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29 Enero 2014

La città difficile

Clochard aggrediti, l'ora della solidarietà

In centinaia alla veglia di Sant'Egidio. In chiesa anche due delle vittime

 
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GENOVA. Mentre la polizia è ormai certa che il movente dell'aggressione è quello di una "rappresaglia mirata" e che "non ci sono elementi per dire che c'è una matrice politica", Genova si stringe attorno ai quattro senzatetto massacrati di botte in piazza Piccapietra.  In centinaia ieri sera hanno preso parte alla veglia di preghiera "per dire no ad ogni violenza" organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio alla basilica dell'Annunziata, dove a Natale era stato organizzato il pranzo per i senza tetto e le famiglie in difficoltà. «Come Comunità di Sant'Egidio, prima ancora della solidarietà, delle dichiarazioni, dei proclami, vogliamo reagire nell'unico modo che conosciamo: raccogliendoci con tutti i genovesi che lo vorranno in una preghiera cittadina per i poveri e contro la violenza».

I genovesi  dicono no a qualsiasi forma di intolleranza e lo hanno fatto portando in chiesa, dove erano presenti anche due delle vittime, tanti bambini. «Vogliamo pregare per Koloman, Susanna, Jan e Alice, per chi vive per strada ed ha paura: perché i poveri non causano l'insicurezza, ma  sono i primi a subirla. Ma vorremmo pregare anche per chi ha  il cuore posseduto dalla violenza e dall'odio. E vo gliamo pregare per noi e per la nostra città, perché sappia divenire un luogo accogliente per tutti, soprattutto per chi è fragile, povero e solo». Sul fronte della indagini, grazie alle testimonianze, tra le vittime e gli aggressori ci sarebbe stato un primo "contatto" a metà dicembre. Alle 2 di notte, quattro ragazzi mentre tornavano a casa dopo aver passato la serata in un locale, in via XII Ottobre avevano incrociato i cinque clochard. Li avevano insultati, minacciando di dare loro una pesante lezione se non fossero spariti. Il venerdì successivo la scena si era ripetuta. I senza tetto però non se ne erano andati. «Sappiamo chi siete e dove siete, state attenti». Susanna, Koloman, Alice e Bobak non  hanno avuto paura, sono ben altri i pericoli che si corrono a dormire per strada e personaggi peggiori li hanno incontrati già altre volte a Taranto e Bologna dove hanno vissuto tanto tempo.

Invece, venerdì notte, mentre erano nella loro tenda e sotto i cartoni, il gruppo di vendicatori è sbucato dal buio. Erano in quattro, armati tubi innocenti da un cantiere e li hanno pestati a sangue. «La politica non c'entra, se fosse stato così, la spedizione punitiva sarebbe stata già rivendicata ». Gli inquirenti stanno indagando con i colleghi della Digos e ormai sono certi di avere a che fare con un gruppo isolato, almeno quattro persone era il gruppo di "fuoco", tutti sui 25-30 anni, che volevano dare una lezione a questo gruppo di rumeni per lo sgarro e soprattutto perché, secondo la loro particolare idea di decoro, contribuiscono a degradare la zona. «Una sorta di "pulizia"», ammette la polizia. «Conoscono bene le loro vittime, e hanno studiato un piano dettagliato prima di colpire». In effetti non hanno rischiato di massacrare i senza tetto che dormono sotto i portici di via XII Ottobre perché sarebbero stati notati. Hanno scelto non a caso i quattro che hanno trovato un riparo in piazza Piccapietra, in un angolo nascosto tra in negozio di abbigliamento Scout e la Faro Assicurazioni.

Uno dei feriti ha raccontato che qualche giorno prima, aveva avuto un diverbio in piazza Piccapietra con un gruppo di italiani che urlavano. «Chissà, che abbiano voluto dare un segnale ai senza tetto che vivono in centro che quella è una zona off limits per loro». La paura serpeggia tra chi vive per strada. La cittadella dei senza tetto che ogni giorno dormono tra Piccapietra, XXII Ottobre, arrivando quasi in piazza Corvetto è stata smantellata. In tanti hanno preso le loro cose e si sono spostati in altri punti della città ritenuti più sicuri. La polizia sta analizzando decine di filmati di telecamere a circuito chiuso, del Comune e private. Dopo il ritrovamento in galleria Mazzini di una passamontagna e un tubo innocente insanguinato in via Ceba, dietro Piccapietra, sono state sequestrate le immagini riprese da una telecamera del commando che corre verso largo San Giuseppe: non hanno il viso coperto, ma sono scure ed è difficile ricostruire i volti. «Stiamo allargando il raggio di azione- spiegano in Questura - per ricostruire un percorso che potrebbero aver fatto. Sicuramente quando sono scesi dalle auto o dagli scooter hanno tolto i caschi». Ogni caso ora viene analizzato nei dettagli. È stato stabilito che non ci sono analogie tra il caso di Piccapietra e quello del clochard rumeno ferito a Dinegro lunedì sera. Nessuna  coltellata. Camminava ubriaco con una bottiglia sotto l'ascella. Cadendo, si è frantumata ed è rimasto ferito dai cocci. A novembre un nordafricano era stato aggredito alle spalle in via XII ottobre, ma era solo un tentativo di rapina.  

Stefano Origone


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