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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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13 Settembre 2011 18:35 | Marienplatz

Cerimonia finale - Andrea Riccardi


Andrea Riccardi


Storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio

Illustri Leader religiosi,
siamo più forti e più pieni di speranza dopo questi giorni assieme. Non siamo così perché abbiamo trascurato i problemi dei nostri paesi e del mondo. Ne abbiamo discusso come una famiglia, sentendo che nessun popolo è solo. E’ stato un grande dono, grazie allo Spirito di Assisi, che aiuta ad esprimere l’anima di pace in ogni tradizione religiosa, che non annulla le differenze, ma insegna a sentirsi gli uni responsabili con gli altri. Diversi, ma non estranei o nemici. Tutti parenti, tutti differenti!
Lungo i dieci anni trascorsi non abbiamo dimenticato il cammino di Assisi, anche quando sembrava ingenuo o inutile, rischioso o fuori dal tempo. Quando sembrava a molti una pericolosa utopia. Unico nostro onore è stato aver capito quale grande dono è la visione che scaturisce dall’intuizione profetica di Assisi. E essere restati fedeli ad essa, anno dopo anno.  
Siamo più forti e pieni di speranza dopo aver vissuto questi giorni a Monaco di Baviera, perché abbiamo posto la preghiera nel cuore delle nostre giornate. Abbiamo pregato gli uni vicino agli altri. Mai più gli uni contro gli altri, come ha insegnato il grande Giovanni Paolo II. Veniamo proprio ora da momenti profondi di preghiera.
Siamo scesi in profondità nelle nostre religioni e questo ci insegna ad essere uomini di pace, come ci ha scritto il nostro amato Benedetto XVI nel suo messaggio di alto valore spirituale. Ed il Papa ha aggiunto: questo nostro incontro è un’occasione “in cui le religioni possono interrogare se stesse e chiedersi come diventare forze del convivere”. Sì, le religioni sono forze per vivere insieme, fondamenti di una civiltà del convivere. Le religioni vivono nel rispetto vicendevole, nella libertà e nell’amicizia. In questo modo sostengono la pace.
Siamo più forti e più pieni di speranza di prima, perché non abbiamo ceduto alla rassegnazione e al pessimismo. Nel 1938, la conferenza di Monaco segnò il cedimento dei governi europei alla forza arrogante del nazionalsocialismo. Abbiamo visto a Dachau un frutto di quella forza arrogante. Lì ci siamo recati pellegrini. Quella forza arrogante avrebbe voluto ridurre l’Europa a un lager. Ma anche lì, alla scuola del dolore nacque un ecumenismo tra credenti. Nel 2011, questo Incontro internazionale di Monaco è stato invece un grande evento di speranza e di forza dello spirito.
Monaco è divenuta la capitale dello spirito. Non si sono sentiti passi pesanti dei soldati sulle sue strade, ma i passi leggeri dei cercatori di Dio e dei pellegrini della pace. Monaco è stata felicemente capitale dello spirito, anche per il carattere aperto e accogliente della sua gente. Ringrazio tutti, autorità e cittadini, per la partecipazione e la simpatia. Ma soprattutto voglio dire grazie al Card. Marx, ospite intelligente e uomo di spirito e di pace. Eminenza, in questi giorni, a Monaco, non abbiamo solo organizzato un ottimo convegno, ma abbiamo realizzato un evento dello spirito che segna noi tutti e si comunicherà come una forza di speranza e come un sogno di pace. Partiamo da Monaco più forti nella speranza verso il prossimo decennio. Da Monaco si leva una invocazione di pace, nella convinzione che Dio ci ascolta. Da Monaco si leva un inno alla vita, che canta la gioia della pace e dell’essere insieme.
Sono stati giorni benedetti, che ci rendono forti. Questa forza spegnerà il fuoco della guerra. Questa forza ci sosterrà quando dovremo portare la pace dove c’è l’odio, l’incomprensione, l’indifferenza. Non accontentiamoci di stare in un angolo riparato e tranquillo senza speranza per il mondo intero. Non diamoci riposo finché non ci  sia pace vicino a noi e in tutto il mondo. In un mondo globalizzato, non ci si può limitare alla globalizzazione economica, ma bisogna avere un cuore largo e uno sguardo universale. L’uomo e la donna di pace sono fratelli e sorelle universali.
Siamo pieni di speranza, tanto da dire con forza: che il prossimo decennio sia davvero nuovo! La novità è la pace. La pace in un mondo più giusto verso i poveri, dove i ricchi imparino la sobrietà e la partecipazione vera alla lotta contro la povertà. La pace è un sogno e una speranza, non un’utopia. E’ il sogno che matura nel cuore di una donna e di un uomo spirituali, che non si rassegnano al male, alla mancanza di libertà, di libertà religiosa, di libertà dalla miseria. La pace, in modo concreto, è la nostra visione del futuro. Perché la pace è una visione divina, essendo il nome stesso di Dio.

 



Messaggio
di Papa  Benedetto XVI


Incontro di dialogo tra le religioni, Monaco di Baviera 2011


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