La passione di don Mimmo “Magnifica gente ora tocca a voi”.

Il commento

Il sangue si è sciolto, San Gennaro ha fatto il miracolo. Possiamo tirare un sospiro di sollievo nonostante i tanti motivi di preoccupazione che agitano il nostro tempo e la nostra città? L’arcivescovo di Napoli ha invitato a non guardare a questo evento come a un oracolo da consultare. I problemi e le inquietudini non sono scomparsi all’improvviso. Tuttavia con un sano e forte realismo, e soprattutto con una visione che viene dalla fede, don Mimmo ha indicato una strada che ha due direttrici principali: speranza e impegno.
Il suo discorso segue la lunga intervista rilasciata a Il Mattino da papa Francesco e si interseca con le parole di Bergoglio. Napoli città resiliente, con la capacità creativa della sua gente e con le risorse naturali e umane può generare inaspettate sorprese e novità di vita. Quella napoletana è una chiesa che conosce bene le ferite della gente. L’arcivescovo le ha toccate con mano nel primo anno e mezzo del suo ministero episcopale visitando le parrocchie e i luoghi di dolore come le carceri e le periferie urbane ed esistenziali. Parla della condizione dei bambini che crescono rischiando di bruciarsi toccando il fuoco della violenza. E della necessità di andare incontro ai ragazzi che si vogliono salvare creando una rete educativa aperta a tutte le associazioni e alle realtà disposte a mettersi in gioco per dare una mano. 
Richiama coloro che si girano dall’altra parte facendo finta che non esistano “il male cancerogeno della camorra” e quella cultura prevaricatrice della malavita e del malaffare. Cita il povero clochard ucciso probabilmente per fare da bersaglio a un killer in erba che doveva esercitarsi per imparare ad uccidere, una vicenda di cui troppo poco si è parlato, oltre quello che ha raccontato Il Mattino, e che troppo poco ha indignato. 
In prima fila si stagliava una folla di politici e di candidati alle prossime elezioni. Chissà se sono venuti solo per farsi vedere o per ascoltare e far tesoro delle parole di don Mimmo. Eppure in questa campagna elettorale si è parlato troppo poco di camorrae dei suoi effetti deleteri sull’economia cittadina. La camorra è il male più grande di Napoli. 
E poi c’è tutto il tema della povertà e della disoccupazione, quella giovanile che costringe i giovani ad emigrare e quella dovuta alla chiusura di attività produttive e di aziende. La vicenda della Whirlpool si può considerare la madre di tutti i fallimenti. Tuttavia, di fronte a questi drammi il Pastore della chiesa di Napoli invita a non rassegnarsi,invita ciascuno ad essere quella linfa viva che sorregge e da speranza ai tanti poveri che sempre più numerosi affollano le mense e i centri di ascolto.La chiesa, con le tante iniziative messe in campo, appare come l’ultimo baluardo di speranza e di legalità. Nonostante anch’essa non sia priva di problemi e di debolezze. 
Don Mimmo ha ripreso durante la sua omelia diverse strofe della canzone “Magnifica gente” tratta dal musical Scugnizzi, ponendo l’accento su luci ed ombre del popolo napoletano, vicino e distante dai suoi figli. L’appello è a tutta quella “gente che ama la gente”, che tutti i giorni si adoperaaffinché quella rete di solidarietà divenga sempre più a maglie strette per non perdere nessuno. La risposta alle parole dell’arcivescovo è arrivata spontanea, quando al termine della cerimonia, sul sagrato del Duomo, i giovani di una parrocchia di Casoria hanno intonato la canzone a cui don Mimmo ha fatto riferimento durante la sua omelia. Il canto di quei giovani è stato un inno alla speranza, la testimonianza che gente che ama la gente già c’è. 
San Gennaro lo ha fatto il miracolo, ma adesso il miracolo lo devono fare i napoletani, contagiando anche chi fa fatica ad amare e vive isolato e chiuso in sé o quelli che sono sfiduciati e ripiegati su se stessi. Perché quel sangue possa irrorare anche i più piccoli capillari di quel corpo che è la città di Napoli.


[ Antonio Mattone ]