Le fotografie documentano che l’ “angelo della morte” di Auschwitz, il dottor Joseph Mengele, agitando il dito a destra o a sinistra decideva della vita o della morte dei deportati giunti al lager. Ci sono gesti, altrettanto minimali, che decidono invece della salvezza, a rischio di chi li compie: uno sguardo, un passaggio, una frase. Per il decennio che si è aperto, dopo quello iniziato nel segno, disgregativo, dell’attentato alle Torri Gemelle, con quel che ne è seguito, gesti, iniziative, appelli, conduzione in campo di progetti concreti tra il 2001 e il 2010, rappresentano vere e proprie premesse di ricostruzione in profondità e in ampiezza. ‘Segni di pace ad Auschwitz’, speciale di Mario Marazziti e Roberto Olla, che andrà in onda domenica sera su Rai 1, alle 23.30, raccoglie le voci che interpretano possibilità unitive per il futuro: un vescovo cattolico, il biblista Ambrogio Spreafico, il rabbino capo David Rosen, direttore dell’American Jewish Comittee, e lo studioso musulmano Hassan Hanafi dell’Università del Cairo, durante il pellegrinaggio che cristiani, ebrei e musulmani hanno compiuto con la Comunità di Sant’Egidio nel “non luogo”, nell’abisso di Auschwitz che segna il punto più basso della storia. “Si tratta di una narrazione in presa diretta – spiega Marazziti - che aiuta a vedere il campo di sterminio più famoso del mondo in una luce nuova: tra passato e presente. L’orrore nella sua scientificità, ma anche le ragioni di un orrore evitabile e da non ripetere. In un tempo, il nostro, attraversato dall’uso del terrore contro molti credenti e contro le identità diverse dalla propria, queste voci aiutano a vedere, capire, riflettere, rispondere alla tentazione delle semplificazioni, anche per dare anima all’Europa che c’è e che sembra rinunciare a fare la storia”.
MICHELE BRANCALE
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