Sergio Casali: «Isolamento esistenziale più forte lontano dal centro. Si punti sul rammendo»

Sergio Casali: «Isolamento esistenziale più forte lontano dal centro. Si punti sul rammendo»

L'intervista/1
Il portavoce di Sant'Egidio: «Triplicati i pasti per i più poveri»
I pasti caldi preparati dalle mense della Comunità di Sant'Egidio sono quasi triplicati dal 2019 al 2023. E nei quartieri periferici tutti gli indicatori, dalla salute all'inquinamento, dal tasso di povertà ai valori immobiliari, indicano un allargamento della forbice delle disuguaglianze. Parte da questi dati l'analisi di Sergio Casali della Comunità di Sant'Egidio, che parteciperà oggi alle audizioni della commissione parlamentare.
Casali, cosa dice il vostro osservatorio sulle periferie di Genova?
«Abbiamo oltre mille volontari e gran parte di essi opera nei quartieri periferici, oltre che nel centro storico. Sembra banale dirlo ma il primo problema sono le grandi disuguaglianze, che influiscono su tutti i principali indicatori sociali: gli accessi alle mense dei poveri, le condizioni degli edifici, l'inquinamento, le malattie. Poi c'è tutto ciò che è meno misurabile».
Ad esempio?
«Quella che io definisco la condizione di "isolamento esistenziale" di chi oltre alla povertà si trova in quartieri che hanno visto una desertificazione delle possibilità associative, oltre che dei servizi essenziali. E questo influisce eccome».
Una conseguenza della pandemia?
«Il Covid ha lasciato il segno in maniera maggiore dove le disuguaglianze sono più forti. Se parliamo di periferie e di "rammendo", come dice Renzo Piano, non parliamo solo di urbanistica ed edilizia, che sono importanti, ma di un rammendo dei fili che tengono unite le persone. E oltre il Covid negli ultimi anni ha picchiato duro '`inflazione, abbiamo visto quasi triplicare da 67 mila a 162 mila i pasti caldi serviti. Abbiamo visto decuplicare i bambini che vengono alle nostre mense e devono scegliere tra pagare il cibo o la bolletta. Abbiamo i richiedenti asilo, gli ucraini e anche chi si è visto togliere il reddito di cittadinanza».
Anziani e minori sono i più colpiti da questa situazione?
«Sono due facce della medaglia: ovviamente gli anziani soli sono tanti a Genova e patiscono la mancanza di contatti. Ma poi c'è la situazione dei ragazzi, di chi vede come unico riferimento rimasto la scuola, ma abbiamo professori che devono fare più ordine pubblico che didattica».
Ci sono però anche buone pratiche, esempi positivi che avete portato alla commissione?
«Certo, abbiamo indicato due strade che si possono seguire: proprio perché in certi quartieri le scuole sono le uniche istituzioni rimaste devono avere più forza che in quartieri dove si sta meglio. Devono diventare poli di attrazione anche dai quartieri vicini. Stiamo cercando di farlo al Cep con l'istituto Voltri II che ha aperto una sezione Montessori e alle medie ha i facilitatori scolastici per prevenire l'abbandono».
E per gli anziani?
«A Begato, Sampierdarena e in centro storico abbiamo avviato "Viva gli anziani", un progetto di monitoraggio e assistenza per over 80 che mira ad evitarne il ricovero in residenze, se la salute lo permette, dando contatto umano e servizi. Ne assistiamo più di quattromila». 
 

[ E.ROS. ]