Un nome e una candela accesa per ricordare tutti gli invisibili

Un nome e una candela accesa per ricordare tutti gli invisibili

All'Immacolata la messa della Comunità di Sant'Egidio dedicata ai senza dimora morti in strada. Quattrocento vittime in Italia nel 2023, a Padova quattro soltanto nell'ultimo mese e mezzo
Don Tommaso attacca «Queste morti devono suscitare sdegno senza giustificazioni». Sossai: «Anche in città è nato un movimento di solidarietà che porta conforto»
IL RICORDO
Denis Nicolò aveva solo 19 anni quando è stato trovato morto in un capannone di via Sarpi. Nicolai di anni ne aveva invece 67 e in strada, dov'è morto, ci aveva passato tanti anni insieme alla sua famiglia. Nicolae era poco più giovane di lui, 63 anni, e dormiva vicino agli Eremitani: simpaticissimo, si era fatto un sacco di amici e quando è morto lo hanno pianto in tanti. Anche George aveva molti amici e ha vissuto a lungo in un camper: ma quando finalmente ha trovato casa, è morto per un malore. Erano tutti giovani, invece, Hicem, Majdi e Nader, i tre ragazzi tunisini uccisi dal monossido di carbonio la notte dell`Epifania all'ex Configliachi. Ed era giovane anche Frank, 25 anni, originario del Ghana, annegato nel canale di Prato della Valle due mesi fa.
Di nomi, di sguardi, di storie come queste, che si fa fatica a mettere in ordine, ce ne sono a centinaia, tante quanti sono stati i morti nelle strade, senza un tetto e un letto, senza un ultimo abbraccio. «Queste morti dovrebbero suscitare sdegno, senza incertezze e senza giustificazioni, perché non si può e non si deve morire così, nell'indifferenza, come scarti, come quelle cose che non si vogliono più», dice don Tommaso Opocher, parroco della chiesa dell'Immacolata, dove la Comunità di Sant'Egidio, con i suoi volontari, anche quest'anno ha voluto celebrare una messa dedicata alle persone senza dimora che sono morte in strada. E sono tante: quattrocento in Italia solo nel 2023, moltissime anche a Padova dove solo nellììultimo mese e mezzo se ne sono contate quattro. Ma non si muore soltanto in inverno, non solo di freddo.
PER GIGI E PER GLI ALTRI
È la messa per Gigi - la chiamano così, in ricordo di un amico speciale di Sant'Egidio, morto nel 2019. Era ospite dell'asilo notturno, animatore del giornalino di strada e del gruppo teatrale. E proprio all'Immacolata, ricorda don Tommaso, aveva "eletto" la sua casa, qui la comunità era diventata la sua famiglia. Ma la messa è anche per Modesta, la donna morta alla stazione Termini nel 1983. «Da lì è iniziato il nostro impegno per le persone che stanno in strada», racconta Mirko Sossai della Comunità di Sant'Egidio di Padova. «Anche qui in città è cresciuto un largo movimento di solidarietà, con numerose persone di ogni età che la sera visitano le stazioni e gli altri luoghi dove vivono i senza dimora, portando cibo, bevande calde, sacchi a pelo e coperte. E si fermano ad ascoltare i loro problemi, aiutano molti a cambiare. La strada non è una condanna, ma con il dovuto accompagnamento se ne può uscire». Lo dimostrano le tante convivenze e i rifugi notturni aperti da Sant'Egidio per i senza fissa dimora negli ultimi anni a Padova, a Roma e in tante altre città.
LA CELEBRAZIONE
«Ricordiamoci di quando siamo stati indifferenti, di quelle volte che abbiamo girato gli occhi da un'altra parte», dice don Tommaso nell'omelia. «E ricordiamo i volti di queste persone se ci siamo piegati su di loro per aiutarli». Di ognuna, alla fine della messa, si legge il nome e qualche cenno biografico, se lo si conosce. Per ognuna si accende una candela. E quando la chiesa si illumina, gli "invisibili" non ci sono più. Sono persone. 
 

[ Cristiano Cadoni ]