LAMPEDUSA. Non si fermano gli sbarchi in Sicilia. Ieri altri 600 migranti sono arrivati tra Catania e Messina. E sempre ieri la squadra mobile di Ragusa ha fermato due presunti scafisti. Sarebbero stati loro ad aver pilotato il barcone su cui è stato ritrovato morto un giovane eritreo. Picchiato e bastonato, secondo i migranti soccorsi, proprio dagli organizzatori del viaggio. Ma c'è anche chi guarda al tema immigrazione con un atteggiamento diverso. Ieri in 150 tra studenti e docenti di alcune scuole superiori della Toscana, sono arrivati a Lampedusa accompagnati dalla Comunità di Sant'Egidio. Negli incontri con il sindaco Giusi Nicolini («abbiamo imparato a essere un "noi" che comprende un " loro" »), con Franco, falegname che dai barconi ricava croci di speranza, con Lillo che ha avuto in affidamento il sedicenne senegalese Seidou («un dono dall'alto che ha reso la vita meravigliosa: questi ragazzi non chiedono nulla se non di essere accolti come figli»), è maturatala consapevole possibilità di essere ciascuno parte della soluzione. «Non subire impotenti - spiega Dinni Rolfo per Sant'Egidio - il mondo così com'è, ma desiderare di cambiarlo a partire da noi». Come fanno i lampedusani, come don Mimmo Zambito che ha ricordato il senso della visita di Papa Francesco «sui cui passi vi muovete anche voi». Con una motovedetta della Guardia Costiera una delegazione di dieci ragazzi ha portato una corona in mare, per ricordare tutte le vittime. Alla Porta d'Europa di Mimmo Paladino, l'incontro con Adam, giovane ghanese che è scampato alla furia del mare e delle incognite del viaggio e che ha raccontato la sua storia ai 150. Consegnate al sindaco le firme raccolte per un appello verso ulteriori passi di responsabilità da parte dei politici, per nuovi piani di accoglienza e, da parte di tutti, per un'attitudine intelligente e umana che disegna le rotte dei giorni che verranno.