Non c'è giustizia senza vita». Poche ma incisive le parole di Georges Kain, commissario di polizia e presidente del movimento "Connecticut Network to Abolish the Death Penalty". L'Alberghiero di Melfi, guidato dal dirigente scolastico Michele Masciale, ha ospitato il 2 dicembre del 2013 la manifestazione "Melfi: Città per la vita, Città contro la Pena di Morte". Il comune lucano ha aderito alla Risoluzione delle Nazioni Unite contro la pena capitale. Ad oggi sono 58 le nazioni che ricorrono a questa bruta punizione. Le persone rinchiuse nei bracci della morte sono oltre 23.000 e anche nelle prigioni di paesi ritenuti civili come U.S.A. e Giappone.
La diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione ha permesso al mondo di conoscere "l'ingiustizia della giustizia" e ha favorito il lavoro di organizzazioni che si battono per la vita come la Comunità di Sant'Egidio, associazione laica che veicola i valori della solidarietà e del dialogo. E' da oltre 20 anni che questa incredibile comunità diffonde la cultura della vita tra gli "uomini di buona volontà". Gli studenti dell'Alberghiero di Melfi si chiedono, parafrasando il Nobel Albert Camus, "chi siamo noi che giudichiamo per giudicare?". Perché l'uomo ha in sé il mostro della vendetta? Perché gli Stati si servono di omicidi legalizzati? Un popolo civile non può condannare a morte un uomo in nome della giustizia perché come sostiene Mr. Kean "no justice without life".