Tetto notturno ai senza dimora

Al convento dei frati di Vittorio Veneto
Su proposta della Comunità di Sant'Egidio messe a disposizione alcune stanze, e poi il ritorno a Conegliano
L'accoglienza e l'ospitalità sono tratti caratteristici della spiritualità francescana. Al convento di piazza San Francesco si concretizzano in vari modi, dall'accompagnamento di religiosi di vari ordini provenienti da tutto il mondo (solitamente da settembre a maggio) all'accoglienza straordinaria per brevi periodi di persone in difficoltà in una camera con servizio destinata a questo scopo. È il caso, ad esempio, di un giovane senegalese o di una famiglia con sfratto esecutivo.
Tra fine gennaio e inizio febbraio scorsi, la comunità francescana, composta da sette religiosi, ha sperimentato una nuova forma di apertura al territorio. Accogliendo una proposta della Comunità di Sant'Egidio di Conegliano, i frati hanno messo a disposizione alcune stanze per l'ospitalità notturna di persone senza fissa dimora seguite dai volontari dell'associazione nella città di Conegliano e nel suo comprensorio. Il periodo scelto è stato quello dei "giorni della merla", solitamente i più freddi dell'inverno. Ogni sera un volontario trasportava in pulmino, da Conegliano a Vittorio Veneto, cinque-sei persone che solitamente dormono sotto le stelle. Al convento volontari, sempre della Comunità, si occupavano della distribuzione della cena e assicuravano una presenza notturna. Al mattino, dopo la colazione, il ritorno in pulmino a Conegliano.
«Per noi è stata una bella esperienza di solidarietà racconta padre Antonio Scabio del convento di Vittorio -. La nostra disponibilità di spazi attrezzati con servizi e indipendenti rispetto alle camere dei religiosi - si è incontrata con la grande generosità della Comunità di Sant'Egidio che da tempo cercava un luogo adatto all'accoglienza notturna. Purtroppo il convento di frati cappuccini di Conegliano, che è il punto di riferimento della Comunità, non ha locali disponibili a questo scopo. Per i volontari - sottolinea padre Antonio - la fatica è stata doppia perché sono tutti di Conegliano e per alcune sere hanno dovuto fare la spola. Da parte nostra vi è la disponibilità e la volontà di ripetere l'ospitalità nel periodo più freddo del prossimo inverno. Se a svolgere il servizio di accompagnamento sono i volontari di Sant'Egidio, aprire le porte a chi sta peggio è un gesto che non costa fatica!».
Anche per Sant'Egidio - come sottolinea il referente Silvano - è stata una bella prova di cooperazione tra realtà impegnate nella promozione umana. Rispetto al passato, le persone che bussano alla porta del convento vittoriese per chiedere un aiuto sono diminuite, «forse perché sono cresciuti i servizi da parte degli enti pubblici - osserva padre Antonio -. A chi si rivolge a noi, doniamo la borsa alimentare mentre evitiamo di dare soldi, salvo casi eccezionali e verificati. Penso ad esempio a qualche aiuto per il pagamento di bollette». Inoltre la comunità opera a contatto e in coordinamento con la Caritas diocesana per situazioni di emergenza.

[ Federico Citron ]