Il Venerdì di Repubblica | 1 Juny 2012 |
Bhatti, il ministro che in Pakistan ha dato la vita per le minoranze |
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I killer lo aspettavano fuori casa della madre.
Lo uccisero in pieno giorno, nel cuore di Islamabad ad appena 42 anni: era solo e senza più scorta Shahbaz Bhatti ministro per le Minoranze, nonostante le minacce di morte degli integralisti islamici per il suo impegno in favore della libertà religiosa in Pakistan. A un anno esatto da quell`omicidio che fece indignare il mondo, esce la prima biografia (Shahbaz Bhatti. Vita e martirio di un cristiano in Pakistan, di Roberto Zuccolini e Roberto Pietrolucci, ed. Paoline, pp. 176, euro 14), ricca di documenti e di testimonianze inedite su questo uomo coraggioso, impegnato nel dialogo.
Bhatti era un cristiano innamorato del Pakistan, un cattolico che ha lottato, e spesso con successo, da ministro, anche per i diritti delle altre minoranze. Il suo impegno per la libertà religiosa inizia all`Università, nel 1992: intuisce che è importante coinvolgere nelle sue battaglie indù, sikh, zoroastriani, «Sono nato in una famiglia cattolica e ho pensato di rispondere all`amore di Gesù mettendomi al servizio dei poveri e dei perseguitati» spiega. Una voce scomoda, in un Paese in cui l`influenza degli integralisti islamici arriva fino alle più alte sfere militari «La sua è la storia di un cristiano» scrive Andrea Riccardi nella prefazione, «che non si è arreso di fronte a chi pensa che in Pakistan sia impossibile vivere insieme». Ciò che determina il suo isolamento è anche l`impegno contro la legge sulla blasfemia e la battaglia per la liberazione di Asia Bibi, visitata da Bhatti la prima volta nel 2010, all`indomani della condanna a morte. L`incontro è raccontato nel libro attraverso la testimonianza di Shahbaz. «Sono innocente - mi dice Asia Bibi - e sono stata condannata all`impiccagione». «S1, lo so ed è per questo che sono qui - le rispondo - riavrai la libertà, ne sono convinto. Della tua famiglia mi prenderò cura io».
Il giorno dell`agguato «Bhatti stava pregando come faceva ogni mattina» racconta nel libro Pietrolucci, della Comunità di Sant`Egidio, suo amico personale, l`ultimo a parlare con lui. Quindici minuti dopo, la mattina del 2 marzo 2011, Bhatti viene ucciso da un commando di sei persone. È un obiettivo troppo facile. Un gruppo Taliban del Punjab rivendica l`agguatto. Tutti sapevano che sarebbe successo. «Pregate per me» aveva detto poco prima, «sono un uomo che ha bruciato le proprie navi alle spalle: non posso e non voglio tornare indietro in questo impegno».
A Khushpur si svolgono funerali di popolo. Molti sono i musulmani che esprimono le proprie condoglianze. Il fratello Paul annuncia il perdono a nome di tutta la famiglia. «Così ci insegna la fede cristiana, così avrebbe fatto Shahbaz» dice. Ora è lui che continua l`impegno di Bhatti come consigliere speciale del premier per le Minoranze.
Alberto Mattone
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