"E come se fossero due città diverse. Novara è distante da Sant'Agabio"

Il quartiere si sente abbandonato: "Quando qui accade qualcosa danno sempre la colpa a tutti"
«L'aggressione poteva uccedere ovunque, anche in centro»: l'associazione Savore è nel cuore del Peep Est. Qui ci sono una sartoria sociale e progetti per le famiglie: «Ai giovani serve una preparazione concreta per il lavoro», dice la vicepresidente Stefania D'Addeo. E Daniela Sironi, presidente di Sant'Egidio, sottolinea: «C'è tensione per gli sfratti, servono punti di riferimento stabili del Comune, che da anni non ha più uno sportello, e dell'Asl. Altrimenti gli ultimi diventano ultimissimi».
«Il Comune venga qui»
Il Consiglio di quartiere è stato cancellato da anni e il consultorio nel Peep Est sta riprendendo le attività dopo un lungo disarmo, e questo ha creato una separazione tra il quartiere e il resto della città, per chi si trova più in difficoltà: «Sembra ci siano due città, Novara e Sant'Agabio - spiega Sironi -. Manca un punto di ascolto delle persone perché chi arriva a parlare delle sue difficoltà non è chi sta peggio. Il Comune deve fare una chiara scelta di dialogo: venire qui, in modo stabile, e ascoltare gli abitanti per trovare soluzioni che non sono semplici, ci rendiamo conto, ma vanno trovate solo con il confronto. La chiusura di presidi territoriali porta all'abbandono dei più fragili e questo avviene in tutte le periferie della città, non solo qui. In questo momentoci sono famiglie che rischiano lo sfratto e non sanno cosa fare, alcune sono davvero sull'orlo della disperazione».
Anche gli anziani sono soli, aggiunge Stefania D'Addeo, vicepresidente di «Savore», l'associazione di via Bonzanini 17, nata nel 2018 dal progetto «Sant'Agabio resiliente». Lei in questa zona ci ha abitato con i genitori e ci vive ancora con la sua famiglia: «Negli ultimi anni si ripetono sempre più spesso casi di persone trovate morte in casa dai vigili del fuoco, magari dopo giorni. È capitato almeno una decina di volte in questi palazzi, prima non succedeva. Ognuno fa da sé, manca un legame di vicinato. Noi stiamo cercando di aprire il nostro Circolo, per dare un punto di riferimento "sano" dove ritrovarsi, ma fatichiamo a trovare un gestore che ci aiuti, noi siamo volontari».
I giovani ed lavoro
Il problema del lavoro pesa tanto sui giovani: «Per chi ha più di diciotto anni servono corsi pratici che portino diritto nelle aziende; se ci sono, qui non vengono pubblicizzati. I ragazzi hanno desiderio di rendersi autonomi dai genitori che hanno poche possibilità e loro invece vogliono un futuro - continua D'Addeo -. L'elemento molto negativo è che qualunque cosa succeda a Sant'Agabio, viene letta dalla città come una colpa di tutto il quartiere: altrove questo non succede. E poi basta distinguere gli stranieri dagli italiani, ci sono famiglie che vivono qui da generazioni, ormai».
A questi aspetti tengono molto anche i ragazzi del rione, che si ritrovano poco lontano: «Dicono che siamo freddi, cattivi, ci dipingono come una zona di gangster e invece non è vero. Qui non si sta così male ma è una zona trascurata, vengono realizzate le cose, come il parco del Terdoppio, ma poi sono abbandonate all'incuria e alla distruzione». 
 

[ Barbara Cottavoz ]