Le armi non sono la soluzione: è questo il messaggio essenziale - secondo Abdulaziz Alkhayer del National Coordination Body- che da Roma deve arrivare a Damasco. Alkhayer, con altri sedici rappresentanti dei partiti dell`opposizione siriana, ha firmato l`«Appello di Roma per la Siria» favorito dalla Comunità di Sant`Egidio che ha riunito nella sede di Trastevere tutte le sigle che si oppongono al regime di Assad.
«Sappiamo - scrivono da Roma che la Siria, luogo di convivenza di religioni e di popoli diversi, corre oggi un rischio mortale che incrina l`unità del popolo, i suoi diritti e la sovranità dello Stato».
La nostra certezza - spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità - è che anche in tempo di guerra si può cercare una via di soluzione pacifica. Molte delle personalità che Sant`Egidio ha riunito a Roma, infatti, non esitano a definirsi pacifisti». Questa speranza di pace si legge nel sesto punto dell`Appello: «Non è troppo tardi per salvare il nostro Paese. Pur riconoscendo il diritto dei cittadini alla legittima difesa, ribadiamo che le armi non sono la soluzione. Occorre rifiutare la violenza e lo scivolamento verso la guerra civile perché mettono a rischio lo Stato, l`identità e la sovranità nazionale».
Da Roma si cerca dunque una via d`uscita politica dalla drammatica situazione in cui è piombata la Siria. Ai giornalisti, un altro oppositore che ha sopportato cinque anni di carcere, Faiez Sara del Democratic Forum, spiega che occorre fare una doppia pressione: sul regime e sulle potenze straniere
perché non incitino alla militarizzazione. L`appello si rivolge anche all`esercito, precisamente «ai nostri concittadini dell`Esercito Siriano Libero» e a tutti quelli che portano le armi, «a partecipare a un processo politico per giungere a una Siria pacifica, sicura e democratica».
Per indurre alla ragione Assad ecco l`appello alla comunità internazionale: «Chiediamo che abbia la forza e la capacità necessarie per trovare un consenso su una soluzione politica basata sull`imposizione del cessate il fuoco, il ritiro degli apparati militari, la liberazione dei detenuti e dei rapiti, il ritorno dei profughi, gli aiuti di emergenza alle vittime, un vero negoziato globale senza esclusioni che sarà completato da una vera riconciliazione nazionale basata sulla giustizia».
Per comunità internazionale si precisa che debba essere l`Onu l`unico soggetto responsabile del coordinamento degli aiuti umanitari per sostenere i siriani in difficoltà sia in patria che all`estero. Infine, un ultimo appello a tutti i siriani e ai giovani in particolare: «Il nostro futuro lo costruiremo insieme con le nostre mani», sulla base - poi si dice - di un patto nazionale comune. Sant`Egidio preannuncia altre
azioni per favorire il dialogo, unica via per la rappacificazione. Ci potrà essere presto un altro incontro, questa volta in Siria, in una città che i partiti dell`opposizione designeranno.