In tema di flussi migratori, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha accolto il 30 settembre scorso nei propri locali una delegazione della Chiesa evangelica in Germania (Ekd). La breve visita - svoltasi nel quadro di una missione a favore di politiche migratorie più eque a livello europeo (il gruppo ha incontrato, tra gli altri, il prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno) - è stata l'occasione per uno scambio di informazioni sulle attività delle stesse chiese nel campo dell'accoglienza di rifugiati e migranti.
In particolare è stato illustrato il progetto Mediterranean Hope della Fcei che da più di un anno è presente a Lampedusa con un osservatorio sulle migrazioni, a Scicli (Rg) con una casa di accoglienza e scambio culturale, a Roma con un relocation desk, mentre in Marocco, insieme alla Comunità di Sant'Egidio, a breve entrerà nella sua fase operativa un humanitarian desk, con l'apertura in via sperimentale di corridoi umanitari verso l'Italia.
La delegazione dell'Ekd - guidata dal teologo Martin Dutzmann e dal vescovo luterano di Berlino Markus Dróge - ha espresso scetticismo per i cosiddetti hotspot per la registrazione e la ridistribuzione dei profughi istituiti dall'Unione europea. Piuttosto, dicono i rappresentanti dell'Ekd, bisogna entrare nell'ottica che debbano veramente essere i paesi più forti dell'Ue, come la Germania e la Svezia, a fare la parte del leone per quanto riguarda l'accoglienza dei profughi, sollevando da questo ruolo paesi come l'Italia e la Grecia.
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