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15 Aprile 2014

Cristiani uccisi e dimenticati: Padre Frans e i cristiani del Sud uccisi (nel silenzio) in prima linea

Dalla Siria all`India, vittime anonime di una guerra globale

 
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Il recente assassinio del gesuita Frans van der Lugt di 75 anni ripropone la situazione dei cristiani in Siria, ostaggio della violenza. Il gesuita non aveva abbandonato l`antico quartiere cristiano di Homs, restando l`ultimo europeo nella città martoriata. Questa è la caratteristica dei «missionari»: non scappare e restare tra la gente, disarmati nonostante i rischi. La notizia ha riacceso l`attenzione sui cristiani siriani.
Non bisogna dimenticare che qui sono ancora prigionieri degli islamisti (ma quali?) i vescovi di Aleppo, Mar Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi, il gesuita Paolo Dall`Oglio e due altri sacerdoti.
Il 22 aprile segna un anno dal rapimento dei vescovi e non si è trovata una strada per aiutarli, come invece è avvenuto fortunatamente per le monache ortodosse di Malula, un villaggio ormai spopolato di cristiani (erano gli ultimi a parlare aramaico, la lingua di Gesù). C`è poi la disperata situazione dei cristiani nelle zone controllate dai fondamentalisti. Molti fuggono. E un altro esodo di cristiani, che segue quello dall`Iraq dove la minoranza cristiana è passata da 1.500.000 nel 2003 agli attuali 300.000.
Il nostro secolo è duro per i cristiani. Il vaticanista americano John Allen parla di una «global war» contro di loro, definendo la religione cristiana come la più perseguitata nel mondo. Basterebbe evocare la violenza del terrorismo islamico di Boko Haram contro i cristiani nel Nord Nigeria, che ha insanguinato tante Domeniche nelle chiese della regione. A questo gruppo è attribuito il rapimento di due sacerdoti italiani e di una suora canadese nel Nord Camerun.
Nel 2013 nel mondo si contano tra i caduti per la fede venti sacerdoti e una religiosa, mentre tre preti sono morti in questi mesi del 2014. Ma i cristiani uccisi sono molti di più. Sí tratta soprattutto di cristiani anonimi, moltissimi laici. Si pensi alle violenze in India. Spesso intere comunità sono colpite. Talvolta i cristiani muoiono nel silenzio: in Vietnam, un cattolico neoconvertito e attivista dei diritti umani, Dinh Dang Dinh, si è spento in carcere qualche giorno fa per un cancro non curato.
Ci sono cristiani assassinati per la solidarietà vissuta in ambienti difficili.
In Italia, poco tempa fa a Sibari, è stato ucciso Lazzaro Longobardi, un prete attivo tra gli immigrati; in Russia un arciprete ortodosso di Pskov (un tempo imprigionato dai sovietici per calunnia contro il regime) è stato accoltellato da uno squilibrato che ospitava. Altre volte, a essere uccisi sono i cristiani che contestano la violenza delle mafie e il loro controllo sul territorio: per questo, in Messico, padre José Flores Preciado di 85 anni è stato assassinato in chiesa.
Qualcosa di simile avvenne a don Pino Puglisi a Palermo e a don Peppe Diana a Casal di Principe negli anni 1993 e `94.
La presenza di questi cristiani è testimonianza di un`umanità diversa (attrattiva) che turba l`egemonia mafiosa sul territorio e sui giovani.
La persecuzione non si riduce a casi dovuti alla forte esposizione di alcuni. Spesso si tratta di massacri di comunità o di gruppi. La World Evangelical Alliance e le Assemblee di Dio registrano, nel 2013-14, la morte violenta di oltre 150 pastori, più di 500 predicatori e 8000 fedeli. I calcoli dei caduti per anno sono incerti. Si va da un minimo di qualche centinaio a un massimo di 100.000. Viene da chiedersi perché questi assassini non facciano notizia.
Un motivo va ricercato nel fatto che una parte consistente dei cristiani vive nel Sud del mondo: sono poveri o abitanti di paesi marginali. L`opinione pubblica (anche cristiana) è concentrata sulle questioni del Nord e ha poco idea del grande e fragile cristianesimo del Sud.
In Occidente i cristiani sentono di doversi far perdonare dal loro potere (passato), ma in larga parte del mondo i cristiani sono tra i senza potere, quindi poco rilevanti.
Un altro motivo dell`indifferenza è la scarsa solidarietà dei cristiani verso i correligionari in difficoltà, nonostante l`opera egregia d`importanti organizzazioni. Non c`è un`opinione pubblica cristiana o cattolica molto sensibile a questi problemi.
L`ho pensato visitando, a Istanbul qualche mese fa, una scuola improvvisata da due coraggiosi (e anziani) salesiani per i bambini cristiani profughi dalla Siria e dal Libano con insegnanti anch`essi rifugiati. La povertà caratterizzava l`iniziativa per aiutare ragazzi in attesa di asilo altrove. Non si chiede all`Occidente di schierare i cannoni in difesa dei cristiani. Ma la loro costante uccisione (per nessun motivo se non la fede e la qualità della loro umanità) è un fenomeno sconcertante che chiede attenzione all`opinione pubblica e concreta solidarietà. Giovanni Paolo II, con coraggio, parlò di «nuovi martiri», ricordando come nel Novecento i cristiani avessero sofferto come nei primi secoli.
In questo XXI secolo, ormai inoltrato, non è cambiato molto.


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