Vie di speranza e di pace

Vie di speranza e di pace

In un libro di Marco Torraca l'attualità del recente magistero pontificio riguardante il dialogo tra le religioni
«Giovanni XXIII è stato il Papa della speranza: e di quale speranza!», l'emblema di un aggiornamento della Chiesa cattolica
Il Concilio Vaticano II intravede una convergenza delle religioni come via di speranza e di salvezza: "Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri"». Parte da Nostra aetate, 2 , Marco Torraca per iniziare, con un primo capitolo sulle altre religioni nella teologia del Novecento e la necessità del dialogo tra credenti, il suo Dal Vaticano II a Francesco. Criticità e prospettive di un cammino dialogico (Marcianum Press, Venezia, 2023, pagine 272, euro 26).
«Giovanni XXIII è stato il Papa della speranza: e di quale speranza!», dice l'autore nel secondo capitolo, ripercorrendo il rapporto tra il Concilio e l'interesse per le altre fedi nella teologia novecentesca. Egli è l'emblema di un aggiornamento della Chiesa cattolica, passata dalle Divinae Institutiones di Lattanzio - il quale afferma che solo «essa ritiene il vero culto. In essa la fonte della verità, il domicilio della fede, il tempio di Dio; in essa se qualcuno non entri o da essa esca, non ha speranza di vita o di salvezza» - a una nuova autocomprensione di se stessa.
Anche se quello di Roncalli non si può definire un pontificato "di transizione" dal punto di vista del suo significato, è stato certamente di breve durata, differentemente da quello di Giovanni Paolo II. Egli convocò un incontro interreligioso il 27 ottobre 1986 che diede vita a quello che poi verrà chiamato "lo spirito di Assisi", al quale è dedicato il terzo capitolo del volume. «All'invito del Pontefice risposero settanta rappresentanti delle principali fedi del mondo in nome della speranza di un mondo migliore, rinnovato, profondamente fraterno e puramente umano». L'evento, nonostante abbia generato dissensi e contestazioni, fu il primo di una lunga serie, della quale si occupa il capitolo quarto, che racconta anche del lavoro che tanti movimenti ecclesiali fecero per ideare, promuovere e accompagnare tali raduni: dalla Comunità di Sant'Egidio ai Focolari, portati da un'esperienza di unità con Dio «a gettare ponti di pace, ad accendere luci di speranza nell'oscurità, a rispondere con l'amore alla violenza».
Tutto iniziò esattamente un anno dopo quel primo appuntamento e «anche l'anno successivo l'incontro si tenne a Roma ed ebbe come titolo Uomini di pace in cerca di pace. Nel discorso (29 ottobre 1988) ai partecipanti, Wojtyla ricordava come il dono della pace esige da tutti la perseveranza nella preghiera e nella speranza sperimentati già, due anni prima, ad Assisi. Persiste la minaccia della guerra e tanti ripongono la loro speranza di soluzione dei problemi nelle armi, ma la via resta quella della preghiera e della volontà di pace, che, apparendo forze deboli, sono certamente "riserve spirituali" a cui bisogna attingere per impedire alla violenza di dominare». Quanta consonanza con i sentimenti di Papa Francesco, il quale «nel trentesimo anniversario del primo Incontro interreligioso [...] fece ritorno nella città dí Assisi» e «definiva la pace: "filo di speranza" che collega il cielo e la terra».
L'appello conclusivo dell'incontro di Palermo nel 2002 «rimarcava il bisogno di speranza dell'umanità, la speranza di poter vivere con l'altro, la speranza di non essere dominati dalla memoria dei torti subiti, la speranza di costruire un mondo in cui tutti possano vivere con dignità [...]. Solo la pace rende culto a Dio». Mentre «l'odio genera solamente violenza, umiliando la speranza», dice Torraca. Egli non passa sotto silenzio il fatto che Giovanni Paolo II, nel Messaggio ai partecipanti del XVI Incontro internazionale di preghiera per la pace, abbia ricordato «che soltanto nel volto di Dio è possibile trovare la ragione della nostra esistenza e la radice della speranza».
Gli accenti non cambiano con il nuovo Vescovo di Roma: infatti per l'incontro del 2005, «il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, nel messaggio al cardinale Philippe Barbarin (all'epoca arcivescovo di Lione), esprimeva la compiacenza del Pontefice Benedetto XVI per l'evento e la richiesta per tutti a impegnarsi, fattivamente, per la pace e per il dialogo, uniche vie per guardare con speranza al futuro dell'intero pianeta». Tale virtù teologale trova spazio nel titolo dell'incontro interreligioso Uomini e culture 2013: Il coraggio della speranza, religioni e culture in dialogo, che ebbe luogo a Roma dal 29 settembre al 1° ottobre, come pure nell'appello finale dell'incontro del 2015 in Albania, nel quale si affermava che «il XXI secolo era giunto a un bivio (in cui bisognava scegliere la direzione) tra: rassegnazione e futuro di speranza, indifferenza e solidarietà».
Seguono altri due capitoli sui pontificati di Benedetto XVI e di Francesco e un ultimo che ha per oggetto la teologia dell'incontro tra popoli, nazioni e culture. L'opera, che dopo le conclusioni e la bibliografia riporta una sítografia, risulta impreziosita da una presentazione a cura di monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, e da una prefazione di monsignor Giuseppe Lorizio, docente ordinario di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense, che la conclude ringraziando l'autore «perché ci aiuta a documentare e sostenere, nonostante lo sconforto che ci può assalire di fronte agli insuccessi, l'impegno dialogico, lo sforzo per il raggiungimento della pace, non solo in Ucraina e l'attenzione al pianeta».
 
 

[ Simone Caleffi ]