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Peace is the future

 
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8 Settembre 2014 09:30 | Thomas More, Campus Carolus, Aula 005

Intervento



Jean Pierre Delville


Vescovo cattolico, Belgio

Stiamo per ascoltare in questo Panel diverse voci provenienti da tutti gli orizzonti, che ci mostreranno come umanisti e credenti si possano porre di fronte alla globalizzazione. Il titolo del nostro Panel contrappone credenti e umanisti, come se gli umanisti non avessero credenze e come se i credenti non fossero mai umanisti. Noi avvertiamo che questa contrapposizione ha qualcosa di semplificativo. Al tempo stesso, sappiamo che essa riveste una realtà. In effetti, dal Rinascimento nel XVI secolo, si è creato un fossato tra pensiero cristiano e pensiero illuminista, in altre parole tra religione e ragione.

La parola “umanista” indica in latino il professore di retorica e grammatica, cioè colui che insegna l’arte della parola, questa caratteristica fondamentale dell’essere umano. L’”umanista” è quindi lo specialista dell’uomo e della sua parola.

La parola “religione” significa sia riunire (religare), sia rileggere (relegere). Nel primo caso, allude al legame tra l’uomo e Dio; nel secondo caso, allude al lavoro di rilettura delle realtà e dei testi sacri che la religione propone. In questo secondo significato, la religione si riavvicina all’umanesimo. Questo lavoro di rilettura e di interpretazione è, a mio avviso, la chiave del rapporto tra religione ed umanesimo.

Nella storia, l’umanesimo ha introdotto nell’universo religioso diverse alterità o diverse sfide in rapporto all’assoluto che la religione rivendica. Ne rileverò sei, seguendo l’ordine cronologico.

1. Il ritorno alle fonti, in opposizione all’autorità della religione.

Lo sviluppo dell’umanesimo è basato sulla riscoperta dei testi dell’Antichità, greca e romana, nelle sue diverse dimensioni, sia pagane che cristiane. Dopo Petrarca (1304-1374) ed Erasmo da Rotterdam (1469-1536), si cerca di comprendere i testi antichi nelle lingue originali, greco, ebraico e latino. Questa ricerca suscita nel cuore stesso delle religioni una sorta di alterità o di concorrenza in rapporto all’assoluto che poteva dominare queste religioni: essa introduce un’alterità nel pensiero filosofico o teologico tradizionale attraverso il ritorno alle fonti della fede e della cultura, svalutando l’autorità del magistero della Chiesa, il papa e i vescovi, e l’autorità delle culture tradizionali. Questa alterità finirà per sfociare in una frattura nella religione cristiana d’Occidente: la Riforma. Martin Lutero (1483-1546), accentuando l’approccio di Erasmo, preconizza l’autorità esclusiva della Bibbia nel cammino di fede e su questa base contesta ogni altra autorità religiosa. Per contro, il ritorno alle fonti è integrato nella Chiesa cattolica con la mediazione dell’arte. Questa ispira opere che rappresentano gli dèi e le dee dell’antichità come Giove, Giunone, Apollo, Mercurio, Venere, Eros. In architettura, la ricostruzione della basilica di san Pietro, commissionata nel 1505 dal papa Giulio II all’architetto Bramante, è fatta sul modello di due monumenti dell’Antichità romana pagana: il Pantheon, per la cupola, e la Basilica di Massenzio per la navata. Ironia della storia: questa ricostruzione, tipicamente umanistica, venne finanziata tramite una richiesta di fondi a tutta la cristianità, che suscitò la collera di Lutero e scatenò la Riforma protestante.

2. L’io, in opposizione alla comunità.

Oltre che dal ritorno alle fonti, l’umanesimo di Erasmo e di Lutero è inoltre caratterizzato per il suo approccio individualista. L’”io” diviene preponderante: per Lutero e per Erasmo la fede dev’essere un cammino personale, risultante da un’interpretazione personale della Bibbia. Ma mentre Erasmo vi vede un cammino volontaristico ed ottimista, Lutero lo percepisce come una grazia di Dio che si dona alla persona umana e la salva dal male. In entrambi i casi la dimensione comunitaria, percepita come autoritaria, viene relativizzata.

3. La sperimentazione, in opposizione all’autorità dell’insegnamento.

L’umanesimo si caratterizza anche per la sperimentazione, a spese dell’autorità dell’insegnamento. Ciò finirà per condurre all’autonomia delle scienze ed alla desacralizzazione della natura. Con Vesalio, per esempio, la medicina diventa sperimentale, si dissezionano i cadaveri, non si considera più il corpo umano come sacro: esso diviene oggetto di ricerca. Con Galileo, si scopre che la terra non è al centro dell’universo e che essa ruota attorno al sole. Con Cristoforo Colombo, si scopre che la terra è una sfera e che se ne può fare il periplo, mentre fino a quel momento si vedeva la terra come un disco piatto, con, al di sopra, una cupola celeste in cui erano racchiusi tutti gli astri e, al di sotto, un mondo inferiore, l’inferno, dove i morti vivevano nella tristezza. Questi rivolgimenti, dovuti alle scienze sperimentali, sembrano contraddire la Bibbia nelle sue affermazioni sul cosmo  e sulla creazione, prese come affermazioni di natura scientifica. Tuttavia, questo senso della sperimentazione permetterà in campo pastorale di fermare la persecuzione delle streghe, attraverso gli incontri che si realizzano tra i cappellani delle carceri e le sedicenti streghe.

4. Il significato unico delle cose, in opposizione al pensiero allegorico.

La sperimentazione introduce l’idea di un significato unico delle cose a partire dalla loro materialità. È lo spirito scientifico in opposizione allo spirito magico. Tuttavia il pericolo è quello di ridurre le cose alla loro dimensione materiale. La Bibbia stessa subisce questo nuovo approccio: mentre nel Medioevo essa era considerata come polisemica o allegorica, cioè connotata da diversi livelli di significato, soprattutto un significato letterale e un significato spirituale, nel XVI secolo Lutero promuove l’idea di un significato unico, che corrisponde all’intenzione dell’autore o all’intenzione del testo. Questa idea, apparentemente ragionevole, comporterà progressivamente un impoverimento della lettura della Bibbia che sarà ridotta a un significato letterale o materiale; ciò avrà come conseguenza una lettura fondamentalista, spesso in contraddizione con le scoperte scientifiche. Per esempio, nel XVIII secolo, il racconto dell’arca di Noè (Gen. 6-9) verrà interpretato in termini puramente materiali, miranti a provare che l’arca, con le dimensioni che la Bibbia le attribuisce, era abbastanza grande in altezza, in larghezza e in lunghezza per contenere tutte le specie animali quali il naturalista Buffon (1707-1788) le aveva catalogate. Tutta la portata simbolica del racconto si annacqua in questa argomentazione scientifica.

5. La libertà e l’uguaglianza umana in opposizione all’autorità gerarchica.

Nel XVIII secolo emerge l’idea della libertà di pensiero e d’opinione che l’uomo deve esercitare. I filosofi francesi come Voltaire, Rousseau, e Montesquieu, così come le logge massoniche, insorgono contro il potere assoluto dei capi di stato e contro il potere assoluto della Chiesa in materia di religione. Insorgono contro l’idea di una società di classi e di privilegiati e rivendicano la libertà in materia di pensiero e di stampa. Rousseau esalta l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. La religione cattolica appare come l’avversario di queste posizioni; per questo Voltaire dirà di essa: “Schiacciamo l’infame!”. Al tempo stesso, tuttavia, i gesuiti sviluppavano nelle loro missioni in Cina e in America Latina un’antropologia del dialogo tra le culture, mentre Voltaire disprezzava gli ebrei. L’umanesimo era quindi suddiviso tra i due campi. In Germania, il filosofo Kant (1724-1804), cristiano protestante, fa un passo in più in direzione della conciliazione tra umanesimo e religione; egli immagina un assoluto, quello dell’etica. L’approccio dell’amore è il solo assoluto che si imponga, ma non è un assoluto teoretico, è un assoluto pratico. Kant poneva così le basi del dialogo tra umanesimo e religione, tra amore ispirato dal Vangelo e amore vissuto per esigenza etica.

6. La democrazia e la scienza, in opposizione alla Chiesa e alla fede.

A partire dal 1789, le diverse alterità che ho descritto si coniugano nello Stato democratico e producono accese contrapposizioni alla Chiesa ed alla religione. Kant non viene ascoltato. È la Rivoluzione negli Stati Uniti (1783), in Francia (1789) e altrove, il Kulturkampf (1871) in Germania, il Risorgimento (1870) in Italia, la Desamortización in Spagna, la laicizzazione in Francia (1909), la Rivoluzione russa (1917), ecc. Relazioni competitive di forza si stabiliscono tra umanisti o laici e fedeli delle religioni per dirigere le coscienze, attraverso le scuole in particolare. Il comunismo vede nella Chiesa l’oppio del popolo. Questa virulenta opposizione andrà tuttavia attenuandosi progressivamente di fronte al problema della miseria operaia. Cristiani ed umanisti, liberali e socialisti, finiranno progressivamente per allearsi al fine di dar vita ad una giustizia sociale e ad uno stato sociale, attraverso gli strumenti del sindacalismo, delle cooperative, delle società di mutuo soccorso e della legislazione sociale. La tolleranza si impegna così sul piano pratico prima di impegnarsi sul piano teorico e sfocia nelle democrazie sociali.

In campo scientifico, persiste la contrapposizione tra religioni e scienze positive; queste ultime rivendicano per se stesse la totalità del senso delle cose e pensano che la scienza un giorno spiegherà tutto. Le scoperte sull’origine della terra e del cosmo, grazie alla geologia, sull’origine dell’uomo, grazie all’antropologia (Darwin), e sul funzionamento dell’essere umano, grazie alla psicologia (Freud), mirano al cuore delle posizioni religiose ancorate ad un’interpretazione letterale e materiale della Bibbia. Il lato positivo del divorzio tra scienza e fede è che questo elimina dalla fede il suo lato magico. Ma queste contrapposizioni finiscono per generare l’incredulità religiosa o suscitare l’indifferenza.

7. Il crollo dei totalitarismi scientifico e politico, la via del dialogo.

Nel XX secolo, si assiste a un’industrializzazione e a una globalizzazione dei sistemi: le radici umanistiche del socialismo deviano nei sistemi totalitari comunisti e nazisti. I nazionalismi vengono ideologizzati e scatenano le nazioni le une contro le altre nelle due guerre mondiali. Si giunge alla tragedia della Shoah. Dopo la seconda guerra mondiale, emerge una chiara volontà di dialogo al di là delle differenze e delle contrapposizioni. Si assiste alla nascita dell’ONU e dell’Unione Europea. Si fa sentire l’importanza di una spiritualità liberamente scelta. Le alterità che si opponevano alla visione religiosa delle cose si attenuano e si sfumano: l’alterità delle fonti letterarie fa posto ad una comprensione dei testi originari come fonte di nuova ispirazione; l’alterità dell’io in rapporto alla comunità è temperata dalla necessità di una solidarietà mondiale; l’alterità della sperimentazione in rapporto alla scuola è temperata dalla scoperta della finitezza delle scienze e della loro valenza ipotetica; l’alterità del significato unico è temperata dalla riscoperta della pluralità dei significati, che costringe ad intraprendere ovunque un lavoro di interpretazione; l’alterità della libertà e dell’uguaglianza in rapporto all’autorità gerarchica è temperata dalla ricerca di una unità dell’umanità e di punti di riferimento etici per la vita sociale.

Per la chiesa cattolica, il Concilio Vaticano II è l’elemento motore che permette di integrare l’umanesimo nel cristianesimo. Così la nozione di dialogo diviene fondamentale per il cristiano: dialogo con la società, dialogo con le altre religioni, dialogo tra le confessioni cristiane. Questo dialogo permette di purificare la religione dai miasmi di esclusivismo o di pretesa di un assoluto che si possa imporre. È anche per questo che il Concilio ha introdotto la nozione di gerarchia delle verità: non tutti gli aspetti della fede hanno lo stesso peso.

Questo dialogo è più che mai necessario nel mondo attuale: non basta beneficiare della libertà di pensiero; questa può generare una società depressa e securitaria. Bisogna essere in grado di rispondere alle sfide attuali dell’ingiustizia nel mondo, delle disuguaglianze sociali, del dominio dell’economia, del materialismo conseguente alla società dei consumi, e specialmente alle sfide della guerra e delle violenze cieche nel mondo, come vediamo anche troppo in questi ultimi tempi. Solo il dialogo tra le religioni e le altre concezioni di vita vi perverrà. L’umanesimo purifica la religione dalla sua tendenza assolutizzante e la religione dona all’umanesimo il dinamismo spirituale che può mancargli. È quanto propone il papa Francesco, con due Leitmotiv: l’integrazione dei poveri nella società e l’impegno per la pace e la riconciliazione, come base dell’annuncio del Vangelo.

 

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