In occasione della Giornata mondiale del Rifugiato 2008
Le immagini dell’immigrazione, anche nelle ultime settimane, mostrano volti stremati e impauriti di uomini, donne e bambini che approdano lungo le nostre coste, dopo viaggi pericolosissimi, alla ricerca di accoglienza e protezione in Europa.
Non tutti riescono ad arrivare alla meta: molti, nessuno sa quanti, non ce la fanno a raggiungere le coste nordafricane perché muoiono nella lunga traversata del deserto. Altri trovano la morte in quella striscia di mare che divide l’Africa dall’Europa. Sono uomini e donne in fuga dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla povertà o dalle calamità naturali per le quali in molte parti del mondo ancora si muore.
Sono esseri umani che per disperazione rischiano la loro stessa vita pur di arrivare a quell’Europa che rappresenta la salvezza per sé e per i propri figli.
Le morti documentate dai media sono aumentate negli ultimi mesi. Mentre l’Italia si appresta a decidere misure legislative riguardanti gli stessi rifugiati, è prioritario richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su storie di uomini, donne e bambini che all’Europa chiedono solidarietà senza essere considerati semplicemente dei “clandestini”.
Dimenticare, rimuovere, rassegnarsi alla normalità delle tragedie dell’immigrazione vuol dire lasciare morire una seconda volta chi è morto nella speranza di arrivare in Europa.
Verranno forniti dati e storie sulle vittime dei viaggi verso l’Europa.