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12 Settembre 2017 09:00 | Petrikirche

Intervento di Frère Alois



Frère Alois


Priore della Comunità di Taizé, France
Durante la sua visita in Svezia in occasione del 500° anniversario della Riforma, papa Francesco ha pronunciato nella Cattedrale di Lund una preghiera con parole mai dette prima da un papa: «Spirito Santo, donaci di riconoscere con gioia i doni che sono giunti alla Chiesa dalla Riforma». Nella Evangelii Gaudium aveva già espresso un pensiero simile: «Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi» (n. 246).
 
Mi ha molto toccato partecipare a quella celebrazione di Lund perché quelle parole fanno profondamente vibrare noi fratelli di Taizé. È come se la strada su cui frère Roger ci aveva impegnati per molti anni ci venisse ora confermata.
 
La nostra comunità raccoglie in una medesima vita comune una diversità sempre più grande: diversità delle provenienze confessionali e anche diversità di culture, dal momento che ora veniamo da tutti i continenti. Mettendo insieme fratelli protestanti e cattolici, a volte accogliendo un monaco ortodosso per un periodo di tempo, la nostra comunità vorrebbe anticipare l'unità da venire. Essa cerca di realizzare concretamente ciò che viene chiamato scambio di doni: condividere con gli altri ciò che riteniamo essere un dono di Dio per noi, ma anche accogliere i tesori che Dio ha depositato negli altri. Questo è ciò che propone il Papa.
 
Dopo l’incontro di Lund mi sono chiesto come associarmi personalmente alla preghiera di gratitudine espressa dal Papa. Mi sono posto la domanda: provenendo da una famiglia cattolica, quali sono i doni delle altre Chiese per i quali dovrei ringraziare Dio?
 
Mi occorrerebbe tempo per formulare tutto ciò che devo alla tradizione orientale, ma non è il nostro argomento di oggi. Il tema di questa mattina mi porta piuttosto a fermarmi su uno dei doni delle Chiese della Riforma che è diventato vitale per la mia fede e che ho scoperto stando vicino a frère Roger e ai primi fratelli della nostra comunità: il primato dato alla Sacra Scrittura.
 
Potrei citare molti altri doni della Riforma che ho accolto, ma questo è quello fondamentale. Nella mia famiglia, anche se i miei erano cattolici ferventi, non si leggeva mai la Bibbia, non lo si riteneva necessario. Mio padre aveva un solo libro, contenente le letture bibliche della domenica, e lo teneva sempre con sé. Non aveva bisogno di altro.
 
È a Taizé che ho scoperto la Bibbia. Come nuovo fratello della comunità dal 1974, lo studio della Scrittura era per me una novità appassionante. Questo doveva diventare il cuore del nostro lavoro pastorale con i giovani. Quando sono arrivato a Taizé, la comunità organizzava già da alcuni anni incontri di giovani ogni settimana, ma verso la metà degli anni 1970 frère Roger aveva provocato come una sorta di svolta chiedendo a noi fratelli di mettere la lettura della Parola di Dio al centro degl’incontri. Da allora, e fino ad oggi, i giovani che accogliamo seguono ogni giorno per una settimana un'introduzione biblica presentata da uno di noi.
 
Frère Roger aveva capito che dopo un periodo complesso, la fine degli anni 1960 e gli inizi degli anni 1970, bisognava innanzitutto aiutare i giovani ad andare alle sorgenti della fede. Quindi ha certamente dovuto fare appello alla sua esperienza, alla sua storia. Le sue origini protestanti lo inclinavano a ritornare costantemente alle fonti bibliche.
 
L'intuizione che ci ha guidati a quel tempo rimane vera nel nostro XXI secolo. Oggi, ovunque nel mondo, la società e i comportamenti cambiano rapidamente. Opportunità prodigiose di sviluppo si moltiplicano, ma emergono anche instabilità e le preoccupazioni per il futuro si accentuano. Affinché il progresso tecnico ed economico possa andare di pari passo con più umanità, è indispensabile cercare un senso più profondo dell'esistenza. Di fronte alla stanchezza o alla confusione di molti, si pone la domanda: di quale fonte viviamo? O in altri termini: come dissabbiare la fonte in noi?
 
Per aiutare i giovani ad andare alla fonte più essenziale, per aiutarli ad aprire le porte del loro cuore alla presenza di Dio, a volte chiedo loro: siamo veramente consapevoli di quel tesoro che è la Bibbia?
 
Certo, per loro non è sempre facile leggere la Bibbia, trovano testi che non capiscono. Per rendere più facile la lettura, suggeriamo due vie di accesso.
 
La prima è quella di evidenziare chiaramente ciò che sta al cuore della Bibbia, l'amore di Dio e l'amore del prossimo. L'alleanza di Dio con il suo popolo inizia con la freschezza di un primo amore, poi vengono gli ostacoli e anche le infedeltà umane. Ma Dio non si stanca di amare, cerca sempre il suo popolo, cerca sempre ciascuna e ciascuno di noi.
 
Infatti, la Bibbia è la storia della fedeltà di Dio e talvolta è bello ricordare ai giovani le parole impressionanti del profeta Isaia. Dio dice a ciascuno: “Si dimentica forse una donna del suo bambino? Anche se si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai” (Isaia 49,15).
 
Imparare a conoscere questa lunga storia della fedeltà di Dio può risvegliare nei giovani il senso di lente maturazioni.  A volte vorremmo tutto e subito, senza vedere il valore del tempo di maturazione! Ma la Bibbia apre un'altra prospettiva: “I miei giorni sono nella tua mano, Signore” (Salmo 31,16). Diverse parabole di Gesù hanno anche come tema la crescita e la maturazione delle realtà del Regno di Dio.
 
La scoperta dell'amore di Dio senza condizioni apre i cuori all'amore del prossimo. Molti testi biblici, che all'inizio sembrano duri e difficili, s’illuminano alla luce delle esigenze dell'amore del prossimo.
 
L’altra via d’accesso alla Bibbia che è bene far cogliere ai giovani è questa: il Vangelo ci dice che Cristo è lui stesso la Parola di Dio. Quando leggiamo le Scritture incontriamo lui, il Cristo, ascoltiamo la sua voce, entriamo in una relazione personale con lui.
 
Martin Lutero ha invitato a cercare nella Bibbia “was Christum treibet”, “ciò che fa apparire Cristo”. In questo modo non ha fatto altro che esplicitare l’identificazione del logos, la Parola di Dio, con Cristo, come lo vediamo nel Prologo del Vangelo di Giovanni. Pressappoco allo stesso tempo, indipendentemente ma ispirato dalla stessa fonte, Giovanni della Croce ha osservato: “Il Padre ha detto una parola che è suo Figlio”.
 
Oltre alla lettura propriamente detta della Bibbia, vediamo durante le settimane d’incontri a Taizé come i canti della preghiera comune aiutino i giovani a interiorizzare la Parola di Dio. Canti ripetuti a più riprese permettono di essere abitati per lungo tempo da una parola della Bibbia o anche dalla parola di una testimone di Cristo e a permearsi di essa. Questi canti possono poi accompagnarci durante la giornata.
 
Un lungo momento di silenzio al centro di ogni preghiera comune svolge ugualmente un ruolo nella meditazione della Scrittura. Anche in una grande assemblea, il silenzio permette di essere soli davanti a Dio. Si tratta allora di volgersi verso di lui, non per chiedergli per prima cosa questo o quello, ma per accogliere la sua presenza. Nei lunghi silenzi può nascere il gusto di Dio, una parola può crescere nel cuore umano.
 
In silenzio Dio parla al nostro cuore, anche se non ce ne rendiamo conto. Per mezzo dello Spirito Santo ci visita. Se parla a noi, è sempre per dirci e ridirci ancora il suo amore, il suo amore incondizionato. E per ricordarci di amare e dare la nostra vita come lui ci ha amati e si dona per noi.
 
Frère Roger diceva spesso: se cogliamo anche una sola parola, mettiamola in pratica. È mettendola in pratica che la capiremo meglio e che ci darà l'accesso ad altre parole della Scrittura. Quando capiamo poco del Vangelo, possiamo cercare di coglierne di più a partire da una parola che è diventata importante per noi, che si è già realizzata nella nostra vita.
 
Certo, se sottolineo il contributo della Riforma che ha messo in rilievo il primato della Scrittura, si può dire che oggi le fonti bibliche sono approfondite anche dalle altre Chiese.
 
A questo proposito ripenso spesso al Sinodo dei Vescovi del 2008 a Roma, al quale sono stato invitato. L’argomento era appunto quello della Parola di Dio e del suo posto nella nostra vita. In quel Sinodo si è manifestata la grande preoccupazione di mettere molto più in valore la Bibbia. Un cardinale ha ringraziato le altre confessioni per la loro attenzione alla Scrittura. Un vescovo ha dichiarato: “Nella Chiesa cattolica c'è stata una reazione contro la Sola Scriptura della Riforma e questo ha minimizzato l'importanza della Bibbia. Ora ne usciamo”.
 
Durante quel Sinodo abbiamo ascoltato testimonianze provenienti da tutto il mondo. Alcune erano come perle preziose. Un vescovo della Lettonia aveva raccontato che nel suo paese, durante il regime sovietico, sacerdoti e semplici credenti sono morti per aver proclamato la Parola di Dio. Un prete di nome Victor una volta venne arrestato perché possedeva una Bibbia. Gli agenti del regime avevano gettato la Bibbia per terra ordinando al sacerdote di calpestarla. Ma lui si era inginocchiato e aveva baciato il libro. Allora fu condannato a dieci anni di lavori forzati in Siberia.
 
Quando si sente una simile testimonianza, si capisce quanto la Bibbia sia stata amata e abbia trasformato la vita di molte persone in tanti paesi.
 
Per concludere, desidero offrire tre esempi di come la volontà di comunicare la Parola di Dio sia stata una costante nella storia della nostra comunità di Taizé.
 
Al momento del Concilio Vaticano II, frère Roger aveva lanciato una colletta ecumenica per aiutare delle cooperative agricole create dai Vescovi dell’America Latina. Il presidente della Conferenza Episcopale del continente gli aveva allora detto che partecipare alla promozione umana dei più poveri era importante, ma era altrettanto importante partecipare alla loro promozione spirituale. Da lì è nato il progetto di ampliare la colletta di Taizé, di fare una traduzione ecumenica del Nuovo Testamento in spagnolo e inviare un milione di copie alle diocesi di tutto il continente. Poco dopo il Concilio, allo stesso modo la nostra comunità ha inviato mezzo milione di nuovi testamenti in portoghese in Brasile. Ogni persona che riceveva il Nuovo Testamento era invitata a leggerlo con altre dieci persone.
 
Molto più tardi, partecipando nel 1988 al millennio del battesimo della Russia, frère Roger ha sentito i vescovi ortodossi parlare della mancanza di Bibbie tra i loro fedeli e che ne occorrevano almeno venti milioni. Frère Roger ha perciò rilanciato la colletta per poter stampare un milione di nuovi testamenti in russo e inviarli alla Chiesa ortodossa, in un paese allora ancora sotto il dominio comunista.
 
Più di recente, è in Cina che si è presentata una necessità. Grazie alla stessa colletta, chiamata Operazione Speranza, siamo riusciti a far stampare un milione di Bibbie nel 2009 a Nanjing e distribuirle attraverso le diocesi in tutto quel grande paese.
 
Ho iniziato questo intervento citando la preghiera di ringraziamento per i doni della Riforma espressa dal Papa a Lund. Vorrei chiudere con una domanda che ho posto lo scorso maggio a Wittenberg. Questa preghiera del Papa a Lund non richiede forse una risposta? L'apertura del Papa ai doni della Riforma non potrebbe essere un invito ai Protestanti a offrire una medesima apertura ai doni della Chiesa cattolica? Non potrebbero lodare Dio specialmente per la capacità della Chiesa cattolica di rendere visibile l'universalità della Chiesa?
 

 

#peaceispossible #stradedipace
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