Creda (Grizzana) dove perdono la vita 70 persone. Il 30 settembre 1944 padre Capelli è accusato da Cacao, ex-partigiano collaborazionista dei nazifascisti. È rinchiuso nella chiesa di Pioppe, con don Cimini. “O ci libera tutti o nessuno”, rispondono a chi tenta di salvare almeno le loro vite.

Il martirio di Padre Martino Capelli

La domenica del 1° ottobre 1944, con altri 44 uomini, don Cimini e Padre Martino Capelli sono uccisi dai tedeschi “nella botte d’acqua dello stabilimento” delle Industrie Canapiere Italiane. I corpi delle vittime sono lasciati lì a galleggiare, impedendone il recupero. Uno degli scampati scorge padre Martino, ancora non privo di vita, che con una mano si tiene il ventre squarciato e con l’altra traccia il segno della croce sulle vittime.

La lettera di Padre Martino Capelli al Santuario dei nuovi martiri

Una lettera di Padre Martino Capelli è consegnata il 13 novembre 2019 al Santuario dei nuovi martiri alla Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina, e deposta insieme alle memorie dei martiri del nazismo.

Appuntamento della liturgia di consegna della lettera di Padre Capelli (13 novembre 2019) 

Nell'immagine: Padre Martino Capelli, la chiesa di S. Maria Assunta di Casaglia. Sullo sfondo: la botte delle industrie canapiere di Pioppe.