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23 Luglio 2015

Medio Oriente

Iran più vicino, meno tensioni per tutti

Dall'accordo sul nucleare più speranza anche per i cristiani

 
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C'è stato l'accordo sul nucleare iraniano. L'alto rappresentante dell'Unione europea, Federica Mogherini, lo ha definito: «Un segnale di speranza per il mondo intero». Non tutti concordano. Molti tacitano l'entusiasmo. Si sostiene che non ci si può fidare degli iraniani, che prima o poi arriveranno alla produzione della bomba atomica. Molto preoccupati sono gli israeliani, che parlano di resa. Anche i sauditi sono scontenti, perché vedono rientrare l'Iran nel gioco mediorientale. Certo si apre uno scenario inedito e la fiducia tra Iran e Stati Uniti (ma anche con gran parte della comunità internazionale) è tutta da costruire.
Si sblocca però una conflittualità che durava dal 1979, quando l'ayatollah Khomeini prese il potere a Teheran. Una tensione in meno. È anche il segnale che la comunità internazionale sa cooperare con qualche risultato. Il presidente Obama ha ringraziato Putin per la sua collaborazione all'accordo. Un segno favorevole, che si può riverberare positivamente anche sulla Siria o in Ucraina. Mostra come, sullo scenario internazionale, ci sia bisogno della Russia.
È vero: bisogna costruire la fiducia tra Iran e Occidente in tanti campi. C'è poi la drammatica situazione della lotta all'Isis in Iraq settentrionale e in buona parte della Siria. Qui Teheran è alleata di Assad e controlla gli Hezbollah libanesi che difendono il regime. Ma ormai in Siria non ci sono più né regime né rivoluzione, bensì un caos di violenza. In Iraq gli iraniani appoggiano le milizie sciite e l'esercito iracheno. Gli Stati Uniti sono consapevoli di non poter accettare la crescita dell'Isis ma non intendono arrivare a un intervento militare diretto.
L'accordo sul nucleare non significa un capovolgimento dei rapporti tra Usa e Iran. Ma è un disgelo.
Permetterà una nuova politica nella regione. Non si può più accettare che la Siria vada in pezzi e che metà della popolazione abbandoni le sue case. Questa guerra avrà conseguenze enormi su tutto il Medio Oriente. Lo si vede già in Libano. C'è l'enorme problema delle minoranze cristiane in fuga. Un clima di maggiore fiducia può portare a una collaborazione per pacificare Siria e Iraq. Nessuno si nasconde che Turchia, Arabia Saudita e Iran abbiano mire egemoniche. Va garantita la sicurezza d'Israele. Ma, insieme, vanno pure domate le fiamme che bruciano tanta parte del Medio Oriente.


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