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12 Giugno 2011

Vaticano - Nella delegazione anche una zingara sopravvissuta ad Auschwitz

Il Papa incontra i rom. «Mai più discriminazioni»

Oltre duemila con costumi e danze per la prima udienza

 
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CITTÀ DEL VATICANO — «Heilige Vater...», la signora Ceija Stojka ha la voce arrochita dall'emozione e si rivolge a Ratzinger in tedesco, «Santo Padre, sono nata in Austria e la mia famiglia contava più di duecento persone, solo sei di noi sono sopravvissuti alla guerra e allo sterminio», era una bambina quando i nazisti la deportarono a Birkenau e poi a Ravensbriick e a Bergen-Belsen, «sento gli strilli delle SS, l'odore dei corpi bruciati», e ora sta davanti al Papa, mormora «non vedo un futuro per i rom» e tra la commozione e le lacrime non riesce a ripetere la testimonianza che ha scritto per dire il suo incubo: «Ho paura che Auschwitz stia solo dormendo».

Bisognava vederlo, Benedetto XVI, ieri, mentre ascoltava Ceija Stojka e le prendeva il volto fra le mani per benedirla e scandiva davanti a duemila zingari arrivati da tutta Europa in Vaticano: «La coscienza europea non può dimenticare tanto dolore! Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo!». E' un invito realistico all'integrazione, che esorta le istituzioni perché «si adoperino per accompagnare adeguatamente questo cammino» e insieme dice ai pellegrini: «Ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui».

Il momento è storico: Paolo VI incontrò una comunità a Pomezia nel '65, Giovanni Paolo II vide singoli gruppi, ma è la prima volta che un Papa riceve in udienza privata una rappresentanza delle etnie europee, dai sinti ai rom. Molti sono cristiani, il pellegrinaggio a Roma è organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Fondazione Migrantes della Cei per il 75° anniversario del martirio del beato Zeffirino, ovvero Ceferino Giménez Malia, fucilato con un rosario fra le mani durante la guerra civile spagnola ed elevato agli altari nel '97, primo gitano nella storia.

In Sala Nervi il Papa non ha mai avuto un'accoglienza così: musica zigana tra violini e fisarmoniche, balli in costumi tradizionali. E gli applausi a scandire le sue parole: «L'Europa, che riduce le frontiere e considera ricchez za la diversità dei popoli e delle culture, vi offre nuove possibilità. Vi invito, cari amici, a scrivere insieme una nuova pagina di storia per il vostro popolo e per l'Europa!». Il Papa sa che «persistono problemi gravi e preoccupanti» di integrazione. Dice: «I vostri figli hanno diritto a una vita migliore» e «la ricerca di alloggi e lavoro dignitosi e di istruzione sono le basi su cui costruire quell'integrazione da cui trarrete beneficio voi e l'intera società». Sorride ai pellegrini con le parole di Paolo VI: «Voi siete nella Chiesa».

G. G. V.


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