Monsignor Vincenzo Paglia: "Tensioni e veleni contro il Papa la miglior risposta è il silenzio"

L'arcivescovo: "I contrasti hanno sempre fatto parte della storia della Chiesa ma la vera sfida è la riflessione sul Cristianesimo del XXI secolo"

Monsignor Vincenzo Paglia è presidente della Pontificia Accademia per la Vita. E' considerato uno dei prelati più vicini a Papa Francesco, ma era legato anche a Wojtyla, che lo nominò vescovo, e a Ratzinger, che lo ha elevato arcivescovo.
Eccellenza, come commenta lo sfogo del segretario di Benedetto XVI monsignor Georg Gaenswein contro Francesco, e le successive affermazioni di Bergoglio, che ha parlato di «tradimenti e false notizie», sottolineando che «Dio è nel silenzio»?
«Vorrei contribuire ad abbassare i toni. Certo è sempre meglio il silenzio in momenti così gravi di tensioni come la morte di un Papa emerito».
La sensazione è che il Papa sia sotto attacco, soprattutto da parte dell'ala più conservatrice del recinto cattolico: che ne pensa?
«Ci sono tensioni come del resto ci sono sempre state nella storia della Chiesa. Talvolta sono velate, come le speculazioni sulla sua salute, talvolta più dirette. Ovviamente ci sono sensibilità diverse nel panorama ecclesiale, accompagnate da ferite e anche da dolori. Alcune polemiche sono letture "politiche" che a me paiono non solo superficiali ma persino fuorvianti. Le tensioni nella Chiesa sono frequenti. Non è un blocco monolitico. Anzi direi che nessun papato ne è privo. Quante opposizioni ha dovuto superare San Giovanni XXIII, all'inizio del Concilio! Ci ricordiamo di ciò che ha dovuto soffrire San Paolo VI? E i numerosi contrasti affrontati da San Giovanni Paolo II e dallo stesso Benedetto XVI? A me pare ben più urgente e decisivo riflettere - e dibattere anche duramente - sulle enormi sfide che gli ultimi Papi hanno dovuto affrontare e che anche noi siamo chiamati ad affrontare: come deve essere il cristianesimo nel XXI secolo?».
Lei che cosa vorrebbe dire a chi trama contro il Pontefice?
«Innanzitutto che per noi cattolici il Papa è sempre il Papa, chiunque sia. E un valore in sé. In un mondo dove le divisioni sono quotidiane, lacerano e frammentano Stati e società, avere un Papa che sia padre di tutti i cristiani e leader spirituale mondiale, è un grande tesoro, per la Chiesa e per il mondo. Guai a ferire e intaccare il papato! Ovviamente ha bisogno anche di riforme. E Papa Francesco lo sta mostrando. In ogni caso noi cattolici, anzi noi cristiani, dobbiamo attuare di più il dialogo tra noi. Come Pontificia Accademia per la Vita, per esempio, abbiamo avviato un dibattito teologico attorno a questioni etiche per dare un nuovo impulso, superare una Chiesa del no ed entrare in dialogo con la modernità, senza cedere la nostra identità evangelica. Confrontiamoci serenamente. E stiamo insieme. Altrimenti rischiamo di fermarci sulle increspature e dimentichiamo il bene della Chiesa e del popolo di Dio. Ci sono due tipi di dialettiche: una è la polemica, soprattutto quella stucchevole tra progressisti e conservatori che non coglie la ricchezza di questo momento ed è stantia, poco intelligente e poco ecclesiale».
E l'altra?
«Comprensibile e auspicabile è un dibattito sulle diverse prospettive teologiche che possono essere messe a confronto. Oggi, come anche nel passato. Per esempio, quando Giovanni Paolo II indisse la preghiera interreligiosa di Assisi, l'allora cardinale Ratzinger non ne era entusiasta. Fu lo Spirito che spinse Papa Wojtyla ad andare oltre la sua teologia ed anche quella di Ratzinger. Era molto preoccupato per la pace tra i popoli. Questo tipo di discussioni teologiche non fa male alla Chiesa».
Come vuole riformare la Chiesa Francesco?
«Conscio delle difficoltà e delle resistenze, mostra una consapevole responsabilità della guida di una Chiesa che deve essere libera da sovrastrutture ingombranti, in modo da porsi evangelicamente ancora più vicino alla gente, soprattutto a chi è emarginato e abbandonato. Da qui la sua insistenza per una dimensione missionaria della Chiesa e sulla comunicazione del Vangelo. Il Papa vuole un cristianesimo felice».
Come vive Francesco i momenti di tensione?
«Non è la prima volta che nella sua vita è chiamato ad affrontare situazioni complesse. Poteva esserci situazione più singolare di quella del succedere a un Papa dimissionario? L'ha affrontata con grande tranquillità, come ha più volte detto. E sempre il primo a fare battute sulle sue dimissioni o sul suo successore. Credo anche per rispondere a certe piccolezze della Curia romana, che ci sono in ogni epoca. E poi, Papa Francesco non è solo».
Aleggia lo spettro di scismi: lei li teme?
«Assolutamente no. E mi lasci dire: l'unità della Chiesa ce l'ha mostrata la folla che è venuta a salutare Benedetto, a venerare un Papa emerito e non una fazione». 


[ Domenico Agasso jr ]