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Corriere della Sera - Ed. Roma

20 Leden 2010

Emergenza Le Acli: auspichiamo un ritorno al dialogo. Iniziato lo spostamento dal Casilino 900

Piano nomadi «no» di Sant'Egidio

La comunità accusa: via di Salone, rom trasferiti a forza e minacciati

 
verze pro tisk

Al secondo giorno del Piano nomadi, con lo sgombero parziale del Casilino 900, e alla vigiha di un nuovo trasferimento peri roco di Salone, la Comunità di Sant'Egidio ha annunciato di lasciare il tavolo con il Campidoglio. Una dura presa di posizione: secondo la comunità «i nomadi di Salone sono stati minacciati di esecuzione forzata» se non avessero accettato il trasferimento al Centro richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto. «Non c'era motivo di portarli lì - hanno aggiunto dalla comunità -. Così i bambini sono stati allontanati dalla propria casa e dalla scuola». D'accordo con Sant'Egidio anche le Acli. Dalla Prefettura, dove in serata si è svolto un incontro con i rappresentanti della comunità, è stato Invece precisato che il centro di Castelnuovo «è una sistemazione dignitosa e transitoria. Il Comune assicurerà il trasporto dei bambini per non interrompere la scolarizzazione».

«No alle deportazioni», l'allarme di Sant'Egidio. I trasferimenti da Salone a Castelnuovo di Porto

Le ruspe abbattono il Casilino 900, le famiglie rom temono di essere divise. E nella seconda giornata del Piano nomadi scoppia anche un caso per la protesta di Sant'Egidio. «Lasciamo il tavolo istituito dal Campidoglio con le associazioni cattoliche - annunciano i responsabili della comunità. -. Da Salone sono state allontanate famiglie con bambini nati in Italia, persone che abitavano in un campo attrezzato, controllato da telecamere e sorvegliato: non c'era alcun motivo di trasferirle al Centro per richiedenti asilo». Paolo Ciani, responsabile dei servizi rom e sinti, rincara la dose: «La vita migliore per alcuni rom non può passare per la vita peggiore di altri. Domani potrebbe toccare a quelli del Casilino 900, se chiuderanno i campi della Martora e a Tor de' Cenci, in una sorta di triste gioco dell'oca».
Sotto accusa, per Sant'Egidio, è il sistema adottato per trasferire i nomadi da Salone a Castelnuovo di Porto. «Non c'era l'accordo dei rom - dicono da Sant'Egidio che sono stati invece minacciati di esecuzione forzata. Tanto che con i loro avvocati hanno già fatto ricorso. Tra l'altro, i nomadi passano a carico dello Stato mentre prima, a Salone, si pagavano utenze e sostentamento. E su 128 persone, ci sono 74 bambini, piccoli inseriti nelle strutture scolastiche di zona, allontanati da casa senza fondati motivi».
La risposta della Prefettura non si fa attendere: «Il regolamento adottato nel 2009 prevede che nei campi nomadi siano ammessi solo stranieri con permesso ai soggiorno. Coloro che erano senza documenti hanno presentato richiesta di asilo, ben sapendo che solo con tale istanza potevano avere il titolo necessario per restare nei campi autorizzati. I bambini sono stati condotti al "Cara", una sistemazione transitoria e dignitosa, per non separarli dai genitori. E il Comune assicurerà il servizio di trasporto per non interrompere la scolarizzazione». In serata, durante un incontro a Palazzo Valentini, Daniela Pompei, responsabile immigrazione di Sant'Egidio, ha contestato alla prefettura «la violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, perché così si interrompe un percorso scolastico e residenziale».
Sulla stessa lunghezza d'onda della comunità sono anche le Acli, le Associazioni cristia ne lavoratori italiani. «Prendiamo atto della decisione di Sant'Egidio - spiega il presidente Andrea Olivero -. Non crediamo che sia una scelta ideologica, ma anzi la loro posizione ci fa riflettere. Allo stesso tempo, però, chiediamo a tutte le parti uno sforzo ulteriore, perché in gioco ci sono delle persone, e soprattutto molti minori. Lanciamo un appello perchè si possa ricucire lo strappo. Chiederemo al prefetto di incontrarlo per rimettere in piedi il tavolo». Diversa la posizione del Centro Astalli («Tutto si è svolto regolarmente, senza grossi ostacoli allo sgombero», ha detto il presidente, padre Giovanni La Manna) e per la Compagnia delle Opere, che ha espresso «sostegno» al Campidoglio.


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