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La pace nel mondo: una sfida globale Oggi la pace è minacciata. Tutti siamo molto ansiosi. Parecchie guerre sono aperte. Basta pensare a quella infinita che dura da più di mezzo secolo in Terra Santa. Oggi si calcolano 23 situazioni di conflitto aperte dalla Colombia all’Iraq, al Pakistan al Kivu in Congo. Ci sono guerre dimenticate o poco considerate, perché avvengono in regioni non strategiche per la geopolitica attuale. Si tratta, in particolare, di guerre africane, che dividono i paesi, che tengono in ostaggio intere popolazioni. E poi su questo mondo, già segnato da molti conflitti, incombe la minaccia del terrorismo, con la sua violenza cieca, capace di colpire in maniera drammatica, come abbiamo visto l’11 settembre 2001. L’uso dell’arma atomica si sta diffondendo in modo esteso, assai più che con la guerra fredda. In tante parti del mondo non si registrano più guerriglie di tipo ideologico o politico, ma una violenza diffusa, criminale su scala di massa, che diviene un modo di vivere. Si è accettata tranquillamente la realtà di intere regioni di povertà, terre di disperazione dove non si riesce nemmeno a sognare un domani migliore. Penso alla Somalia, a altre regioni dell’Africa, un continente ai margini del processo economico di globalizzazione. Nelle terre della disperazione spesso gli Stati si disgregano. Con la mancanza di uno Stato manca un minimo di ordine e di sicurezza. La mancanza dello Stato è una povertà in più per i poveri che vivono fuori da ogni ordine. E’ quello che avviene in alcuni paesi africani. In queste terre la rassegnazione si intreccia con una rabbia profonda, terreno di coltura di nuove violenze. Del resto ci sono parti del mondo dove un settore della popolazione, di cui fanno parte anche i giovani o i giovanissimi, vive di violenza. La vicenda dei bambini o degli adolescenti soldato viene ad illustrare questa condizione. La cultura della paura La fede e la paura
La resistenza alla violenza, alla guerra, all’odio, si radica nel profondo dell’identità del cristiano: nell’imitazione del Signore pacifico, mite e umile di cuore. Per questo i discepoli sono operatori e comunicatori di pace. La pace, a partire da loro, si irradia, attraverso le fessure della nostra umanità. La pace vince le nostre resistenze personali e le nostre opacità. .... . E custodia della pace vuol dire anche un rapporto diverso con il creato. Lo ha scritto Benedetto XVI il 1 gennaio di quest’anno nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace: “Non meno preoccupanti sono le minacce originate dalla noncuranza – se non addirittura dall’abuso – nei confronti della terra e dei beni naturali che Dio ha elargito. Per tale motivo è indispensabile che l’umanità rinnovi e rafforzi «quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino»”. ..... La pace non è riservata ai politici. E’ una cosa troppo seria, la pace, per essere riservata solo ai politici o ai diplomatici. La pace è nostra: ci riguarda ed è nostra missione. .. L’ambizione di una comunità cristiana –un’ambizione cristiana– deve essere servire la pace in ogni luogo del mondo, fosse il più piccolo e il più dimenticato, fosse un solo uomo o una sola donna, le cui vite non valgono molto. |
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