Dialogo, no nuovi muri

Migranti e società

Aveva una pagella nel cuore cucita tra i vestiti. Era nato in Mali, aveva 14 anni. Quel ragazzo, di cui non si sa il nome, ha fatto naufragio nel Mediterraneo il 18 aprile 2015 con quello che doveva essere il suo «passaporto» verso il futuro. I suoi coetanei e i più piccoli che sono entrati per la prima volta o ritornati nelle venti scuole del comune di Campi Bisenzio hanno trovato una targa in suo ricordo. E' un segno di testimonianza civile profondo e importante, ha sottolineato l'assessore Monica Roso, che è stato approvato da forze del Consiglio della cittadina.
C'è in questo gesto anche un'intuizione che risponde a una verità che si vorrebbe ignorare: «I giovanissimi attribuiscono alla pagella il valore di un passaporto, di accreditamento per il mondo». E' di fatto una richiesta di adozione.
Significativa, a riguardo, è stata la celebrazione unitaria della Festa della Famiglia e della Giornata del Migrante: una domenica di «Famiglie e migranti'oltre le frontiere», anche per sottolineare che senza una visione ancorata ai dati veri e non alle paure, l'Europa finisce per fidarsi di uno sguardo miope sui fenomeni migratori e rischia di buttare al mare il proprio futuro.
Prendiamo ad esempio il nostro Paese interessato all'invecchiamento demografico. La penisola, inoltre, rischia di non essere più attrattiva. Sono

157 mila, infatti, gli italiani che hanno lasciato il loro Paese ma, avverte Daniela Pompei della Comunità di Sant'Egidio, «circa 33 mila, poco meno del 30%, è costituto da cittadini italiani di origine straniera che non sentono più l'Italia come il luogo del loro futuro», eppure sono stati all'orgine di una trasformazione positiva sotto tanti profili. «Paradossale», d'altra parte, «che il fenomeno epocale delle migrazioni si possa ancora affrontare con l'arma anacronistica, dimostratasi inefficace, dei muri», che erano 5 al termine della seconda guerra mondiale e ben 72 nel 2016.


[ MICHELE BRANCALE ]