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14 Settembre 2015

L'iniziativa di Sepe

Migranti, la solidarietà di Napoli non sarà di facciata

 
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L'appuntamento è previsto per stamattina nella Curia di Napoli. Riuniti dal cardinale Sepe, i vescovi delle diocesi della Campania, alla presenza del prefetto Gerarda Pantalone, si incontreranno per fare il punto della situazione sulle iniziative già prese e su quelle da assumere per accogliere i profughi destinati al territorio della Regione. La chiesa campana si mobilita e risponde con immediatezza all'appello di papa Francesco: «Ogni parrocchia ospiti una famiglia di migranti e di profughi, a cominciare da quelle presenti nel Vaticano» aveva detto Bergoglio all'Angelus il 6 settembre scorso.
Reduce da Tirana, dove ha partecipato all'incontro internazionale di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, e dove ha presieduto una tavola rotonda sulle tragedie dei profughi, il Cardinale ha potuto incontrare nella capitale albanese alcuni leader religiosi che vivono quotidianamente il dramma della guerra, come il Primate armeno di Damasco Armash Nalbandian. «Le immagini che ci mostrano i rifugiati che tentano di raggiungere l'Europa, con il loro carico di speranza e disperazione, talvolta fanno rabbrividire», aveva affermato Sepe in Albania.
Attualmente la Campania ospita oltre 5400 migranti, l'8% di quelli presenti sul territorio nazionale. Per fronteggiare i nuovi arrivi previsti il Viminale ha varato un piano che prevede il reperimento di altri 20mila posti distribuiti equamente nelle varie aree del Paese. Di questi, 3162 saranno accolti nella nostra Regione. Le 1827 parrocchie della Campania saranno in prima linea sul fronte dell'accoglienza, anche se le modalità degli interventi sono ancora tutte da definire. In questi giorni a largo Donnaregina stanno già arrivando numerose offerte di famiglie e singole persone disposte ad ospitare i profughi. Questo è un bel segno. Eppure solo qualche mese fa il clima di intolleranza e di paura alimentato da chi voleva speculare su questa immane tragedia sembrava essere dominante. Un modo di parlare e di fare propaganda che non ha aiutato l'opinione pubblica a comprendere il fenomeno e ad affrontare il problema. Ma la storia riserva tante sorprese.
La reazione di tanti tedeschi ed austriaci è stata davvero imprevedibile. Gli applausi alla stazione di Monaco, il corteo di auto che è andato a prendere i profughi bloccati in Ungheria, gli striscioni di benvenuto ai rifugiati esposti in molti stadi tedeschi (e come vorremmo vedere le stesse scene nelle curve dei nostri campi di calcio) hanno sbaragliato la prudenza e la diplomazia dei governanti più timorosi e dei burocrati più freddi presi da calcoli improbabili e dibatti asfittici. Il sussulto di generosità e l'indignazione dei cittadini europei sta generando una politica dell'accoglienza.
Certo l'immagine del piccolo Aylan riverso sulla spiaggia di Bodrum ha fatto il giro del mondo e ha contribuito in modo decisivo a scuotere ed interrogare la coscienza degli europei. Tuttavia oltre alla doverosa commozione, sembra che l'opinione pubblica stia prendendo atto dell'impossibilità di fermare l'esodo di chi fugge dalla guerra. Quando in Siria, in un conflitto la cui durata ha superato quello della prima guerra mondiale, ci sono stati 220mila morti, 4 milioni di persone hanno lasciato il paese, e più di 7 milioni sono sfollate all'interno del Paese, ci si rende conto che solo la pace potrà fermare la fuga di questa gente.
Del resto viene sottovalutato il dato che gli arrivi degli ultimi anni sono costituiti soprattutto dai richiedenti asilo mentre sono diminuite le persone che vengono in Italia per motivi economici. Il prefetto Morcone, capo del Dipartimento immigrazione del ministero dell'Interno, intervenendo al meeting di Tirana ha ricordato che non si possono classificare i migranti secondo categorie. Non può essere la nazionalità o la religione a definire chi ha diritto di essere accolto. A determinare chi può essere pericoloso o chi ha sofferto di più. Ognuno ha una storia e una condotta personale.
Così come sono state scelte personali quelle dei due immigrati intervenuti coraggiosamente per sventare due rapine nell'hinterland napoletano, di cui tanto si sta parlando in questi giorni. Le migrazioni sono un fenomeno globale che dovremo affrontare per i prossimi anni. E tutti, istituzioni, chiesa, cittadini possono mettersi in gioco. Anche a Napoli e in Campania.


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