Mario Marazziti, Comunità di Sant'Egidio.
"107 voti a favore della nuova Risoluzione per una Moratoria Universale delle esecuzioni, in vista di una piena abolizione. 38 voti contrari e 36 astensioni. Un grande successo che segna un trend non reversibile verso la fine della pena capitale nel mondo. La pena di morte diventa più piccola, come mostra non solo il voto in più a favore, ma soprattutto gli otto voti in meno contro.
E' stato un lavoro intenso, anche al Palazzo di Vetro. Ho visto crescere il numero dei co-sponsor, e diventare il testo della nuova Risoluzione "più universale". Con Amnesty International e la WCADP abbiamo lavorato a stretto contatto con il Gruppo di lavoro e in incontri bilaterali con paesi che ancora hanno la pena di morte nel loro ordinamento. La soddisfazione è quindi molto grande.
La Comunità di Sant'Egidio ha lavorato direttamente al cambiamento con i due paesi, la Mongolia e le Maldive, che sono passati dal fronte contrario al fronte abolizionista. Ed è un motivo particolare di soddisfazione per la scelta coraggiosa di importanti paesi, una controprova che il cambiamento si afferma anche in Asia e in paesi a tradizione musulmana. Una ultima missione in Mongolia, nel mese di novembre, con incontri con il Presidente e i partiti dell'opposizione, e con il presidente delle Maldive, dall'estate scorsa fanno parte di questo successo. Assieme a un percorso di accompagnamento legislativo e nel rapporto con le opinioni pubbliche e i ministri della giustizia, con Tanzania, Gabon, Togo, Guatemala e altri venti paesi africani, latino americani e asiatici, mostra come è possibile rendere pratica di giustizia la storica Risoluzione approvata nel 2007, che fissa l'abolizione della pena capitale come un nuovo standard del rispetto dei diritti umani nel mondo.
Nel frattempo stati come il New Mexico e il New Jersey, paesi cone il Gabon e l'Uzbekistan e il Burundi hanno messo la pena di morte nel passato. Si assiste a un consistente calo delle esecuzioni in Cina e a a un clima mutato dagli Stati Uniti all'India, ai minimi storici del numero di esecuzioni.
E' il frutto di una grande sinergia, istituzionale e a livello di organizzazioni della società civile. L'Europa ha giocato un grande ruolo, e al suo interno una prova generale di politica estera unitaria ha visto in misura uguale impegnati tutti i paesi membri, in prima fila la Missione Italiana all'ONU guidata dall'ambasciatore Ragaglini e i consiglieri Cacciaguerra e Zelioli. Un ruolo esercitato con discrezione e in collaborazione con la "task force" internazionale formata da dieci paesi, dall' 'Argentina alla Nuova Zelanda al Burundi a Timor Est, a riprova di una mutata sensibilità del mondo. Il lavoro di organizzazioni internazionali raccolte nella World Coalition gainst the Death Penalty ha fatto il resto.
E' un processo che continua, e che vede come sempre più necessaria, una giustizia capace sempre di rispettare la vita, che non abbassi mai lo stato e la società civile al livello di chi uccide.
E' un nuovo standard morale e di rispetto dei diritti umani che si afferma nella coscienza del mondo, lentamente, ma stabilmente.
C'è da augurarsi che questo possa scongiurare anche le condanne appena comminate, da Tarik Aziz ad Aasia Bibi, appena condannata in Pakistan per il reato di "blasfemia", e per le cui condanne sono in corso processi di appello." |