Alcune riflessioni sulla malnutrizione di cui soffrono molti in Mozambico
e le notizie delle iniziative del Centro Nutrizionale di Matola.
Un paese senza proteine
Riflessioni sulla malnutrizione in Mozambico
Oggi Josè, il malato di tubercolosi che occupa il letto 6 di un reparto dell’Ospedale di Machava, è particolarmente contento. Infatti i medici gli hanno prescritto un uovo. Si, proprio così: a Machava, Centro di Riferimento Nazionale per la cura della tubercolosi, le uova si danno solo su prescrizione medica, quasi fossero un farmaco.
Invece non mangiavano un uovo da chissà quanto i numerosi bambini delle scuole della pace di Maputo, Matola, Benfica e Kurula. Così come il latte, il pesce, la carne, il formaggio. Non si tratta solo di situazioni di particolare povertà, ma di intere fasce di popolazione che non hanno accesso alcuno ad alimenti “pregiati”. E così quasi sempre il pasto è un piatto unico a base di manioca e patata dolce, miglio e riso o tante altre combinazioni in cui le proteine sono tutt’al più un condimento, al pari di una rara spezia. Tutto questo è tanto più preoccupante se si pensa che il sistema immunitario dei malati di HIV/AIDS presenti in gran numero in Mozambico, duramente provato dalla malattia, richiederebbe un incredibile surplus proteico, pari - secondo alcuni studiosi americani - a circa un grammo in più del normale per ogni chilo di peso (quasi il doppio del fabbisogno di una persona sana ). Questo aggrava di molto il quadro clinico e la progressione dalla sieropositività alla malattia.
Non bisogna neanche trascurare gli effetti sulla crescita e sulla suscettibilità a molte malattie, in primis la tubercolosi.
Ci sembra una osservazione importante perché identifica un aiuto semplice e immediato, di scarsa rilevanza economica ma di grande impatto, che possiamo portare subito in numerose situazioni.
Festa grande allora ieri al centro nutrizionale di Matola, per le uova che hanno accompagnato il pasto dei 120 bambini.
Leonardo Palombi |