Gli 80 anni dal rastrellamento nel Ghetto, Mattarella insieme alla comunità ebraica

Gli 80 anni dal rastrellamento nel Ghetto, Mattarella insieme alla comunità ebraica

L'anniversario
Ottant'anni dopo l'infame razzia nazifascista degli ebrei romani, nessuno avrebbe immaginato che l'antisemitismo sarebbe arrivato di nuovo a uccidere e rapire ebrei nelle loro case. Eppure è successo, solo nove giorni fa, quando i terrroristi di Hamas hanno rinnovato l'orrore dei peggiori pogrom. La tragedia che sta vivendo Israele - e la Terra Santa tutta - pesa inevitabilmente su questa ricorrenza, ma non la monopolizza.
Alla Marcia della Memoria, ideata 30 anni fa dal rabbino Elio Toaff e organizzata dalla Comunità di S.Egidio, dalla Comunità Ebraica di Roma e dal Comune di Roma, sfilano in silenzio migliaia di persone, nonostante la prima pioggia autunnale, nella cornice di un efficace dispositivo di sicurezza. Dietro alla striscione "Non c'è futuro senza memoria" nessuna bandiera israeliana, solo i gonfaloni dei comuni della Provincia di Roma e tanti cartelli neri con i toponimi dell'orrore: Dachau, Buchenvald, Sobibòr, Bergen-Belze, Birkenau, Auschwitz...
Il corteo silenzioso dal Campidoglio, passa davanti al Teatro di Marcello, sul Lungotevere, dietro alla Sinagoga per fermarsi in largo 16 ottobre 1943, all'inizio di via del Portico d'Ottavia, cuore del Ghetto. Sul palco parlano il sindaco Robero Gualtieri, il governatore del Lazio Francesco Rocca, il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni., il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi. A rappresentare lo Stato sul palco non ci sono solo il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e il presidente della Camera Luciano Fontana, ma la più alta carica, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che depone una corona alla sinagoga. E c'è anche il presidente della Cei, Matteo Zuppi.
Il "sabato nero" degli ebrei romani cominciò prima dell'alba di quel 16 ottobre del 1943, quando i nazisti andarono a colpo sicuro, casa per casa - non solo al Ghetto - grazie alla liste fornite dalla polizia fascista. Alla fine saranno 1.022 le persone rapite. Due giorni nel Collegio militare - dove una donna partorirà un bimbo ucciso prima che potesse avere un nome - poi sul treno per Auschwitz. Torneranno in 16. Nessuno dei 200 bambini.
Sul palco - dove ci sono anche Tatiana Bucci e Sami Modiano, reduci di Auschwitz - in un messaggio la senatrice a vita Liliana Segre ricorda come «ricordare è un dovere»: e auspica la prossima realizzazione a Roma del Museo della Shoah aVilla Torlonia, residenza di Benito Mussolini, e di un memoriale della deportazione alla Stazione Tiburtina.
«Israele è l'unica democrazia del Medioriente oggi costretta ad una guerra per la sicurezza dei suoi cittadini», sottolinea il presidente della comunità di Roma, Victor Fadlun. Il presidente della Repubblica non interviene. Ha già parlato in mattinata, intervenendo alla Fao per la Giornata dell'alimentazione, dedicata all'acqua: «Il Medio Oriente è nuovamente in fiamme, a causa di un vile attacco che è già riuscito ad elevare a livelli inusitati la spirale dell'orrore e delle violenze», aveva sottolineato esprimendo la sua preoccupazione per le troppe crisi globali che hanno portato anche alla «scellerata decisione di Mosca di uscire dall'accordo sul grano». Con un passaggio che molti hanno letto come riferimento non solo alla Russia ma anche all'assedio di Gaza: «Un delitto trasformare cibo e acqua in strumenti di conflitto». E proprio rivolgendosi a Mattarella, il rabbino capo di Roma Di Segni plaude alla «vicinanza delle istituzioni dello Stato alle nostre difficoltà, una risposta ferma e di principio, contro ogni tentativo di deformazione». E in questi momenti bui - ha aggiunto citando Isaia - «non rinunciamo alla nostra speranza per un mondo migliore, più giusto e meno violento, in cui "un popolo non alzerà la spada contro un altro e non studieranno più la guerra"». 

[ Luca Liverani ]