Ayer, en ocasión de la Epifanía, la Comunidad de Sant’Egidio renovó una tradición que hace 6 años que dura: una gran fiesta (de hecho, dos, porque en el centro mujeres y hombres viven estrictamente separados) en el CIE de Ponte Galeria, el centro de Identificación y Expulsión más grande de Italia.
Unas 40 personas –italianos e inmigrantes del movimiento Gente de Paz– atravesaron las puertas del centro “armados” con todos los instrumentos de fiesta: adornos, comidas de distintos países –cuscús, arroz senegalés y nigeriano, postres marroquíes y varias especialidades italianas–, tambores y guitarras. Y regalos para todos (pijamas, gorros, y el precioso libro “Dónde comer, dormir y lavarse 2012”, que les será útil cuando puedan salir del centro).
Junto a ellos –por primera vez tras la prohibición impuesta por el anterior Gobierno– entraron también periodistas y cámaras de televisión.
Entre cantes, bailes y buena comida, no faltaron los momentos de emoción. Como cuando Gloria, cristiana de Nigeria, país que estos días ha sufrido especialmente la violencia, con palabras de agradecimiento deseó a todos los presentes un futuro de paz "porque hoy está presente Jesús". Palabras que arrancaron un coral Aleluya de todas las nigerianas presentes.
En el sector masculino, la mayoría de los “invitados” son del norte de África (Túnez, Marruecos y Egipto), aunque también hay muchos subsaharianos (Senegal, Costa de Marfil, etc).
Muchas historias y muchos sufrimientos quedaron atenuados por un día.
EL REPORTAJE DEL TG1 VIDEO
DE LA AGENCIA DE PRENSA ANSA:
BEFANA AMARA A CIE ROMA ,'PEGGIO DI CARCERE' ANNUALE FESTA S.EGIDIO IN CENTRO TRA SPERANZE E TANTE PROTESTE (di Michele Esposito)
(ANSA) - ROMA, 6 GEN - ''Non ce la facciamo piu',non vediamo l'ora di uscire''. E' un grido d'aiuto quello che arriva da 5 cinesi trattenute da mesi nel Cie di Ponte Galeria. E le loro parole, come una sorta di invisibile passaparola, si rincorrono tra le sale della struttura, pronunciate con calma ma con fermezza, da gran parte dei 190 'ospiti' del centro. Per tutti, oggi e' una giornata particolare visto che, come accade ormai da 6 anni, la Comunita' di Sant'Egidio ha organizzato una grande Festa dell'Epifania, tra cibi etnici, balli e parole di pace. Quest'anno poi, grazie alla direttiva del ministero dell'Interno dello scorso dicembre, le porte del centro sono state aperte anche ad alcune testate italiane, segno che ''qualcosa sta cambiando'', sottolinea Paolo Ciani, uno dei responsabili per l'immigrazione di Sant'Egidio. I dubbi sulle modalita' e i tempi di questa sorta di 'detenzione amministrativa', tuttavia restano: ''E' peggio di un carcere, e' una detenzione senza motivo e verso di noi non c'e' rispetto'', protesta Mohamed, 46 anni, un passato da ambulante. ''Il paragone col carcere puo' essere fatto fino a un certo punto'' ma ''c'e' un problema di privazione della liberta' e per questo siamo perplessi rispetto alla proroga fino a 18 mesi'', spiega Ciani riferendosi al decreto dell'ex ministro Maroni, che ha triplicato il periodo massimo di trattenimento nei Centri di identificazione ed espulsione. ''Ci sembra difficile che quando non si riesce a identificare una persona in 6 mesi, lo si possa poi fare in 18 mesi. Sembra una misura punitiva'', dice.
E il decreto trova in disaccordo anche Giuseppe Di Sangiuliano, direttore del Cie e membro della coop. Auxilium, che si occupa della gestione del centro: ''una misura esagerata che fece alzare la tensione, imponendo maggiori misure di sicurezza''. Le acque sembrano ora essersi calmate ma tra gli ospiti di Ponte Galeria resta l'amarezza di una liberta' privata, la sensazione di un torto, il timore di tornare da dove si e' fuggiti.
E' il caso, ad esempio, di due donne nigeriane, rispettivamente da 18 e 17 anni in Italia: problemi con la giustizia, permesso di soggiorno revocato e trasferimento al Cie. ''Perche' non darci una seconda chance?'', si interroga una di loro mentre un'altra ha fatto richiesta d'asilo e attende ormai da mesi: ''Se torno in Nigeria sono spacciata. Sono cattolica e sono fuggita da li' perche' perseguitata''.
La struttura annovera due mense - una per gli uomini, l'altra per le donne - centinaia di alloggi, una cappella e una moschea, un campo di calcio, un pronto soccorso 24 ore su 24, decine di mediatori impegnati nell'assistenza. Molti hanno gia' scontato pene detentive, altri sono sbarcati da poco in Italia, altri ancora si chiedono perche' sono li'.
''Sono nata in Italia da genitori marocchini, lavoravo ma non avevo il soggiorno, non ha senso'', dice in romanesco, la giovane Nadia mentre insieme alle altre ospiti ascolta i funzionari di Sant'Egidio, che tra l'altro hanno ricordato il feroce omicidio del padre e della bambina cinesi e inviato un messaggio di pace interreligioso. Africani, maghrebini, sudamericani, ucraini, cinesi hanno ascoltato in silenzio in un pomeriggio di sorrisi e balli, dimenticando per qualche ora angoscia e noia quotidiane.(ANSA). Y66-PEN 06-GEN-12 20:39 NNN |