change language
you are in: home - ecumenis...dialogue - internat...or peace - antwerp ...e future newslettercontact uslink

Support the Community

  

Let us help Rohingya refugees in Bangladesh

The Community of Sant'Egidio launches a fundraising campaign to send humanitarian aid to the refugee camps in Bangladesh, in collaboration with the local Church

Christmas Lunch with the poor: let's prepare a table table that reaches the whole world

The book "The Christmas Lunch" available online for free. DOWNLOAD! And prepare Christmas with the poor


 
printable version
September 8 2014 16:30 | Karel de Grote-Hogeschool, Campus Groenplaats, Swaelen room

L’arte e il lavoro per la pace

Johannes Wickert


Artist, Germany
Gentili signori,
attualmente vediamo che nel corso di molti conflitti armati nel mondo anche i beni culturali vengono distrutti intenzionalmente con violenza. Ciò dimostra quanto la cultura e l’arte di un popolo siano considerati dall’aggressore un valore importante.
Non posso in questo contesto approfondire il tema dell’arte negli stati totalitari neppure quello della commercializzazione morbosa delle opere d’arte come fossero azioni quotate in borsa, oppure parlare delle conseguenze dell’arte come pura provocazione al servizio del sensazionalismo. 
Mi sembra, inoltre, che nella nostra civiltà occidentale molte produzioni artistiche siano significative solo per un ristretto gruppo di persone, mentre rimangono estranee e incomprensibili per la maggior parte della gente. Ciò è un ulteriore problema.
In questa conferenza vorrei però sviluppare il mio tema “l’arte e il lavoro per la pace” partendo da una prospettiva diversa. 
Nel XV secolo il filosofo e teologo Nicola Cusano creò un personaggio letterario che fino ad oggi viene menzionato in relazione  alla creatività e all’arte: un artista è seduto sulla riva di un fiume, precisamente della Mosella, intento a scolpire un pezzo di legno per farne un bel cucchiaio. L’artista è felice, pieno di gioia, la sua opera è per lui come una preghiera. Mentre lavora si domanda se un simile cucchiaio già esiste nel mondo naturale: no, non esiste; il Creatore se ne è semplicemente dimenticato. Tuttavia, per fortuna, ora è SUO compito  proseguire e completare l’opera creativa di Dio.
Lavorando continua a riflettere e si chiede se esistono altri cucchiai, simili o addirittura uguali al suo. La sua risposta è ancora no, poiché egli, come creatore di tale oggetto, è un individuo distinto da tutti gli altri scultori di cucchiai. Per questo motivo ogni cucchiaio è diverso. (al contrario di quello che avviene negli stati totalitari nei quali si apprezzano solo le realizzazioni stereotipe).
A questo punto l’artista si domanda: perché scolpisco proprio un cucchiaio? Lo devo vendere? No, lo sto facendo perché sono uno scultore e nel mio lavoro sono alla ricerca della bellezza. La mia opera ha un valore intrinseco. 
Nei 550 anni, trascorsi dall’epoca del racconto, molti artisti e artiste si sono seduti sulla “riva di un fiume”. Avevano e hanno obiettivi diversi, utilizzano mezzi e tecniche differenti, tutti insieme lavorano alla realizzazione di un’enorme opera d’arte che abbraccia il mondo, che è cresciuta nel corso secoli. Tutto ciò in che modo interessa il lavoro per la pace?
Tre riflessioni sul tema “Arte e lavoro per la pace”:
 
1. Conflitti, paura, dolore, tristezza, stress, delusioni, odio …. il lungo elenco di tali carichi negativi appesantisce l’esistenza umana. Tuttavia esiste da sempre UN farmaco per la cura: l’espressione di questi sentimenti. La musica, la letteratura, la danza, la pittura, il teatro, la scultura, lo spettacolo, la fotografia, il cinema, le installazioni: in tutte le forme di espressione artistica agisce una forza catartica. Essa non crea solamente un’opera d’arte ma nello stesso tempo purifica l’animo umano. Questo compito benefico non è solo prerogativa dei grandi artisti, ogni essere umano può adempierlo quando contempla  o si confronta con un’opera d’arte. Avendo un effetto salutare, l’attività artistica si è rivelata particolarmente benefica proprio con i disabili, gli anziani, i malati e tutte quelle persone che vivono ai margini della società. L’espressione individuale di un artista ci mostra quello che gli brucia dentro, ciò può essere una sua “ferita intima” oppure un problema mondiale o, ancora, la sua aspirazione al bello. La bellezza è un bene di Dio che in molte parti del mondo industrializzato viene facilmente dimenticata. Per questa ragione secondo me  è pedagogicamente sbagliato aver ridotto o addirittura abolito nei nostri curricola scolastici le ore di musica a favore di discipline più utili per l’economia, così i bambini non vengono più educati alle possibilità dell’espressione artistica. Ogni volta che le persone dipingono, suonano, cantano, ballano …. in modo vigoroso e allegro si da un contributo al lavoro per la pace. Dove fioriscono queste opere d’arte non c’è aggressività.
Alcuni giorni fa ho letto il testo di Dostoevskij “Memorie dalla casa dei morti” nel quale racconta delle sue esperienze di condannato in un gulag siberiano. Nel mezzo di tutte le sofferenze che quelle centinaia di carcerati giornalmente dovevano subire brillava una luce. Per Natale quei criminali malridotti e indigenti potevano organizzare una rappresentazione teatrale. L’arte, questa fu la scoperta dello scrittore, aveva il potere di trasformare queste figure aggressive e minacciose in uomini totalmente diversi, migliori almeno per poco tempo. Questa esperienza incoraggerà lo scrittore anche nel corso delle sue successive produzioni.
 
2. Quando poco dopo la Seconda Guerra Mondiale un pittore della zona dell’Eifel in Germania ebbe l’dea di radunare tutti gli artisti e le artiste di quelle terre confinanti che fino a poco prima si erano combattute violentemente (allora ci si poteva incontrare solo in segreto) si svilupparono delle amicizie profonde lavorando insieme e organizzando numerose mostre. Nei loro dipinti e nelle loro sculture troviamo simboli  della orribile vicenda della guerra per la cui narrazione mancavano le parole. La lingua pregnante dell’arte figurativa favorì una rinnovata sintonia. Questo è solo UN esempio di come artisti e artiste possano attraverso il loro genio (se mettono da parte le dispute faziose e la competitività) tralasciare le differenze e procedere sulla strada della solidarietà internazionale e della pace dando un esempio di impegno per la comprensione reciproca. 
L’Associazione Europea degli Artisti Figurativi esiste ancora oggi, lavora per la pace. 
 
3. L’arte può trascendere la realtà quotidiana. Attraverso di essa si incontrano l’immanente e il trascendente. Il pittore Paul Klee afferma che l’arte vuol rendere visibile l’invisibile, dare espressione ad una particolare realtà dell’essere che da unità alla nostra esistenza.  Il mio motto è “ogni cosa ha il suo tempo” oppure dicendola con Joseph von Eichendorff “in ogni cosa dorme un canto”. L’arte può destare e far risuonare questo canto. Noi in questo senso ci immaginiamo un artista ideale, un maestro pieno di talento che non si sottrae mai al suo impegno di volgere lo sguardo al trascendente, allo spirito.  
C’è, tuttavia, anche un altro tipo di artista, quello capace di creatività sociale, di fare un lavoro  sociale. Joseph Beuys la chiama “scultura sociale”. Nella Comunità di Sant’Egidio avviene allo stesso modo: realmente si aiuta in maniera professionale (cure mediche, offerte o molto altro, aiuti che assicurano la sopravvivenza) ma questo realismo si accompagna a qualcosa di trascendente, direi a qualcosa di magico cioè all’amicizia.
Entrambi costituiscono l‘opera creativa per la pace! La pace, infatti, è una forma di vita che gli uomini devono desiderare e per la quale devono impegnarsi in maniera creativa. Penso a quella famosa citazione di uno scrittore russo “Bambini, giocate ai soldati. Non preferite giocare alla pace anziché alla guerra?” “Sì, certo, ma come si gioca alla pace?”. 
Le mie tre riflessioni portano a questa conclusione: il lavoro artistico per la pace che parte dal basso costituisce nelle sue diverse espressioni un fondamento stabile. Completa efficacemente le preghiere, che sono indispensabili, e le iniziative politiche. Il nostro impegno per il futuro è far sviluppare tutto ciò.  
– Permettetemi di aggiungere ancora un ultimo pensiero personale: l’arte apre il nostro (e anche il vostro) mondo reale al cielo. Da qui irradia una emozione tutta particolare, la gioia. 
Quale emozione può essere migliore quale compagna della pace?

 

PROGRAMMA
PDF

LIVE STREAMING



RELATED NEWS
October 24 2011

The Spirit of Assisi: 25 Years of Prayer for Peace

IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | NL | RU
March 21 2011

Jos (Nigeria): a Conference on peace, the service to the poor and the intereligious dialogue

IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | NL
all related news

NEWS HIGHLIGHTS
December 26 2017

Look at the world map enlightened by the Christmas lunches

IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | NL
December 25 2017

Merry Christmas from the Community of Sant'Egidio!


The joy of Christmas is the joy of a visit, the one we receive, because Jesus comes into the world, and the one each of us can give, because the visit is a joy and a light that remains. WATCH THE VIDEO
IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | NL | RU
December 13 2017 | BLANTYRE, MALAWI

The new church in the House of Friendship of the Community of Sant’Egidio in Blantyre has been inaugurated.


The first prayer was presided by Mgr. Vincenzo Paglia, who met the Community in his visit to Africa
IT | EN | ES | DE | FR | PT | NL | PL | HU

ASSOCIATED PRESS
February 26 2018
Roma sette
Congo e Sud Sudan, Gnavi: «La liberazione ha il nome di Gesù»
February 23 2018
Domradio.de
"Wir können Frieden organisieren wie andere den Krieg"
February 22 2018
Famiglia Cristiana
La preghiera sia un urlo contro le guerre
February 21 2018
Vatican Insider
Sant’Egidio si unisce alla Giornata di digiuno per Congo e Sud Sudan indetta dal Papa
February 21 2018
SIR
Giornata preghiera e digiuno: Comunità di Sant’Egidio, adesione all’invito del Papa. Veglia nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma e in molte città italiane
all press-related