«Abbiamo chiuso il cuore davanti a questi fratelli»

Lunedì 2 ottobre nella parrocchia di San Giuseppe a Santa Marinella si è svolta la veglia di preghiera "Morire di Speranza", presieduta dal vescovo Gianrico Rizza, per ricordare tutti coloro che, fuggiti da guerre e carestie, hanno perso la vita cercando la salvezza in Europa o in altre regioni del mondo.
La Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con le diocesi unite di Civitavecchia-Tarquinia e Porto-Santa Rufina, ha promosso questa liturgia in occasione del decimo anniversario del naufragio di Lampedusa in cui persero la vita 368 migranti e altri 20 risultarono dispersi. Oltre alle autorità cittadine erano presenti diverse comunità di immigrati che vivono nel territorio, gli alunni dell'Istituto Comprensivo "Corrado Melone" di Ladispoli e del Liceo Nautico di Civitavecchia, la Guardia Costiera, le associazioni di volontariato, gli uffici Migrantes delle due diocesi, rappresentanti della Chiesa Ortodossa Romena e della Chiesa Evangelica Battista.
Nell'omelia, monsignor Ruzza ha sottolineato come: «facciamo memoria di una tragedia ma soprattutto facciamo memoria dell'indifferenza, della nostra incapacità a comprendere i dolori e le sofferenze di questi fratelli e sorelle che non hanno trovato una giusta accoglienza. Tanti nostri fratelli chiedono solo la possibilità di vivere, di sperare nel futuro e sono martiri di una società che non ha aperto le braccia. Facciamoci una domanda radicale come cristiani: perché abbiamo chiuso il nostro cuore davanti a questi fratelli?»
Dopo le parole del presule sono stati ricordati i nomi e alcune storie delle vittime dei viaggi della speranza, mentre i giovani accendevano delle candele in segno di memoria; la veglia di preghiera è stata arricchita dai canti della chiesa romena, dal gospel dei bambini della scuola primaria e dalla danza della pace dei bambini dell'infanzia della scuola Melone di Ladispoli.
AI termine tutti si sono recati in processione verso il promontorio del Porto con il parroco don Salvatore Rizzo e l'ortodosso padre Giovanni Dimulescu ha deposto una corona di fiori in mare rivolgendo una preghiera per tutti i migranti che hanno perso la vita negli anni recenti.
Davanti alle tragedie come quella di Lampedusa e alle tante che sono seguite dobbiamo comprendere che c'è bisogno di far arrivare i migranti in modo legale. Un esempio è il progetto dei Corridoi Umanitari, realizzato dalla comunità di Sant'Egidio con la Conferenza Episcopale Italiana, la Federazione delle chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese. L'iniziativa intende prevenire i viaggi sui barconi, impedire lo sfruttamento dei trafficanti, concedere a persone in condizioni di vulnerabilità un ingresso legale con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. 
 

[ Massimo Magnano ]