PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria dei Santi e dei Profeti
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Memoria dei Santi e dei Profeti

Festa di san Carlo Lwanga che assieme a dodici compagni subì il martirio in Uganda (1886).
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Libretto DEL GIORNO
Memoria dei Santi e dei Profeti
mercoledì 3 giugno

Festa di san Carlo Lwanga che assieme a dodici compagni subì il martirio in Uganda (1886).


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi siete una stirpe eletta,
un sacerdozio regale, nazione santa,
popolo acquistato da Dio
per proclamare le sue meraviglie.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro di Tobia 3,1-11.16-17

Con l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi iniziai questa preghiera di lamento: "Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. Ora, Signore, ricòrdati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. Violando i tuoi comandamenti, abbiamo peccato davanti a te. Ci hai consegnato al saccheggio; ci hai abbandonato alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. Ora, quando mi tratti secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi comandamenti, camminando davanti a te nella verità. Agisci pure ora come meglio ti piace; da' ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. Gli insulti bugiardi che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia liberato da questa prova; fa' che io parta verso la dimora eterna. Signore, non distogliere da me il tuo volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia, e così non sentirmi più insultare!".
Nello stesso giorno a Sara, figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, capitò di sentirsi insultare da parte di una serva di suo padre, poiché lei era stata data in moglie a sette uomini, ma Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: "Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto portare il nome. Perché vorresti colpire noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non dobbiamo mai vedere né figlio né figlia". In quel giorno dunque ella soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma, tornando a riflettere, pensava: "Che non insultino mio padre e non gli dicano: "La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure". Così farei precipitare con angoscia la vecchiaia di mio padre negli inferi. Meglio per me che non mi impicchi, ma supplichi il Signore di farmi morire per non sentire più insulti nella mia vita". In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: "Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. In quel medesimo momento la preghiera di ambedue fu accolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire tutti e due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio, e a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e così scacciare da lei il cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia prenderla in sposa, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava in casa dal cortile e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera.


 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi sarete santi
perché io sono santo, dice il Signore.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Tobi, affranto dal dolore, non si ripiega in se stesso, ma alza la sua voce verso Dio in una preghiera accorata. È la prima delle cinque preghiere presenti nel libro di Tobia. Le parole di Tobi sono anzitutto una lode al Signore, alla sua giustizia e alla sua misericordia. Tobi non solo non mette in dubbio la giustizia di Dio, ma la esalta. Chiede quindi a Dio di rivolgere su di lui i suoi sguardi e di avere pietà per i suoi peccati e per quelli dei padri che sono stati la causa di tante tragedie e di tanti dolori. Nelle parole severe di Tobi si riconosce l'eco di tante pagine della Scrittura. È un esempio di quanto le parole della Scrittura siano di aiuto per rivolgere la nostra preghiera al Signore. Ed è anche significativo che Tobi passi, nel corso della preghiera, dalla prima persona singolare alla prima persona plurale, identificandosi con la sor-te di tutto il suo popolo. È un orizzonte che dovrebbe essere sempre presente nella preghiera del credente. Egli infatti non è mai solo davanti a Dio, ma è sempre legato ad un popolo, ad una comunità della quale è parte e per la quale sempre deve invocare l'aiuto e la protezione del Signore. E lo sguardo della fede gli fa imputare all'allontanamento da Dio e dalle sue leggi la triste condizione nella quale si trova lui e lo stesso popolo di Dio. Tobi, preso dalla disperazione, chiede a Dio, come hanno già fatto prima di lui anche Mosè (Nm 11,15), Elia (1 Re 19,41) e Giona (Gn 4,3.8), la morte piuttosto che restare nella situazione nella quale è caduto: "Sono pieno di tristezza" (v. 6). Gesù, al contrario, nel Getsemani, chiederà al Padre di allontanare da lui l'amaro calice della morte, ma si affida in tutto alla Sua volontà. La richiesta di Tobi di partire per la "dimo-ra eterna" significa semplicemente andare nella tomba ove sarebbe rimasto per sempre. Tobi però chiede al Signore: "Non distogliere da me il tuo volto". È una domanda che troverà la piena risposta nella rivelazione della resurrezione annunciataci da Gesù prima con le parole e poi con l'evento della Pasqua.