Ponti di telemedicina tra Italia e Africa

Ponti di telemedicina tra Italia e Africa

Un medico racconta un progetto della Comunità di Sant'Egidio
In onda su Rai 3, il 10 novembre, il documentario «Il sorriso di un bambino» con le testimonianze del cardinale Matteo Maria Zuppi e dell'arcivescovo Vincenzo Paglia
La storia di un sorriso di un bambino africano, Salimu, 5 anni, affetto da hiv, si è trasformata, nel corso degli anni, in un ambizioso programma di medicina che oggi mette in comunicazione 49 centri sanitari, molti in luoghi sperduti dell'Africa, con oltre 200 medici volontari italiani. Una vera e propria rete di solidarietà che ha garantito oltre 50.000 teleconsulti, attraverso suggerimenti diagnostici e terapeutici, che hanno salvato la vita a tante persone.
L'idea è partita dal dottor Michelangelo Bartolo, 50 anni, responsabile del Centro di telemedicina dell'ospedale San Giovanni Addolorata di Roma e dal marzo 2022 direttore dei servizi di telemedicina della Regione Lazio. La vita di Michelangelo, che la mamma definisce «vivacissimo e sempre in movimento», entrato a far parte della Comunità di Sant'Egidio quando aveva 16 anni, è il pretesto per raccontare il documentario Il sorriso di un bambino, regia di Paolo Bianchini, che andrà in onda venerdì 10 novembre alle 16.20 su Rai 3, prodotto da Alveare Cinema.
Un viaggio all'interno della Comunità di Sant'Egidio per le sue molteplici attività tutte rivolte a eliminare le divisioni di razza e religione e a sostenere e a dar voce agli ultimi della Terra. Numerosissimi esempi di solidarietà e amore dove al centro c'è sempre la persona, il fratello, l'amico. Il documentario sarà anche l'occasione per raccontare la nascita del servizio di telemedicina per l'Africa che oltre a salvare vite umane ha creato formazione di personale medico e paramedico.
«In effetti è nato tutto per caso. Mi trovavo nel 2008 ad Arusha in Tanzania - racconta al nostro giornale Michelangelo Bartolo, sposato con due figli, di cui uno adottato - quando giunse un bambino di 5 anni, Salimu, con una emiparesi, sorretto da una stampella. La cosa che più mi colpì fu il suo sorriso. Insieme a lui c'era la nonna che aveva in mano una tac ma sprovvista di referto, come capita molto spesso in Africa. Io non sono un radiologo, ma in quel momento nel mio cervello si è accesa una lampadina: inviai col mio vecchio cellulare le immagini della tac in Italia; allora Internet non funzionava molto bene e dopo qualche ora ricevetti da un mio collega il referto che cambiò l'aspetto diagnostico di Salimu. A quel punto mi sono chiesto: "Perché non provare a creare una piattaforma gratuita che mette in comunicazione la richiesta di un centro sanitario, che si trova più in difficoltà, con degli specialisti in grado di fornire, quasi in tempo reale, le informazioni necessarie?"».
Da qui nacque l'idea della piattaforma all'interno del programma "Dream" della Comunità di Sant'Egidio per la cura dell'hiv e delle tante patologie acute e croniche che colpiscono molti paesi poveri o in via di sviluppo. Dopo qualche anno la piattaforma diventa sempre più "frequentata" tant'è che si rende necessaria la creazione di Global Health Telemedicine (Ght): una onlus impegnata a offrire costantemente un servizio di teleconsulto medico, gratuito e multidisciplinare, avvalendosi di un pool internazionale di specialisti che prestano gratuitamente la loro consulenza. È un nuovo modo di fare cooperazione ad alto impatto e a costi contenuti.
«Il lavoro di Ght - sottolinea Bartolo - non è complicato. Per esempio, un dermatologo del Malawi ha bisogno di un referto per un suo paziente. Si collega alla piattaforma, inserisce i dati e gli esami diagnostici effettuati e pone il quesito mettendolo in rete. A quel punto i dermatologi italiani che fanno parte di questo network ricevono un messaggio, il primo disponibile risponde e lo manda al collega del Malawi. È un modo semplice per stare vicino all'Africa e a chi soffre. In un tempo segnato dai conflitti, dove lo scontro e il fragore delle armi sembrano prevalere sul dialogo, generando sofferenza e nuovi muri tra i popoli. L'umanità oggi - aggiunge - ha urgente bisogno di proposte alternative che accendano una luce di speranza verso vie di incontro e cooperazione tra i popoli. In un mondo che tira su sempre piu muri, dunque, il sorriso di Salimu ha dato le fondamenta per costruire ponti che oggi, grazie a pochi clic, permettono di raggiungere qualsiasi nazione e contribuiscono a risolvere i problemi di tante persone sofferenti».
Il servizio di teleconsulto, attivo in Italia, Africa e America Latina, offre un aiuto concreto a centri clinici remoti che possono ricevere referti di esami strumentali e/o indicazioni diagnostiche e terapeutiche su casi clinici afferenti a diverse specialità mediche. Con i teleconsulti possono viaggiare in modo automatico radiogrammi, tracciati elettrocardiografici o elettroencefalografici, fotografie e altri esami strumentali. A oggi sono operativi teleconsulti in diverse branche specialistiche: cardiologia, neurologia, malattie infettive, dermatologia, neurologia, epatologia, angiologia, radiologia, medicina interna.
«Quando diamo un consulto terapeutico non facciamo soltanto qualcosa di utile per il paziente - ricorda il dottor Bartolo - ma anche formazione. Siamo vicini a distanza e l'Africa entra nel cuore di tanti europei e viceversa».
Nel docufilm, girato a Roma e in molti stati africani dove è presente la Comunità di Sant'Egidio, si potranno apprezzare i racconti e le testimonianze, oltre a quelle del dottor Bartolo, del cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Maria Zuppi, e dell'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita.
Oltre al ponte con l'Africa grazie alla telemedicina, un'altra iniziativa sarà realizzata a breve dalla onlus Alveare per il sociale con il progetto telescuola per offrire strumenti di conoscenza a distanza.
 
 

[ Francesco Ricupero ]