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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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15 Novembre 2008 18:00 | Holy Cross Church

Omelia del Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali



Leonardo Sandri


Cardinale, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Santa Sede

Beatitudine,
Eminenze, Eccellenze,
cari amici della comunità di Sant’Egidio,
fratelli e sorelle,

Celebro con gioia la Santa Eucaristia, che apre il giorno del Signore, condividendo con voi la preghiera per la pace. Siamo attorno alla mensa della Parola e del Pane. L’altare è Cristo. Lui è la nostra pace; la nostra unità; la nostra fraternità.
E’ lui che fa di noi un solo popolo, benedetto dall’amore di Dio, pur nella diversità delle origini e della storia presente.
Qui scopriamo di partecipare ad una sorgente di bene che viene dall’Alto e che ha irrorato la storia dei questi ultimi decenni, a partire dal memorabile incontro di preghiera per la pace voluto ad Assisi dall’amato Papa Giovanni Paolo II e continuato con dedizione dalla Comunità di Sant’Egidio.
Respiriamo a Cipro lo "spirito di Assisi". Respiriamo a pieni polmoni, perché oriente e occidente si sono dati convegno per confessare insieme il Signore della pace davanti al mondo. Rendo grazie a Dio per la presenza in quest’isola di una Chiesa ortodossa che nei secoli ha mantenuto viva la fede degli apostoli, allargando il suo cuore ad altre chiese cristiane. Ringrazio a nome di tutti Sua Beatitudine l’Arcivescovo Crisostomo per la generosa ospitalità e, secondo l’invito dell’apostolo Paolo – che passò per Cipro e del quale la Chiesa Cattolica celebra il giubileo della nascita - gli offro l’abbraccio e il bacio della pace in Cristo.

La parola del vangelo illumina l’edizione 2008 dell’incontro "Uomini e Religioni".
La parabola dei talenti, donataci dal Signore attraverso l’evangelista Matteo, è consona al nostro ritrovo e ci fa intravedere subito la vocazione della Comunità di Sant’Egidio. Essa è chiamata a raccogliere ogni frammento di comunione tra le religioni e i tra i popoli perché nulla vada perduto di quanto può edificare l’unità della famiglia umana amata dall’unico Dio, Creatore e Padre. Noi le assicuriamo preghiera, simpatia e collaborazione.

In questa Eucaristia lo Spirito del Risorto ci fa dono dei multiformi talenti di Dio.
Primo fra tutti, l’accoglienza: "Chi accoglie voi accoglie me e Colui che mi ha mandato". Come Maria accogliamo l’Inviato di Dio, ricordando che Dio vuole passare e cambiare la storia attraverso il mistero della reciproca accoglienza, che è un imperativo cristiano.
Come è imperativo cristiano la pazienza, che sempre l’accoglienza impone proprio quando è autentica: la pazienza della sincera conoscenza dell’altro in libertà da ogni pregiudizio; la pazienza del dialogo e della collaborazione nella fatica di accettare diversità, ma anche povertà e debolezze reciproche, senza evidentemente giustificare queste ultime.
Il Signore integra con la sua presenza ogni nostro limite se gli consentiamo di passare nella storia aprendo a Lui stesso la porta quando accogliamo un fratello.
Se ci esimiamo da questa pazienza, rischiamo di perdere Colui che passa. E’ il grande Agostino d’Ippona ad insegnarci il timore per il Signore che passa e che potrebbe non più tornare.
Così approdiamo alla speranza, che pure accompagna sempre l’accoglienza e la pazienza cristiane. Mai la storia potrà smentire la speranza cristiana: il frutto di questo talento è sicuro e abbondante, perché garantito dal Crocifisso-Risorto, che ha rivestito lo scandalo della croce della luce pasquale. 

Accoglienza, pazienza e speranza sono le vie sicure per coltivare il vero talento costituito dalle religioni.
Tutte le religioni sono una straordinaria forza vitale per l’umanità.
A condizione 
- che ciascuna religione sia sempre aperta alla verità e colta per quello che deve essere in rapporto a Dio e agli uomini, senza interesse di nessun altro genere da parte di singoli o di gruppi;
- e che ciascuna di esse sia valorizzata nella sua peculiarità, rimanendo sempre se stessa e a nulla rinunciando, mai cedendo a confusioni e sincretismi indebiti.

Ringraziamo Dio da questo lembo luminoso del continente europeo dove ci troviamo; da quest’Isola, crocevia di culture e di religioni, mentre guardiamo il mare Mediterraneo, culla dell’incontro con tutti i popoli della terra.
Ringraziamo Dio Padre per la religione cristiana, che è Rivelazione offerta all’uomo per sola grazia: rivelazione del suo venire nel Figlio, Parola fatta carne, e rivelazione del suo rimanere con noi nella potenza dello Spirito che è Dio.

Il cristianesimo è un dono per l’Europa e per il mondo. Il cristianesimo solo tende allo sviluppo di ogni uomo e di ogni donna nella sua vocazione storica ed eterna, inscindibilmente affermate, custodite e gelosamente difese, per non mortificare l’uomo e il suo destino, negandone la più profonda identità. Ispirandoci alla parola di san Paolo, facciamo appello ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà perché il cristianesimo non sia svuotato del suo irrinunciabile contenuto, che è una Persona, Cristo Uomo e Dio. E l’uomo non perda le sue radici e le sue prospettive.

In questa ottica, rendo grazie a Dio per il talento rappresentato dalle Chiese Orientali. Esse sono le custodi delle origini cristiane senza le quali non c’è futuro per la Chiesa universale (Benedetto XVI). Sono un talento di inestimabile valore perché hanno la missione di essere ponte ecumenico e interreligioso.

Grazie alle religioni, grazie al cristianesimo, grazie alle Chiese orientali cristiane, potremo coltivare il talento della pace, supplicando Dio di concederlo e gli uomini di non nasconderlo per timore di perderlo, bensì di metterlo a frutto attraverso pensieri, parole e opere di pace! Ed esso si moltiplichi e dia ovunque il cento per uno!

Cari fratelli e sorelle, cari amici,
ho appena compiuto un pellegrinaggio di pace sulle orme dei santi siro-malabaresi e siro-malankaresi dell’India. Mi sono recato in particolare nei luoghi che videro nascere e crescere in Cristo la prima santa indiana, una religiosa di nome Alphonsa, canonizzata da Papa Benedetto XVI il 12 ottobre scorso. Ho pregato ovunque per la pace in Orissa. Ed  ora prego per una reale pace in questo mare Mediterraneo, che si affaccia sulla Terra Santa e sul Libano, come sul Continente Africano. Prego per l’Iraq, per tutto l’Oriente e l’Occidente. L’ultimo atto del mio pellegrinaggio in India è stata la preghiera a Maria nella nuova Basilica della Chiesa Siro-malankarese a Lei dedicata come Regina della Pace. Rinnovo questa preghiera a Dio per le mani di Maria insieme a voi, che vi siete lasciati affascinare dalla bellezza e della possibilità della pace, credendo fermamente in essa e in essa sperando contro ogni speranza.
Chiedo a Cristo di bussare ai cuori di tutti i cristiani, mentre faccio appello alle altre religioni con cordialità e rispetto, e poi agli uomini e alle donne di buona volontà, come ai governanti della terra, perché ciascuno dia non il superfluo, bensì il meglio di sé nella edificazione della pace.
E il Dio della pace faccia risplendere il suo volto su di noi e ci renda strumenti del suo amore, colmandoci della sua benedizione. Amen!

 



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