Come nuovi Noè, custodire ogni carne con soffio di vita

Le bandiere a mezz'asta nella facciata del Vescovado in Piazza Duomo e le bandiere a mezz'asta nel Vescovado nella giornata di giovedì scorso, quando ci si è ritrovati a pregare nella chiesa dell'Annunciata per fare memoria di quanti hanno perso la vita nei loro esodi, morendo di speranza. La croce, portata processionalmente, per ritrovarvi «gli occhi e le mani tese delle donne, degli uomini, dei bambini, che hanno perso la vita cercando salvezza». E per ritrovare anche il volto del Signore, che - ha ricordato il vescovo, presiedendo la veglia - «è sulle barche con chi soffre, perché ha assunto la nostra carne fragile».
La continua richiesta di perdono, mentre vengono letti i numeri e i luoghi delle vittime, «i cui nomi e le cui storie sono nel cuore di Dio, anche quando sono ignoti agli uomini», e l'accensione di candele, segno di quella pietas, che si contrappone all`indifferenza, e ci fa restare umani. E unisce uomini e donne di buona volontà.
Come ha sottolineato Bruno Scaltriti, responsabile della Comunità di S. Egidio di Parma, che ha promosso la veglia, nel suo saluto iniziale: «Siamo qui, credenti di diverse chiese e religioni, per affermare rispetto a tante logiche, economiche, politiche, di devastazione del creato, di interessi particolari, il primato della vita umana che purtroppo ancora troppe volte si spegne nel tentativo di arrivare in Europa». A testimonianza di questo, anche il presidente della comunità islamica di Parma ha portato il suo saluto, rimarcando il dovere dell'accoglienza nei confronti di chi fugge dai propri Paesi.
Consapevoli, come è stato ricordato all'inizio della celebrazione, che anche oggi dobbiamo impegnarci a costruire luoghi e condizioni (come l'arca ai tempi di Noè) per custodire e proteggere «ogni carne in cui c'è soffio di vita». Sta qui il discrimine della umanità. Anche della nostra. Sta qui anche la nostra incoerenza. «Quante volte - ha affermato il vescovo - abbiamo fatto analisi giuste, o abbiamo riportato parole illuminate e forti di qualche cardinale o politico, e quante volte le abbiamo viste contraddette. Per questo dobbiamo unire la preghiera, che converta i cuori e ci aiuti a fare quel di più». Quel di più di giustizia, da noi e nei Paesi dove c'è più impoverimento, dove non c'è libertà di pensiero, di religione. Certi, è ancora Solmi, «che la preghiera non aliena». Ma è «potenza», che converte, apre, «sollecita un moto che contrasta l'indifferenza, e muove il cuore di pietra».
Così si è dato voce al grido dell'umanità sofferente, in una litania di invocazioni, non senza dimenticare chi non si volta dall'altra parte e si adopera per aiutare: per la pace in Ucraina, per i minorenni che tentano da soli la fuga dai loro Paesi, per i cristiani perseguitati, per chi vive nei campi profughi, per i Paesi colpiti da calamità naturali, per chi è morto lungo la rotta balcanica, per le donne vittime di tratta, per coloro che scappano da violenza e guerra, per chi non vede futuro. Preghiera che ci interpella, come la domanda che tanta gente può essersi fatta vedendo nel Vescovado le bandiere a mezz'asta: »Chi è morto?».

 

[ Maria Cecilia Scaffardi ]