Sono più di cento i nomi letti nella Basilica dell'Annunziata, a Genova, gremita di gente per ricordare chi, vivendo per strada, ha trovato la morte a causa delle difficili condizioni di vita: associazioni, persone senza dimora, rom e sinti, amici della Comunità di Sant'Egidio, genovesi che hanno voluto manifestare con la loro presenza il rifiuto dell'indifferenza che circonda chi vive per strada e della violenza che ha colpito nelle scorse settimane quattro persone mentre dormivano, in un riparo di fortuna, in una delle vie del centro. Anche loro erano presenti, e nonostante alcuni media abbiano mostrato le immagini agghiaccianti dell'agguato notturno subito, da loro non sono venute parole di odio bensì di dolore e speranza.
Dolore e speranza sono i sentimenti che hanno accompagnato tutta la celebrazione. A partire dal ricordo di Modesta Valenti, morta a Roma il 31 gennaio 1983 senza essere soccorsa in quanto sporca, l'impegno della Comunità di Sant'Egidio per chi non ha casa ha coinvolto centinaia di città nel mondo. A Genova il primo nome letto è stato quello di Pietro Magliocco, morto nel 1993 a causa di una polmonite contratta nella dura vita in stazione. Da vari giorni malato di polmonite, moriva la notte stessa del suo ricovero in ospedale. Era l’11 febbraio 1993. Aveva 57 anni.
Tra gli ultimi nomi, invece, quello di Ivar Petersen, 61 anni, di origine norvegese, morto alcuni giorni fa in porto, in un magazzino abbandonato a Ponte Parodi.
“Noi oggi vogliamo pregare assieme il Signore – ha detto nell’omelia padre Jorge Lopez, della Comunità di Sant’Egidio - per questi nostri fratelli che sono morti per la durezza della vita di strada...Nel cielo, la loro vita, il loro nome non è dimenticato, il Signore li ricorda tutti, con un amore personale e particolare per ognuno e perché questi nomi non siano dimenticati dagli uomini, il Signore stesso pone il nome di Pietro e di questi fratelli sulla nostra bocca e nel nostro cuore. Quando li pronunciamo nella santa messa ogni nome diventa preghiera e sale come un canto verso Dio che ci lega tutti nella compassione”.
Al termine della liturgia, consolati e gioiosi per aver vissuto insieme ancora una volta l’amore del Signore, in tanti si sono ritrovati per il pranzo e un pomeriggio di festa insieme.
|
|
|