"L'emergenza carceri è un problema di tutti"

"L'emergenza carceri è un problema di tutti"

Intervista al garante dei detenuti, Doriano Saracino
I frigoriferi sono arrivati. Ma uno, a pozzetto, deve bastare per oltre cinquanta persone. A Marassi i bidé non esistono. A Pontedecimo sì: ma non per la cella per disabili, priva anche di doccetta. A Marassi c'è il Centro clinico: un hub, tanto che molti detenuti vengono inviati lì anche dalle carceri di Saluzzo, o Imperia. Ma i posti sono circa 45: un terzo per chi è affetto da Hiv, altrettanti per chi ha problemi di natura psichiatrica. Il risultato è che per chi è malato non restano che una quindicina di posti. Così non è raro che, nell'attesa, il detenuto finisca nella sezione ordinaria. Lontanissimo dalle famiglie.
Sono solo alcune istantanee dalle carceri liguri che Donano Saracino, garante regionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha osservato durante le festività: «Bisogna capire che il carcere è un problema di tutti».
È così, con una ricognizione, che aveva iniziato il suo mandato un anno fa. Cosa è cambiato?
«Ho visitato le carceri di Spezia, Imperia, Sanremo, Pontedecimo, Marassi. Un giro che devo ancora completare. Molte criticità restano: la situazione è difficile. Difficile in modo diverso, ma dappertutto».
Cosa ha visto, nelle carceri, in questi giorni di festa?
«Il sovraffollamento di cui si parla spesso non è solo questione di numeri. Vivere in sei in 18 metri quadrati significa vivere nei letti a castello. Tanti, nei pomeriggi senza attività, non sanno dove stare e dunque stanno a letto, con la televisione accesa in una stanza semibuia. Non si tratta solo di non avere spazio vitale, privacy. Significa fare la coda al bagno anche per un'ora. Non sapere dove tenere le scarpe, così si tendono cordini tra una gamba e l'altra del letto. Piccole cose che non sono piccole. Pensiamo al discorso del frigo. O del computer».
Ci spieghi.
«Mentre a Sanremo in alcune sezioni hanno i frigo nelle celle, a Marassi hanno preso dei frigoriferi a pozzetto: ma uno deve bastare per circa 55 persone. E spesso è chiuso con un lucchetto: può aprirlo solo una persona incaricata. Così, c'è chi si è creato delle piccole ghiacciaie fai da te in cella: scatole di cartone con bottiglie d'acqua congelate. Oppure: pochi sanno che i detenuti hanno diritto a un lettore mp3 per ascoltare la musica. Ma viene loro addebitato un euro al mese per consumo elettricità. Ancora peggio per chi ha un computer che usa magari per studiare: tre euro e mezzo al mese. Ma chi frequenta dal carcere l'Università non va visto come una élite. Tanto più che ora a Marassi aprirà una sorta di polo universitario».
Ovvero?
«I detenuti che studiano - una ventina - hanno chiesto di essere messi in celle omogenee tra loro: verranno sistemati in una sezione unica, con celle da due, perché hanno bisogno di concentrazione. Ma da quel momento perderanno la possibilità di essere "lavoranti", come si dice in carcere».
A Sanremo ci sono state numerose aggressioni, risse.
«Un altro grosso problema. Ma non è il solo: a Spezia, per esempio, mancano 60 posti. Perché i lavori di ristrutturazione legati ai problemi di Legionella dell'estate del '22 si stanno prolungando. Questo crea sovraffollamento e anche trasferimenti, con effetti negativi sulle visite dei famigliari».
Cosa si può fare?
«Bisogna capire che il problema del carcere è un problema di tutti: attivare le giuste sinergie. Ancora di più adesso, con la Regione che sta portando avanti un progetto che immetterà molte risorse nel sistema. Si tratta di "Vasi Comunicanti: dall'esecuzione penale alla rete territoriale del lavoro e del benessere sociale": un investimento di 700 mila euro in totale, cofinanziati dalla cassa delle ammende, con gli obiettivi di favorire il collegamento con i servizi territoriali, l'accesso alle misure alternative alla detenzione e l'inclusione sociale attraverso corsi di formazione professionale, tirocini lavorativi e accoglienza abitativa, e azioni per le vittime di reato. Una occasione da cogliere, mettendosi tutti in rete».

Doriano Saracino. Nato nel 1963, dottore di ricerca in Scienza Politica e funzionario pubblico, membro del Centre Max Weber di Lione, ha una lunga esperienza di volontariato con la Comunità di Sant'Egidio e si occupa di ricerca in campo sociale con particolare attenzione ai fenomeni legati alla detenzione.
 

[ Erica Manna ]