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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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10 Settembre 2012 16:30 | Islamic Faculty Hall (Fakultet islamskih nauka)

Nessun futuro senza la famiglia



David Rosen


Già Rabbino Capo di Irlanda, AJC, Israele

Per quanto il titolo di questo panel sia importante per l’umanità, esso ha per me, persona osservante della religione ebraica, una risonanza particolare, poiché l’ebraismo può andare avanti senza una sinagoga (quando non ci sono alternative, le preghiere possono essere recitate individualmente, senza un numero legale), può persino andare avanti senza un centro di studi/scuola (se c’è l’educazione a casa), ma non può andare avanti senza la famiglia. Infatti la casa è il vero centro religioso della vita e delle celebrazioni ebraiche. Tuttavia il modo ebraico di intendere il significato della famiglia ha una rilevanza e un’importanza universali.
Il tema centrale della vita religiosa ebraica è quello della santità. “ Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es. 19, 6) Dio dichiara ai figli d’Israele mentre stanno per entrare a far parte come popolo nell’Alleanza al Sinai. “Siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Lv 19,1) è il comandamento che introduce tutto il gamut delle prescrizioni etiche e rituali della vita ebraica. E l’opera del Midrash “Sifri” interpreta i versetti (Lv 22, 31-33) che dicono “osserverete dunque i miei comandi e li metterete in pratica… affinché io sia santificato in mezzo agli Israeliti. Io sono il Signore che vi santifico, che vi ho fatto uscire dalla terra d’Egitto per essere vostro Dio…”, nel senso che Dio dice “per questo motivo vi ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, affinché siate santi e santifichiate il mio Nome nel mondo”.
In termini religiosi, pertanto, la santificazione è il vero motivo dell’esistenza stessa del popolo ebraico.
Non è quindi senza significato che la parola ebraica per il matrimonio ebraico (Kiddushin)  significhi “santità o santificazione”. Non è solo la relazione dell’impegno coniugale stesso ad essere considerata santa, ma la famiglia come istituzione fondamentale e centro della vita ebraica, la chiave per la realizzazione della ragion d’essere del popolo, ossia essere “una nazione santa”.
Il ruolo centrale della famiglia nella tradizione ebraica è sottolineato dalla Bibbia nel racconto che narra del precursore del monoteismo etico, il primo patriarca, Abramo. Nonostante egli sia riuscito per primo a far conoscere l’unico Dio, la sua Volontà e le sue Vie a tanti altri (o come i nostri saggi interpretano il versetto di Genesi 12, 5 “ e tutte le persone che si erano procurate a Carran”), Abramo desiderava fortemente essere benedetto con la sua discendenza, avere quella completa rete familiare nella quale la profondità dell’impegno spirituale ed etico potesse essere pienamente trasmessa. Come afferma Genesi 18, 19: “Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto…”
Significativamente, è la famiglia di Abramo, Isacco e Giacobbe – conosciuti come i figli d’Israele –, in tutta la sua estensione, che diventa la nazione. La nazione è proprio la somma delle sue famiglie, e quindi essa è all’altezza del suo compito, quando le sue famiglie sono all’altezza del loro compito sacro di santuari della vita ebraica. Commentando le parole del profeta pagano Balaam:  “Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore (alla lettera: santuari), Israele!”, dicono i rabbini: “Quando sono belle le tende di Giacobbe? Quando sono ‘i santuari d’Israele’!”
Ed esse sono santuari quando incarnano la lettera e lo spirito dei comandamenti. E’ per questo motivo quindi che il comandamento di onorare il padre e la madre è al centro del Decalogo stesso.
L’onore e la reverenza richiesti dalla Bibbia ai figli verso i genitori sono legati, nella tradizione ebraica, ai sentimenti che ci è chiesto di avere nei confronti di Dio stesso. I saggi indicano che la Torah usa lo stesso invito “onora” sia per i genitori che per Dio e allo stesso modo proibisce di maledire sia Dio che i genitori. Questo, dicono, è perché “tutti e tre concorrono a creare l’individuo”.
Rabbi Shimon bar Yochai dice: “ L’Onore dovuto al Padre e alla Madre è così grande (per importanza) che Dio l’ha reso (ancora) più importante di quello dovuto a Lui. Poiché è scritto (nel Decalogo) ‘Onora il Padre e la Madre’ (senza specificare come) ma dice (in Proverbi 3, 9) ‘Onora il Signore con tutti i tuoi averi’ (indicando il grado d’onore) secondo i mezzi di ciascuno” (Jerusalem Talmud Kiddushin 1,7).
Inoltre, come la Quinta dichiarazione del Decalogo, questo comandamento unisce quelli riguardanti il nostro rapporto con Dio con i comandamenti che riguardano i rapporti tra una persona e l’altra, indicando che il giusto rapporto tra la Fede e la società dipende sostanzialmente dal rapporto tra genitori e figli.
Inoltre questo è il comando per il quale viene promessa una ricompensa specifica, cioè il prolungarsi dei giorni sulla terra.
La tradizione ebraica ha spiegato il significato di ciò, soprattutto nei termini di una ricompensa nella vita dopo la morte – il mondo che verrà. Tuttavia alcuni commentatori hanno anche osservato che la promessa della longevità nella Torah è espressa principalmente al plurale, suggerendo che si possa riferire a tutta la società. Secondo questa interpretazione, la promessa enfatizza l’importanza cruciale di un rapporto amorevole e rispettoso dei figli nei confronti dei genitori per garantire la sopravvivenza e la salute della società tutta. Alla luce dei miei commenti precedenti circa il valore religioso della discendenza come elemento decisivo per la trasmissione dei valori etico-religiosi, possiamo davvero affermare che senza la famiglia è impossibile coltivare una società realmente morale.
Le benedizioni della società moderna che hanno permesso all’uomo e alla donna contemporanei di liberarsi delle varie catene del passato e di esercitare la propria individualità, valore donato da Dio, si sono rivelate un’arma a doppio taglio. Perché troppo spesso questo individualismo butta via il bambino con l’acqua sporca, rifiutando ciò che è buono ed essenziale della tradizione. Si potrebbe dire che questo è più evidente che mai per la famiglia. Poiché quando i genitori esercitano la loro amorevole responsabilità nei confronti dei figli e quando i figli vivono con rispetto e amore verso i genitori, ci sono fondamenta solide per la salute e la prosperità della società. Tuttavia laddove queste manchino e la famiglia venga meno, le conseguenze per tutta la società sono pericolose e disastrose sul lungo termine.
Come già menzionato, non è solo l’impegno dei genitori e dei figli che dà alla famiglia la sua importanza cruciale per il benessere della società, ma anche il suo ruolo di indispensabile unità educativa per alimentare e trasmettere i valori etico-religiosi.
Le responsabilità educative che ricadono sui genitori sono quindi sostanziali. Già nella Torah (Pentateuco) c’è l’ordine di portare i bambini alla letture pubbliche della Torah in presenza del Re (Dt 31, 10-12). Tuttavia la responsabilità educativa è espressa nella maniera più categorica in Deuteronomio 6 (4-9) – il passo indicato dai saggi come la dichiarazione fondamentale della Fede Ebraica e della responsabilità secondo questa – che recitiamo nelle nostre preghiere ogni mattina e ogni sera:
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze. Tutti questi precetti che oggi ti do ti siano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via…
L’idea viene fortemente arricchita nella leggenda del Midrash (Tanhuma, Vayigash) che afferma che quando Dio stava per dare la Torah a Israele, chiese dei garanti. Il popolo di Israele offrì i Patriarchi e poi offrì i Profeti, ma Dio non accettò nessuno di loro come garante adeguato. Ma quando essi offrirono come garanti i loro figli, Dio li accettò e diede al popolo la Torah. Sottolineando che i nostri valori e il nostro stile di vita sono garantiti dai nostri figli – cioè che la nostra continuità dipende soprattutto dal futuro piuttosto che dal passato – il Midrash afferma anche che la nostra fede e la nostra fedeltà ad essa si misurano sul nostro impegno ad assicurare che i nostri figli siano davvero i “garanti” della nostra posterità.
Questa è una verità universale e forse mai come oggi è importante nel nostro mondo. La salute, la forza e la continuità della società umana possono essere garantite solo attraverso quel nucleo che è dono di Dio, la famiglia, che unisce un uomo e una donna nella santità per educare la discendenza e istillare i valori spirituali e morali conformi alla legge di Dio.

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