Se apri gli occhi vedi il mare e il sogno di un'Europa dei diritti e della solidarietà


Cari amici,

A un passo dal mare, sulla spiaggia di Lesbo in Grecia, il campo profughi di Moria 2 è una lunga distesa di tende e container, stretti tra loro. Lì il sole non fa sconti: gli alberi si contano sulle dita di una mano.

Per tutta l’estate gruppi di Sant’Egidio approdano da diversi paesi europei: sono in maggioranza giovani che vengono a proprie spese per trascorrere le vacanze con i profughi dell’isola.

Perché? L’intenzione è portare un po’ di quella Europa dei diritti che sembra essersi fermata alla frontiera di Lesbo. Nella “Tenda dell’amicizia”, un padiglione rosso e giallo, i bambini giocano e studiano alla Scuola della Pace, poi mangiano con le loro famiglie, poco più lontano nelle tende della Scuola di inglese studia anche chi è ormai adulto e porta con sé tanta speranza e voglia di fare.

Nel 2020 il campo di Moria è stato distrutto dalle fiamme, ora nel nuovo campo ci sono 4.200 persone, quasi la metà afghani. Altri vengono da Somalia, Siria, Congo, Sierra Leone e altre nazionalità subsahariane. Gli arrivi sono molto calati.

Ascoltiamo storie dolorose dei profughi che sono “rimasti”. Case distrutte dalla guerra, persecuzioni per motivi etnici, a cui si aggiungono la sofferenza della malattia, l’assenza di cure, la protezione internazionale che viene negata.

All’Europa, al Consiglio europeo, Sant’Egidio ha indirizzato proposte concrete, tra cui i corridoi umanitari, che garantiscono il ricollocamento e un percorso di integrazione.

La nostra scelta è quella di non chiudere gli occhi di fronte ai “dimenticati” di Lesbo, per non spegnere il sogno dell’Europa nell’indifferenza, ma per riaccenderlo con i diritti e la solidarietà.

 

Per saperne di più

È allerta caldo a Lesbo, ma nelle tende rosse di Sant'Egidio i profughi trovano ristoro con la scuola, il cibo e l'amicizia

La Tenda dell'Amicizia tra i profughi di Lesbo per un'estate di solidarietà

Réportage. Lesbo, fra i “dimenticati” dall’Ue

Migranti: per non “morire di speranza” è urgente ripristinare i flussi migratori di ingressi regolari. Editoriale di Marco Impagliazzo su Vita Pastorale

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