"Ora risorga la diplomazia dopo un cessate il fuoco. Vitale l'asse con Parigi"

"Ora risorga la diplomazia dopo un cessate il fuoco. Vitale l'asse con Parigi"

Andrea Riccardi
II fondatore del movimento di preghiera "Parlare di negoziati non è essere amici di Putin"

Deve risorgere la diplomazia, chiede Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che qualcuno definisce l'artigiano della pace, dopo più di trent'anni da paziente sarto capace di ricucire gli strappi nei conflitti del mondo.
Qual è l'obiettivo dell'assemblea di questi giorni?
«Vogliamo pregare uno accanto all'altro, parlare, dialogare. Papa Francesco disse che il mondo soffoca per mancanza di dialogo. E oggi davvero il mondo sta soffocando per mancanza di dialogo. La pace è un tema drammaticamente attuale per la guerra in corso in Ucraina, in Siria e in tante parti di questo mondo globale in cui i conflitti non terminano mai, si eternizzano. Parlare di pace non è essere amici di Putin ma dell'Ucraina, un Paese consumato dalla guerra con 8 milioni di esuli nel mondo».
La parola pace è sulla bocca di tutti. Come ci si arriva, però?
«Oggi non si parla più di pace, l'abbiamo cancellata dal nostro orizzonte e dalle linee politiche. Oggi si vedono solo, passo dopo passo, le linee della guerra. Ho vissuto abbastanza le situazioni di conflitto per sapere che si arriva alla pace dopo un cammino che si compone di percorsi diversi realizzati da Paesi che scelgono di manifestare una volontà di pace. Per parlare dell'Ucraina bisogna parlare della Russia che ha aggredito, dell'Ucraina che sta resistendo ma ci sono in gioco anche Europa, Stati Uniti e Cina. Senza di loro non si può fare la pace ma nemmeno il cessate il fuoco. Lo stesso discorso vale anche per la Siria. Nel mondo globale le guerre non sono un conflitto nero contro bianco ma una molteplicità di interessi e scontri».
In questo momento il cammino verso il cessate il fuoco prevede ancora l'invio di armi. E d'accordo?
«E' stato positivo sostenere la difesa dell'Ucraina ma ora dobbiamo aiutare gli ucraini a far cessare la guerra. Deve risorgere la diplomazia».
Come?
«Prima di sedersi a un tavolo per negoziare ci vuole un cessate il fuoco ed evitare che continui la sofferenza di un Paese bombardato».
Che ruolo può avere Macron in questo processo?
«La presenza di Macron all'incontro "Il Grido della pace" si spiega con la sua attenzione al dialogo tra le civiltà. Viene a sottolineare la sua visione che non è solo politica ma universalista. In questo momento, nel conflitto ucraino Macron è la personalità intorno a cui si può coagulare un'iniziativa europea».
Il nuovo governo italiano può avere un ruolo in un'iniziativa europea?
«Sono stato molto favorevole a un incontro tra Macron e Meloni perché credo che l'Italia si trovi di fronte ad alcune scelte in materia di alleanze europee e occidentali. Credo che questo governo abbia ribadito queste scelte, ora devono essere messe in pratica dai leader. Il rapporto che si potrà creare tra Macron e Meloni è importante per concretizzare il trattato del Quirinale che rafforza la cooperazione tra i due Paesi. L'Europa ha bisogno di un cuore storico ed è il cuore di Italia, Francia e Germania».
Nella nuova Italia salita al potere ci sono molti filoputiniani. Sarà un ostacolo nel cammino verso la pace?
«Mattarella e Meloni si sono già espressi in questo senso, ora si tratta di andare avanti sapendo che una politica europea concordata può incontrare ostacoli non solo per questioni legate al nostro Paese ma anche per la nuova posizione della Germania. Su questo bisogna provare a intervenire».
Lei parla di cessate il fuoco ma nel frattempo l'Ucraina chiede altre armi e gli Stati Uniti accolgono questa richiesta, aumentando i rischi di una guerra a oltranza.
«Dagli Usa sono arrivati segnali complessi. Credo che la loro diplomazia sia decisiva in un percorso di pace. Questo è un convegno di leader religiosi, umanisti, politici che guardano il mondo con un certo respiro, con la memoria dei conflitti del Novecento e con un orizzonte sul futuro. Dobbiamo uscire dalla logica limitata del colpo su colpo e la diplomazia e la politica più realiste hanno bisogno di una visione».
Qual è questa visione?
«In un mondo comune la crisi ecologica e la pandemia ci hanno dimostrato che siamo tutti legati, siamo interconnessi. Non possiamo continuare a farci la guerra, il mondo globale non tollera le guerre»


[ Flavia Amabile ]