PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria dei Santi e dei Profeti
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria dei Santi e dei Profeti
mercoledì 7 agosto


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi siete una stirpe eletta,
un sacerdozio regale, nazione santa,
popolo acquistato da Dio
per proclamare le sue meraviglie.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro del profeta Geremia 14,17-22

Tu riferirai questa parola:
"I miei occhi grondano lacrime
notte e giorno, senza cessare,
perché da grande calamità
è stata colpita la figlia del mio popolo,
da una ferita mortale.
Se esco in aperta campagna,
ecco i trafitti di spada;
se percorro la città,
ecco gli orrori della fame.
Anche il profeta e il sacerdote
si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare.
Hai forse rigettato completamente Giuda,
oppure ti sei disgustato di Sion?
Perché ci hai colpito, e non c'è rimedio per noi?
Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene,
l'ora della salvezza ed ecco il terrore!
Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità,
l'iniquità dei nostri padri: abbiamo peccato contro di te.
Ma per il tuo nome non abbandonarci,
non render spregevole il trono della tua gloria.
Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi.
Forse fra i vani idoli delle nazioni c'è chi fa
piovere?
O forse i cieli mandan rovesci da sé?
Non sei piuttosto tu, Signore nostro Dio?
In te abbiamo fiducia,
perché tu hai fatto tutte queste cose".

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi sarete santi
perché io sono santo, dice il Signore.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il profeta, di fronte al male, non cerca giustificazioni o colpevoli; non fugge, anche se riconosce l’iniquità del popolo d’Israele. La risposta di Geremia, come quella dei Salmi e di tante altre pagine della Bibbia, è la preghiera. In essa si comprendono in maniera nuova il male, il dolore e le calamità. La prima risposta dell’uomo di fede è la preghiera. Sebbene consapevole della propria debolezza, il credente non si rassegna, non resta senza speranza, e si rivolge a Dio affidandosi a Lui. Geremia descrive una situazione disperata, non solo per la grande siccità che sta distruggendo il paese, ma anche per le conseguenze che ne derivano: fame, morte, disorientamento. Sembra risuonare il linguaggio delle lamentazioni di fronte alla distruzione di Gerusalemme, o di tanti salmi che descrivono situazioni drammatiche, di malattia, di distruzioni, di povertà, di persecuzione. Le parole del profeta ci descrivono tante situazioni di dolore, ci aiutano ad accorgerci delle tante lacrime che scendono dagli occhi di donne e uomini sofferenti. È Dio stesso che piange per la calamità che ha colpito il suo popolo: “I miei occhi grondano lacrime, notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la vergine, figlia del mio popolo, da una ferita mortale”. Non bisogna continuare a piangere per noi stessi. Ci sono lacrime di dolore di tanti nel mondo. Dio piange con loro e insegna a noi ad unirci al suo pianto, non rimanendo indifferenti. Quanti si aspettavano la pace, “ma non c’è stato alcun bene, il tempo della guarigione, ed ecco il terrore!” Tuttavia nella sofferenza e nel dolore, o quando il male sembra inghiottire la vita del giusto (Sal 22), la preghiera apre la via all’intervento di Dio. La preghiera diviene anche domanda insistente al Signore: “Hai forse rigettato completamente Giuda, oppure ti sei disgustato di Sion?” In verità non è il Signore che ci ha dimenticato. Siamo noi, come lo fu il popolo di Israele, a dimenticare il Signore e a vivere ripiegati su noi stessi, dimentichi della sua presenza e della sua presa in carico del dolore e delle ferite del mondo.