Preghiera della sera. Meditazione di Don Angelo Romano sul Vangelo di Marco (Mc 6,14-29)
4 Февраль 2022 | продолжительность: 27:26
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La liturgia di oggi ci propone il brano in cui l'evangelista Marco narra Il martirio di Giovanni il Battista. Erode lo aveva fatto arrestare senza che lui avesse compiuto alcuna colpa. Dice l'evangelista, che Erode temeva Giovanni sapendolo uomo giusto e santo; Erode sapeva chi era Giovanni eppure lo fece arrestare solo perché gli ricordava che, davanti a Dio, non poteva fare quello che voleva, nel caso specifico, togliere la moglie a suo fratello per sposarla. Ci sono, nella figura di Erode, numerosi elementi che a torto, si potrebbe dire legati al passato, al contrario sono di grande attualità. Egli è convinto che la propria volontà sia legge e che per governare sia sufficiente disporre di sufficiente forza, tale da generare paura nei suoi sudditi. Purtroppo in molte parti del mondo, in questi ultimi mesi, ci sono stati rivolgimenti violenti di carattere politico, che hanno visto imporsi soluzioni dettate dalla forza militare e non dalla libera scelta dei popoli. Proclamando di agire in favore di un supposto bene superiore della nazione, si fa violenza alle leggi e al pacifico svolgimento della vita politica. E’ l'arbitrio che si fa legge in nome di un'emergenza che in realtà si cerca di prolungare il più a lungo possibile. Giovanni, imprigionato ingiustamente, lui austero profeta della parola di Dio, solo nel palazzo del tiranno, ci appare un gigante rispetto al piccolo Erode, con la sua corte di approfittatori e di adulatori, di suoi scherani armati, ma pur sempre marginali e tollerati da grande impero romano. E come spesso avviene nelle piccole dittature, la sorte di Giovanni viene decisa in un contesto di assurda casualità e di squallida corruzione.
0:00 Preghiera con la Comunità di Sant'Egidio
9:45 Lettura dal Vangelo di Marco (Mc 6,14-29)
13:05 Commento sul Vangelo di Marco
Dal Vangelo di Marco
(Mc 6,14-29)
Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi". Altri invece dicevano: "È Elia". Altri ancora dicevano: "È un profeta, come uno dei profeti". Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!".
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l'aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello". Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell'esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le giurò più volte: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". Ella uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: "Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
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