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17 Dicembre 2015

Sant'Egidio lancia il «corridoio umanitario» per profughi

Il presidente Impagliazzo: «Procedure semplificate e più rapide per i bisognosi: donne e bambini»

 
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ROMA «Siamo in Avvento, nell'anno del Giubileo della Misericordia, abbiamo lavorato in collaborazione con le chiese evangeliche italiane e la chiesa valdese per un progetto "ecumenico", un accordo di pace, che va in soccorso dei "vulnerabili". Come non essere contenti? Sì, provo grande soddisfazione».  Il presidente delle Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, annuncia, «senza enfasi ma con gioia», il primo «corridoio umanitario per i profughi». Una novità assoluta, per l'Italia e per l'Europa. Ci sono voluti mesi di preparazione, poi è arrivato l`ok delle autorità italiane. 

Da anni si parlava di corridoi umanitari, ma non se n'è mai fatto nulla, Cosa è cambiato? 
«I numeri impressionanti dei morti in mare, soprattutto delle migliaia di bambini annegati. Ma è solo un inizio, l`Europa resta una fortezza, c`è ancora tanta paura dell`invasione dello straniero. Il nostro progetto è il segnale che anche la società civile può dare risposte».

 Gli attentati terroristici non aiutano a spegnere le paure.  «Certamente. Ma bisogna fare uno sforzo in direzione della Misericordia. Questo progetto è riservato, come dicevo, ai "vulnerabili", donne, bambini, anziani, disabili».

 In che cosa consiste questo corridoio umanitario? «Abbiamo aperto in Libano e in Marocco, e tra sei mesi confidiamo di includere anche l'Etiopia, uffici dai quali i nostri associati ci segnaleranno casi particolari di persone che hanno bisogno di essere accolte, perché vivono situazioni di grave pericolo o bisogno».

Quanti ne individuerete e come li porterete in Italia? «Il progetto-pilota prevede un migliaio di rifugiati. Non è un numero altissimo ma l'importante è cominciare. Poi, se tutto procede come pensiamo, ne aiuteremo di più». 


E come coniugherete umanità e sicurezza? «Una volta individuati i casi, lasceremo fare tutti i controlli alle autorità italiane per l`identificazione, anche attraverso le impronte digitali. Quando i consolati daranno il via libera, queste donne, questi bambini partiranno». 

Chi paga i viaggi e come arriveranno i profughi in Italia? «Tutto a carico nostro, arriveranno con aerei di linea, navi. Li accoglieremo nelle nostre strutture, li faremo studiare nelle nostre scuole di lingua e cultura o seguire corsi professionali. Vogliamo essere un esempio per l`Europa. Se lo facessero altri Paesi, i numeri potrebbero essere più alti e le vite umane salvate molte di più».


Mariolina Lossa 


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